Capitolo 4

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Agatha's Pov.

Sono le 02:17, non riesco a dormire.
Sto ripensando alla serata appena trascorsa e al coraggio di Alan: ha gareggiato con una macchina preparata da me nonostante ciò che era successo l'ultima volta con Scott.

'Flashback.
"Ti prego Agatha, muoviti." È la quarta volta che me lo dice, non ne posso più, mi sta mettendo ansia. "Scott, ci sto provando, non è facile, la finirò in tempo, tranquillo." Non mi giro, ma lo sento sospirare. Continuo senza farci caso.
Sento dei passi dietro di me, poi una voce calda e rassicurante mi dice: "L'ultima volta ci hai fatto vincere, quindi ci fidiamo di te." Sorrido, solo lui mi sa calmare con delle parole così semplici. Lui si fida di me, non posso deluderlo.
-Qualche ora dopo.-
"Ehi bimba, smetti di piangere. Andrà tutto bene." Lo dice mentre mi accarezza i capelli e la schiena. Mi stacco da lui dopo altri minuti, non mi dice niente per il fatto che gli ho bagnato tutta la maglia, mi da un bacio sulla fronte, si siede e mi fa segno di sedermi sulle sue gambe. Non me lo faccio ripetere due volte.
Dopo un tempo infinito si avvicina un dottore, scatto in piedi mentre lui dice: "Siete suoi parenti?" E ora come facciamo? "Io sono suo fratello, come sta?" Mi giro nella direzione da cui proveniva la voce per poi vedere Evans, cosa avrà in mente? Lo scopriranno. "È instabile. Non sappiamo se supererà la notte. Mi dispiace."
Appena finisce di dirlo, cado con le ginocchia sul freddo pavimento di quel orribile ospedale. "È tutta colpa mia. Non dovevo ascoltarlo-mi scappa un altro singhiozzo-doveva fermarsi. È colpa mia... è tutta colpa mia..." Sento due braccia mentre mi stringono forte. Sussurro un altro "scusa" mentre mi lascio cullare da lui.
Fine flashback.'

Mi è scappata un'altra lacrima ribelle mentre pensavo. Ma io non piango mai, non devo.
Mentre penso ancora a Scott mi spunta un sorriso.

'Flashback
Sono passati due mesi da quando Scott è stato ricoverato con bruciature gravi. Due mesi da quella gara. Due mesi da quando il motore dell'auto, che avevo preparato io, è scoppiato. Sono passati due mesi da quando non so più niente di lui. Evans non vuole dirmi nulla.
Sto lavorando da mezza giornata a questo motore, ma non riesco a venirne fuori. Ad un certo punto sento due colpi di tosse. Non sono scema, qualcuno vuole attirare l'attenzione. Così mentre mi sto togliendo i guanti, due mani si appoggiano sui miei occhi. Poi sento un: "Chi sono?" La voce mi sembra famigliare ma non saprei, nel dubbio dico: "Se non sei Evans, presto verrai picchiato da lui, nel caso tu voglia farmi male." Sento la sua risata. Non ci credo. Mi giro di colpo per poi ritrovarmi davanti quei suoi occhi di ghiaccio. Gli salto addosso e lo abbraccio, tenendolo stretto a me.
A lui parte una risata e dice: "Se stringi ancora un po', dovrò tornare in ospedale. Non ne ho tanta voglia sai? Il cibo lì faceva schifo." Ride ancora ed io lo seguo, poi mi fermo e lo guardo seria, smette anche lui di ridere, ci guardiamo e io gli sussurro un "perdonami". Mi guarda con occhi tristi poi dice: "Non ti preoccupare piccolina. Sono tornato come nuovo. O quasi."
Lo guardo per un altro po', poi aggiungo: "Posso vedere?" Lui sospira e mi chiede se sono sicura, io annuisco e lui piano piano si gira. Resta immobile dandomi le spalle, così mi avvicino e gli alzo la maglietta. È indescrivibile. Orrenda, triste, segnata, fa impressione, mi fa stare male, è tutta colpa mia. Mi scappa uno, due, tre singhiozzi più silenziosi, ma poi scoppio a piangere. Lo abbraccio e gli chiedo scusa. Lui si gira e mi lascia un bacio tra i capelli sussurrandomi un "stai tranquilla, tutto passa".
Fine flashback'

Cosa farei senza di loro? Sono la mia famiglia.
Sto sentendo sonno, guardo l'ora e noto che sono già le 03:47.
Domani devo andare a scuola, sarebbe meglio che io vada a letto.
Prima però mando un messaggio ad Aaron: "Preparati domani ti stupirò."
Aaron lo conosco da quando eravamo piccoli, non siamo migliori amici o tutte quelle robette dolci, ma quando ho bisogno di un consiglio lui c'è sempre e viceversa. Ci capiamo bene. Lui mi conosce.. mentre ci penso, vengo travolta da dolore, ricordi taglienti e lacrime amare.
Mi alzo e vado a farmi una doccia. Mentre mi spoglio, vado davanti lo specchio e mi guardo. Cicatrici. Ovunque. Sempre presenti a farmi ricordare, a farmi morire, poco alla volta.
Entro in doccia e apro l'acqua fredda. Resto lì immobile. Aspetto che l'acqua lavi via la sensazione di sporco che mi sento addosso.
Esco, mi asciugo e mi metto a letto.
Ce la farò mai a dimenticare?
Ce la farò mai a lasciar andare?
Ce la farò mai ad amare anche io? No. Questo lo so. L'amore non esiste.
Il mio cuore è segnato, rotto, stropicciato, distrutto, però ora è protetto, chiuso, ma ormai nero.
Il mio cuore è nero.
Nessuno deve toccarlo. Non permetterò più a nessuno di distruggermi. Non permetterò mai più a nessuno di superare i miei confini, di entrare nella mia armatura e tanto meno di provare a buttare giù il muro che mi sono costruita con tanta fatica, tanti sacrifici e tante lacrime.
Ero una sopravvissuta, ora sono una guerriera, con il cuore nero pece.

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