Capitolo 1

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Leggete la nota a fine capitolo.

La luce del sole entra appena dalla finestra della stanza da letto. Senza aprire gli occhi, mi giro e tasto l'altra  del letto che però, con mia grande sorpresa e delusione, è vuota. 

Un pezzo di carta è sul cuscino: "Mi hanno chiamato per un'emergenza. Ci vediamo dopo. Ti Amo, Dylan." 

Sbuffo e mi stiracchio portando le braccia in alto, sopra la testa, toccando la spalliera con le dita. Mi stropiccio gli occhi e, spostando la coperta, balzo dal letto a piedi scalzi. Mi dirigo verso la parte opposta della stanza e osservo la piccola Clarissa dormire beata. Ha la bocca socchiusa e le mani strette in due pugni. Decido di non svegliarla e di scendere al piano inferiore per fare colazione. Raggiungo la lunga scalinata e inizio a scendere mentre con la mano sinistra sfioro la ringhiera nera. Mi giro di scatto. Altri quattro gradini e mi guardo di nuovo le spalle. Sto per diventare pazza. È da un po' che ho come la sensazione di essere seguita e spiata, soprattutto quando non c'è Dylan.

Sto per avere un attacco di panico, me lo sento. Risalgo velocemente le scale stando attenta a non cadere e raggiungo la camera da letto. Corro verso la culla della bambina e la prendo in braccio bruscamente facendola piangere.

<Amore di mamma mi dispiace.> Le bacio la testolina e, dopo averle messo una giacca rosa, scendo al piano inferiore, preparando la colazione. A Dylan non ho detto niente, non voglio che si preoccupi per una mia stupida fissazione, credo che stia diventando schizofrenica e paranoica. Maledizione. Preparo il latte alla bambina e le passo il biberon dato che è in grado di berlo da sola, voglio che sia indipendente già da piccolissima.

Il cielo questa mattina è limpido e azzurro, non c'è nemmeno una nuvola in cielo e questo mi mette allegria. Credo che a giorni dovrò chiamare il giardiniere per tagliare l'erba, troppo lunga per i miei gusti. Lo segno sull'agenda e, con un cornetto tra le mani, mi avvicino alla finestra notando qualcosa di strano. Una strana ombra non mi convince, sbuca laterale all'albero e non ho idea di cosa sia. Sembra... Oh mio Dio. Sembra la sagoma di un uomo, o una donna, insomma l'ombra di un qualunque essere umano. 

Devo essere forte, per me e per la piccola. Ripeto a voce alta che è solo una mia fantasia, una mia illusione e che sto perdendo la lucidità. Sono una psicologa ma ora come ora sono convinta che una seduta mi farebbe più che bene.

Il cellulare squilla, mi spavento a morte e il cornetto cade sul pavimento. Leggo il nome sul display e rispondo.

<Amore buongiorno.> Dall'altro capo del telefono il silenzio. <Dylan mi senti?> I battiti accelerano. <Dylan maledizione cosa succede?> Alzo il tono di voce ma all'improvviso sento la sua voce. 

<Piccola stai tranquilla, non c'è campo, io ti sentivo benissimo.> Ridacchia senza sapere che io sono in preda alla paura che mi sta divorando lo stomaco. <Per l'ora di pranzo ti vengo a prendere a lavoro così mangiamo fuori, ok?> 
<Va benissimo, a dopo.>
<Ti amo piccola.>
<Ti amo anch'io.> Riattacco e lentamente punto lo sguardo sul prato. L'ombra magicamente è scomparsa nonostante il sole sia nella stessa posizione di prima. Assurdo.

Dopo aver lasciato la bambina all'asilo nido metto in moto e mi dirigo a lavoro. Guidare con i tacchi è un'impresa, non mi abituerò mai. Parcheggio l'auto nel grande piazzale e, mostrando il cartellino con i miei dati, entro nel carcere salutando una guardia. 

<Signora Collins.>
<Ciao Rob.> mi siedo difronte a lui e noto che ai polsi ha le manette, così chiedo all'agente di toglierle.

<Come va oggi?>
<Non male, ma mi sono rotto i coglioni di stare chiuso in questo buco.> Ha gli occhi puntati nei miei, occhi neri dai quali non trapela nessuna emozione.
<E lo sai anche tu> mi punta l'indice contro <che non ho bisogno di un fottuto psicologo.> Sbatte un pungno sul tavolo marrone e l'agente prontamente irrompe nella stanza. <È tutto ok.>

<Robert lo capisci che se non accetti di collaborare da qui non uscirai mai?> il mio tono di voce è calmo, ma cerco di essere il più persusastiva possibile.
<A casa ho un bambino di quattro anni che si chiede dove cazzo è finito suo padre! Una moglie sola. Io sono innocente, come ve lo devo dire?!> Robert è un ragazzo di 29 anni accusato di omicidio e rapina a mano armata a casa di una vecchietta.

<Ti ho sempre detto di non agitarti durante questi colloqui.> Mi sorride debolmente mentre asciuga una lacrima.
<Tu mi credi?>
<Sono una psicologa, non sono un RIS. Non ho visto la scena del crimine e non posso giudicare. Però se sei innocente devi dimostrarlo, forse così il bambino potrà riabbracciare il suo papà.>

Sono le 12:30 e sto aspettando Dylan davanti alla casa circondariale. Vedo la sua macchina e alzo la mano per farmi notare e prontamente accosta.
<Ciao.>
<Ciao piccola.> Mi lascia un bacio sulle labbra ma io non intendo staccarmi, lui ricambia subito approfondendo con la lingua.
<Non pensavo di esserti mancato così tanto.> sorride accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.
Indossa una camicia bianca e un abito nero, i soliti Reyban sui capelli e un sorriso smagliante. <Andiamo a mangiare?>
Annuisco <Sono affamata!> Mi tocco lo stomaco e chiudo gli occhi.
<Non è una novità.> Ridacchia e mi pizzica la coscia scoperta.
<Ehi! Mi fai male.> massaggio la parte interessata e gli tiro un pugno sul braccio.
<Ehi! Mi fai male.> imita la mia voce e con uno scatto veloce mi porta vicino a sé, stringendomi forte.
<Riesci a guidare così?>
<Certo.>

Arrivati al ristorante prendiamo posto fuori, sulla veranda dove non c'è quasi nessuno. Ordiniamo un'insalata di polpo spaghetti alla genovese e un dessert al cioccolato.

<Aly perché eri così preoccupata stamattina al telefono?> Si porta alla bocca un pezzo di polpo e mi guarda attentamente in attesa di una mia risposta.
<Non so, non ti sentivo e sai che sono ansiosa.> In parte è la verità, ma non ho intenzione di raccontarla tutta, almeno non ora.
<Sicura che sia tutto ok?> Piega la testa di lato e prende la mia mano nella sua, sospiro e non l'avessi mai fatto.
<Alyssa ora o mi dici cosa succede o mi incazzo come una bestia.> Alza il tono della voce e un cameriere si gira per vedere cosa stia succedendo, gli sorrido e per fortuna sparisce.
<Va bene, ma te lo racconto a casa.>
Mi lancia un'occhiata di fuoco e acconsente.

Weei ☺ tutto bene raga?
Cosa ve ne sembra questo capitolo? Ora sono un po' noiosetti, ma siamo solo all'inizio! Vi garantisco che tra un po' diventeranno molto più interessanti.
Commentate e lasciate tante 🌟🌟🌟
Ovviamente fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima 💋

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