Il cuore iniziò una corsa inarrestabile, sospinto dalla forza della paura. Rimasi congelata a guardare le malevole nubi avvicinarsi fatali.Ormai anche il dolore delle recenti scottature si rimestava alla confusione del tumulto di sentimenti di terrore. Cercai di muovermi, provai a richiamare Esme al mio fianco, tentai una fuga... ma tutto ciò avvenne solo nella mia mente.
Paralizzata di fronte al pericolo inarrestabile, non riuscii a fare altro.
Un dolore straziante mi colpii il fianco, urlai, ma qualsiasi reazione sarebbe stata fallace di fronte all'avvelenante squarcio che si espandeva corrosivo nel mio corpo.
Provai a reggermi in piedi e finalmente mi riappropriai delle facoltà delle mie membra.
Mi guardai alle spalle, giusto in tempo per scansare un'altra letale sferzata. Esme, nel frattempo, era impegnata a tenere a bada una coppia di mostri, la seguii con lo sguardo di sottecchi, ma presto, inevitabilmente, saremmo state surclassate.
Dalle pareti continuavano a prendere forma impietose quelle lacerazioni di morte senza volto. Cercai di spiegare loro, inutilmente, che non volevamo prendere nulla, avevamo bisogno solo di trovare un'uscita... ma la corsa verso la fine appariva ormai inarrestabile.
Cercai un oggetto nella cameretta che mi aiutasse a difenderci, anche se le mani ridotte a prolungamenti anneriti e avvizziti non mi avrebbero consentito di stringere neppure un Branchio.
Un tonfo mi rapprese il cuore; Esme era stata scaraventata a terra. Urlai il suo nome, facendomi spazio carponi tra le nefaste catene striscianti.
«Esme!» Strillai sconvolta, quando vidi una lama pronta a trafiggerle il petto
«No!» Soffrii squarciando l'organo che mi pompava ossigeno «Lasciatela stare, vi prego! Prendete me, è solo colpa mia! Lei è innocente!» Continuai ad urlare spezzando ancor di più, futilmente, le mie corde vocali.
Qualcuno di quei mostri mi bloccò tiranno sul terreno, sentii il sospiro della morte perforarmi la pelle e i polsi mi furono incatenati dolorosamente, rendendomi inservibile.
La prima lama aveva straziato l'arto frontale della mia Ierofania, che tentò di sottrarsi al colpo mortale usando tutte le sue forze per riuscire a spostare la traiettoria, imprigionò i miei occhi ai suoi sofferenti, ma presto cancellò il dolore dall'iride felina per dedicarmi un'ultima occhiata colma di amore e gratitudine, arrendendosi all'inevitabile, cessò di lottare e mi trasmise mentalmente tutti i momenti felici che avevamo trascorso insieme, investendomi del suo immenso affetto.
Accoccolate di fronte ad un falò in spiaggia, mentre le raccontavo le leggende sulle stelle... un grosso gomitolo di lana elfica che le lanciavo nel giardino del Palazzo, il mio regalo per il suo compleanno... una passeggiata nella notte tra le lanterne sospese ad Arteria, il giorno della festa della merla... un gioco improvvisato sulla gelida neve dicembrina e, per ultimo, il momento del nostro incontro, quando con un musetto curioso, ancora cucciola, mi si avvicinò sulla distesa sabbiosa incrociando il suo sguardo al mio in una nuova, magica, coscienza...
«Noooo!» Urlai supplicandola con gli occhi di non arrendersi, «Esme!» Ripetei disperata richiamando il potere dell'unico incantesimo che mi era stato insegnato.
In quel frangente, molto più irrompente dell'episodio precedente, la magia risalì rapida nelle mie vene, incenerendo con la sua potenza minerale ogni danza armonica che il mio sangue stesse eseguendo con l'ossigeno, lasciandomi senza fiato nella sua corsa dai miei arti inferiori al cervello.
Sentii un'esplosione, ma non capii se fosse avvenuta solo dentro la mia testa, ebbi a malapena il tempo di sentire i polsi liberi che caddi in un profondo oblio tormentato dalla sofferenza dell'espressione della mia felina.
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Maximeanima Academy
FantasyLa Maximeanima Academy si ergeva, immensa e stregata, davanti agli occhi sgranati di Lexie; nasceva direttamente dalla terra, il più grande albero secolare che le sue vispe pupille avessero mai visto. [...] L'aspirante strega, tesa, sfiorò il cameo...