Capitolo VI

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Rimasta sola nell'immensa sala con Bren sbuffai rumorosamente e cercai di consolarmi gettandomi su un'invitante torta glassata al cioccolato, che richiamava la mia gola dall'inizio della cena.

Osservando il mio agguato al dolce, il ragazzo al mio fianco soffocò, con poca maestria, una risata.

Lo fulminai con lo sguardo, ero decisamente infastidita dal suo comportamento; o era un mocciosetto senza un minimo di coraggio, oppure la sua educazione era talmente radicata nella sua personalità da intaccare qualsiasi suo pensiero, condizionandolo.

Comunque non avrei digerito il suo comportamento in nessun caso e – data la giornata appena trascorsa – non avevo alcuna voglia di sforzarmi per far conversazione o risultare simpatica.

«So cosa stai pensando» disse il ragazzo in questione, interrompendo il flusso del mio sdegno, ed abbassando lo sguardo sulla crostata di lamponi che sostava ancora intatta nel suo piatto.

«Beh, sarà un pensiero in meno per me, allora» pronunciai atona.

«Dai non fare così, Lexie!» Mi rimbrottò Bren «Vorrei ricordarti che oggi abbiamo dovuto affrontare le stesse prove e nell'ultima io ho dovuto portarmi una ragazzina svenuta tra le braccia! Non fraintendermi, non sono assolutamente pentito di averla aiutata e non sto cercando riconoscenza da parte di nessuno, ma non puoi biasimarmi se non ho ritenuto opportuno mettermi contro il parere della preside due minuti dopo averla conosciuta...»

«Cosa? La Savia è la preside?» lo interruppi sconvolta

«Per quale strano ed arzigogolato motivo nessuno dei miei "carissimi" familiari si è degnato di dirmelo prima?!» sbraitai istericamente.

«Non sapevi che la Savia Amandine fosse la preside? La conoscono praticamente tutti nella comunità magica! È una strega antichissima, molto unita alla dinastia del primo cameo, si dice che la regnante non prenda nessuna decisione politica senza averla prima consultata, infatti è sempre a palazzo; da piccolo la intravedevo spesso, quando mia madre veniva convocata a palazzo, nascosto dietro la sua gonna, mi impauriva la sua aura magica! Si vocifera anche che possa fare delle previsioni, è per questo che viene chiamata così» mi informò incredulo Bren, scrutando il mio sguardo allibito e furioso.


La Savia era un'amica della mia famiglia, incredibile, nessuno mi aveva detto nulla, nessuno!

Neanche mio padre si era degnato di avvertirmi, magari con un: "Guarda che la preside della Maximea è una strega molto potente, amica di zia Cara"

La Savia, quella donna bellissima e misteriosa, chissà perché si erano premurati di tenermi nascosti una cosa simile...

Fluttuavo tra i miei pensieri quando la voce del lupo bianco che ripeteva apprensivo il mio nome mi giunse alle orecchie,

«La Savia è amica della mia famiglia...» mi lasciai sfuggire, quasi fosse una domanda.

Bren mi guardò confuso, «Cosa c'entra adesso?» chiese azzannando la sua crostata.

«Cosa c'entra? Cosa c'entra?» Urlai impettita senza ritegno, facendo spaventare Len, che andò a nascondersi tra le gambe del suo appartenente.
«Devono smetterla di nascondermi le cose! Come sarebbe a dire che tutta la comunità magica la conosce ed io no? Appena avrò modo di contattarli mi sentiranno! Non risparmierò più neanche papà! Ti rendi conto, Esme? Per dieci anni mi hanno costretta a frequentare le scuole dei normali, facendomi preparare su argomenti noiosissimi: la politica, il linguaggio, l'atteggiamento! E ora? L'unica volta in cui mi sarebbero davvero servite delle informazioni, cosa fanno? Non me le danno, ovvio! Mi sentiranno Esme! Eccome se lo faranno, che i Divini li assistano!»

Saltai su dalla panca e cominciai a girare nervosamente in tondo.

Esme, infuriata quanto me, mi seguiva nel mio girotondo delle colpe, artigli in fuori e pelo ritto.

«Lexie, senti... prova a calmarti e spiegami di cosa stai parlando, prima di domani non potrai fare nulla, è inutile scaldarsi adesso» cercò di placarmi Bren comprensivo.

«Cosa c'è da spiegare Bren? Mi hai appena detto che mia zia è molto "intima" – mimai le virgolette – con la nostra preside, e lei non si è presa neanche il disturbo di presentarmela, o almeno di informami della sua esistenza!» Sbottai.

«La regnante Cara Emerald è tua zia?» Mi interruppe Bren allibito.

«Sei perspicace Bren! È da mezz'ora che lo urlo a profusione!» proruppi sarcastica.

"Respira Lexie, respira!" Continuavo a ripetermi mentalmente, "Non essere acida con lui, non c'entra niente" aggiunsi in seguito scorgendo l'espressione ferita del ragazzo.

«Mi dispiace... scusami Bren, davvero. Sono furiosa con la mia famiglia... Forse è meglio che mi metta a cercare un letto, così smetto di urlarti contro» sussurrai dandogli le spalle.

«Aspetta – disse Bren bloccando la mia ritirata afferrandomi per un braccio – Non pensare di scappare via così, bellezza!» Ammiccò ridente «Posso capire il tuo stato d'animo, ma ti perdono solo se ora mi racconti tutto» Continuò facendomi un sornione occhiolino.

