Capitolo 13

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Emily's Pov.

Sono le cinque di pomeriggio, è maggio, ma l'aria d'estate si sente già in modo pesante.
Prendo una maglietta lunga, l'intimo e vado a farmi una doccia per rinfrescarmi e preparami mentalmente per la serata che mi aspetta.
Finita la doccia, esco e mi asciugo, mi metto l'intimo, poi indosso la maglietta.
Mentre mi asciugo i capelli il telefono comincia a squillare, lo prendo e rispondo senza guardare di chi fosse il numero.
Ogni dubbio mi viene tolto quando una voce calda e dolce mi chiede: "Pronta per stasera?" Vorrei dirle di no, ma poi farebbe di tutto per convincermi, e per farlo mi minacerebbe di dirlo a Farah, quindi meglio evitare i guai con quella matta, perciò dico: "Insomma - e per cambiare argomento, subito dopo aggiungo:- mi passi a prendere tu, vero?" Lei ride, probabilmente sa leggere nel pensiero, e poi mi risponde: "Certo! Le altre due si metteranno d'accordo con i ragazzi."
Parliamo e discutiamo sugli ultimi dettagli e poi metto giù.
Per togliermi un po' dell'agitazione che avevo in corpo è bastata la sua voce, una sua battuta e sentire la sua risata.
A volte però, mi sembra che il suo sorriso non sia del tutto sincero: dentro i suoi occhi si celano dolore, odio e rabbia. Un mix che potrebbe essere letale. Perché lei o si ama o si odia. Non c'è una via di mezzo, è quel tipo di persona che ti sputa in faccia la realtà, non fa giri di parole, inutili, solo per farti piaceri.
Perché ci sono le cose facili, poi ci sono le cose belle. Come lei. Hai perso in partenza se pensi di riuscire ad essere importante per lei senza dare nulla.
Poi dicono che non ha un cuore, ma non sanno che pezzi di cuore li ha persi per strada.
Non so niente sul suo passato, non ne parla mai, ma di certo tutte le cicatrici sul suo corpo non sono state il brutto finale di un gioco tra bambini.

Sono le 19, Agatha dovrebbe passarmi a prendere tra poco più di dieci minuti ed io non riesco a trovare il casco, eppure sono convinta che mio fratello l'ha lasciato qua. Non avrebbe avuto motivo di portarlo con lui a New York.
Apro l'ultima anta dell'armadio in camera sua e trovo il casco appoggiato in fondo, lo prendo, esco dalla camera e chiudo la porta dietro di me.
Passo in camera mia, prendo le chiavi di casa e le scarpe, poi vado in cucina e in soggiorno a controllare se ho spento le luci.
Mi fermo davanti la porta d'ingresso, mi metto le scarpe e mentre dò un'ultima sistemata al corto vestito di seta nero, sento il motore della moto che si sta fermando davanti casa mia.
Metto nella borsa le chiavi, prendo il casco in mano ed esco.
La moto è parcheggiata davanti al cancello.
Vedo Agatha che si sfila il casco. La guardo, ha una maglietta in pizzo nero che le lascia scoperta la pancia, si vede che non soffre il freddo a differenza mia che ho il vestito con le maniche lunghe. Indossa un paio di pantaloni neri e.. il braccio fasciato. Una fascia rosa pallido copre la gazza bianca che avvolge il suo avambraccio.
Mi avvicino a lei e chiedo: "Cos'hai combinato?"
Mi guarda sorridendo, poi, come se niente fosse, dice: "Problemi tecnici"
La guardo un po' preoccupata e, come se fossi sua mamma chiedo: "Hai male? -lei scuote la testa ed io continuo:- ma riesci a guidare?"
Scoppia in una risata che risuona fino al capo della via. Una risata contagiosa, una risata che però finisce con un sospiro, come se si sentisse in colpa.
Mi guarda poi dice: "Smettila di preoccuparti. Non l'ha fatto la donna che mi ha messa al mondo e me la sono cavata, ora non c'è bisogno che tu recuperi ciò che lei ha tralasciato."
Non vuole ferirmi con le parole, infatti subito dopo mi abbraccia sussurrando un leggero "scusami".
Si preoccupa per gli altri, ma nessuno si è mai preoccupato per lei.
Mi fa cenno di salire dietro di lei e senza commentare lo faccio.
Partiamo e mi sembra di volare. Con lei mi sento al sicuro, come non mi sono mai sentita in tutti quegli anni con mio fratello.

Dopo una ventina di minuti, svolta a destra e la strada davanti a noi è tutta illuminata da una insegna a luci rosse e blu.
Addiction.
Davanti al locale ci sono parcheggiate macchine, moto e pure furgoncini, alcuni dei quali con i fari accesi. Fa un po' paura.. giusto un po'.
Scendiamo dalla moto, ci togliamo i caschi e ci avviciniamo piano all'entrata.
Davanti la porta del locale ci sono quattro bouncer, tutti vestiti di nero, uno di questi si dirige verso di noi ed io faccio un passo indietro per poi nascondermi dietro ad Agatha.
Lei si gira verso di me, mi sorride, poi si avvicina al grande uomo e lo abbraccia.
Resto letteralmente con la bocca aperta.
I due parlano per un po' mentre io provo a riprendermi dallo shock di prima, ma niente da fare.
Finita la loro conversazione, il buttafuori ritorna al suo posto, mentre Agatha viene verso di me e mi fa segno di entrare.

A passo lento ed insicuro entro nella grande sala. Le narici mi vengono invase da un forte odore di alcool, fumo e sudore.
Mi fermo quando vedo diverse persone guardare nella nostra direzione, lascio uno sguardo veloce ad ognuna di essere, poi mi giro in cerca di qualche segno che mi faccia capire se c'è da preoccuparsi.
Il mio stato viene subito compreso da Agatha che mi sussurra all'orecchio di stare tranquilla, dopodiché mi indica un tavolo: riconosco subito Georgia ed i ragazzi.
Guardo di nuovo Agatha, lei mi fa cenno di sì con la testa, perciò mi avvicino al tavolo dei ragazzi, nel frattempo mi giro un'altra volta per guardare cosa fa lei e la vedo mentre si dirige verso il tavolo di altri ragazzi.
Sembrano molto più grandi di noi, sono pieni di tatuaggi, piercing ed hanno l'aria di pericolo.


Ciao a tutti, capitolo un po' più corto del solito.
Scusate per il ritardo, ma sono stata abbastanza occupata.
In questi capitoli sto mettendo le Pov di diversi personaggi per descrivere dal loro punto di vista la situazione tra i due protagonisti, oppure per  far scoprire qualche dettaglio in più sul loro passato, dopodiché resteranno, quasi, solamente i punti di vista di Ethan e Agatha.

Domani sera pubblico un altro capitolo.

Byebye💕

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