«Non pensare di infinocchiarmi, lupetto!» Annunciai iniziando a rilassarmi, sorridendo sotto i baffi


«Spara! Cosa vuoi sapere?» Gli chiesi incrociando le braccia.

«Spara? Perché mai dovrei spararti?» Mi interruppe con uno sguardo confuso.

Scoppiai a ridere senza riuscire a contenermi, «È un modo di dire dei normali, ma non hai mai guardato un po' di TV?» chiesi ancora scossa dalle risa.

«Una volta l'ho guardata, ero andato con i miei in vacanza ed abbiamo alloggiato in un hotel dei normali, anche se ho adorato i film visti alcune battute non le ho capite. E poi tu come fai a guardarla? La magia interferisce con le onde magnetiche, è impossibile che funzioni ad Arteria!»

«Non onde magnetiche Bren, onde elettromagnetiche! Beh, forse è meglio se iniziamo dal principio...» Dissi non riuscendo però a trattenere un sonoro sbadiglio.

«E va bene! Sei stanca, ho capito!» Annunciò Bren, «Andiamo a cercarci una camera, ma non pensare di riuscire a sviare il discorso, domani voglio sapere tutto, mi ha sempre incuriosito il mondo dei normali e poi... Ehi! Vuol dire che tu sei del primo cameo!?» esclamò Bren, sorpreso e ammirato.

Scoppiai nuovamente a ridere e spostai la canotta che indossavo lateralmente, scoprendo la clavicola e mettendo a nudo il mio cameo.

«Oh potenti Divini! Ecco perché non eri intimorita dalle minacce del mio gemello!» strillò il lupetto tutto agitato.

Sorrisi maliziosa, senza riuscire a trattenere un altro sbadiglio, che rianimò le risa del ragazzo.

«Dai, andiamo! Ho capito che sei stanca, ma potresti smetterla di sbadigliarmi in faccia, non è per nulla regale!» esclamò Bren fingendosi scandalizzato.

Ridendo seguii Bren fuori dalla sala da pranzo, mentre il tavolo e le panche venivano riassorbiti nel pavimento.
Appena varcammo l'arco che separava la sala da pranzo dal corridoio ci vennero incontro le due streghe paffute che avevano portato Lemon da Miss Coleen.

I loro lemuri erano ancora iperattivi, correvano ininterrottamente tra Esme e Len, che ben presto si stancarono di vederseli girare intorno e cercarono, con scarsi risultati, di catturarli con le zampe per tenerli fermi.

«Rieccovi ragazzi, speriamo che la cena sia stata di vostro gradimento!» Esclamarono allegramente in coro.

Io e Bren ci limitammo ad annuire.

«Non avevamo dubbi, la Maximeanima Academy non delude mai!» Proseguirono evidenziando le fossette con dei sorrisi.

Erano buffe, vestite in maniera complementare, una di un arancio pastello e l'atra di un bluette vittoriano, con delle mantelline dai larghi cappelli, com'è consuetudine per le streghe.
Portavano un caschetto castano chiaro incorniciato da una frangia color prugna.

«Ah, che sbadate! Non ci siamo neanche presentate!» Affermarono porgendoci una mano.
«Lady Pungle» Iniziò quella di arancio vestita, porgendo a turno la mano prima a me e poi a Bren, «Lady Ginze» Finì l'altra, ripetendo i gesti della sua gemella.

«Piacere di conoscervi, noi siamo le guardiane della Maximea, per qualsiasi richiesta, di qualunque tipo, non esitate a interpellarci!» Conclusero gaie in coro.

A turno io e Bren ci presentammo, tra uno sbadiglio e l'altro.


«Ragazzi, credo sia arrivato il momento di riposare. Sarete inoltre felici di sapere che la vostra amica si è ripresa, potrete farle visita domattina» aggiunsero scortandoci sulle scalinate di destra.

Lemon! Che imbecille ero stata, concentrata sui miei problemi non avevo più pensato alla povera ragazza. In colpa, mi ripromisi di andare a trovarla l'indomani prima di colazione.

«Grazie mille, lady Pungle e lady Ginze» Le ringraziai riconoscente.
«Di nulla cara» risposero sempre in coro, continuando a camminare allegre.

Arrivati al primo piano Bren imboccò il corridoio di destra con lady Ginze, dov'erano locati i dormitori maschili del primo anno, io invece seguii lady Pungle nel corridoio dei dormitori femminili a sinistra.

Tutto il piano era formato da un'infinità di archi consecutivi, alcuni ritraevano scene di guerra, altri mercati cittadini di epoche passate ed altri ancora branchi di animali nei loro habitat naturali, ogni intarsio era preciso e pulito.
Le pareti erano tappezzate di lanterne, che avevano attorno alla fiamma un incantesimo scudo, mi spiegò lady Pungle, per proteggere da eventuali ustioni le Ierofanie alate.

Io, affascinata e sempre più assonnata, seguivo lady Pungle con una coltre di domande inespresse che vorticavano veloci nella mia testa, sperando di poter porgliele in futuro.

Ci fermammo davanti alla prima porta sulla destra e, prima di lasciarmi entrare, lady Pungle mi spiegò che tutte le altre stanza del piano, tranne quella di Bren, erano vuote, dato che nessun altro del primo anno era ancora arrivato.


La ringraziai nuovamente e con un sorriso tirato, mi congedai ed aprii la porta della camera, pronta a passare la mia prima notte alla Maximeanima Academy.

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