Capitolo 8

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Afferro la tisana allo zenzero e limone gentilmente offerta da Caterina e mi metto comoda sul suo letto, posizionando un cuscino dietro la testa.
Caterina è nell'ingresso da cinque minuti.
Chissà cosa sta facendo. Vorrei scoprirlo ma il sonno che ho perso alzandomi presto stamattina me lo impedisce.
"Lasciami stare" e "Non cercarmi" sono le uniche parole ,che essendo pronunciate ad alta voce, riesco a percepire.
Mi preoccupo leggermente, ma so che Cate mi avrebbe chiamata per qualsiasi cosa.
La porta viene sbattuta violentemente e aggrottando la fronte accolgo Caterina che è finalmente tornata nella stanza.
«Allora, chi era?» le domando notando in lei un'espressione preoccupata
«Oh, no niente tranquilla» dice titubante
In questo periodo Cate è cambiata. Non ci siamo mai nascoste nulla, ma ora percepisco che mi sta mentendo.
Odio quando le persone mentono, ma so che se lei lo fa c'è un motivo.
Prima con la storia di Nash e ora con le misteriose visite alla porta. Non conosco Nash, ma se le sta facendo qualcosa giuro che lo prendo a pugni fino a farlo morire.
Ustionandomi trecentocinquantamila volte, riesco finalmente a finire la mia tisana e vado via da casa di Cate mangiando un biscotto burroso.

Estraggo un'altro biscotto dalla scatola di biscotti gentilmente fregata dagli scaffali della cucina di Cate e lo addento in modo per niente delicato buttandolo tutto per terra. L'intelligenza.
Apro distrattamente la porta. I miei pensieri sono tutti verso Shawn. Non proprio verso di lui. Cioè, devo chiamare Shawn in modo che lui mi dia il numero di Nash. Devo parlargli di Caterina senza che lei lo venga a sapere. Voglio scoprire cosa sta succedendo a Cate e sento che Nash sa qualcosa che io non so.
E se Shawn non mi volesse rispondere?
Aspetta perché non dovrebbe rispondermi?  Io non dovrei rispondergli. Cazzo mi ha lasciato sulla soglia della porta.

Apro Spotify e metto della musica a caso dal telefono, mi butto sul letto togliendomi le scarpe e ,come sempre, guardo il soffitto pensando alla vita di merda. Anzi no, non penso a niente, conto soltanto le pecore che scappano dal recinto della mia testa.
Ceno,da sola perché Karen non c'è, con un hamburger di quelli enormi e afferro il telefono intenta a chiamarlo.
Scorro la rubrica fino a quando non leggo il suo nome.
Mi blocco un secondo pensando a cosa dire.
Ho un'idea maligna. Ora mi vendico, vediamo se Shawn è geloso dei suoi amici. Perché siamo quello alla fine. Amici.
Il telefono  squilla due volte fino a quando non sento la sua voce.
«Camilla?» chiede
«Shawn»
«Devo parlarti» dice autoritario
«Mi avresti potuto chiamare» sputo acida
«Non mi avresti risposto»
«Che ne sai» gli dico consapevole di essere nel torto
«Mh mh»
Va bene, non gli avrei risposto, ma lui non deve saperlo.
«Mh mh» lo imito io
«Dove sei?» domanda in tono duro
«Ah non lo so, volo!» dove potrei mai essere alle otto di sera dopo il primo giorno di scuola?
«Dimmi dove cazzo sei» grida
«A casa coglione»
«Non chiamarmi coglione»
«Non chiamarmi coglione» gli faccio il verso
Chiude la chiamata.
Ma vaffanculo. Non ho potuto neanche chiedergli il numero di Nash.
Tutta incazzata salgo le scale fino alla mia stanza.
Indosso il mio pigiama costituito da un pantaloncino nero, un crop top nero e delle calze antiscivolo oscene e vado verso lo scaffale dei dolci per prendere la Nutella. Vieni a me dispensatrice di grasso.
Mi stendo sul divano e accendo il televisore. Guardo una commedia italiana e imposto la lingua originale.
Che bellezza. Massimo Boldi e Christian De Sica mi faranno compagnia questa sera.
Suona il campanello.
Karen è a lavoro e non ho la minima idea su chi possa essere.
Mi alzo con una lentezza degna di una tartaruga e mi avvicino alla porta. Mi sistemo per un secondo davanti allo specchio per non apparire un mostro agli occhi della persona dietro la porta.
«Hellooooo» dico spalancandola.
Quando incontro i suoi occhi che mi fissano mi blocco un secondo immergendomi in quelle iridi castane.
Lo fisso dalla testa ai piedi, tutto questo  in pochissimo tempo, altrimenti sarebbe sembrato strano. Tipo io che lo fisso per tre anni senza parlare.
«Ah sei tu. Che vuoi?» gli domando alzando gli occhi al cielo.
Mi spinge in casa e chiude la porta alle sue spalle.
«Chi ti ha detto di entrare?»
«Io faccio quello che voglio» non sembra il ragazzo che rideva di me per le strade di New York, è una versione di lui più incazzata, forse quella che non mostra subito alle persone.
«Non con me» gli dico io
«Anche con te»
«Anche con quella che hai lasciato fuori casa addormentata»
Alla mia risposta si blocca, e mi fissa dispiaciuto
«Senti, scusami»
«Lascia stare»
«No» si avvicina a me
«Lascia stare cazzo» urlo io a due centimetri da lui
Mi porta ,dolcemente, una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Scusa» dice in un sussurro fissandomi le labbra
«Ancora?» blocco il momento io
Ride.
Okay è passato da arrabbiato, a dolce a felice. Ma cosa cazzo ha questo ragazzo?!
Voglio vedere i suoi sbalzi d'umore fin dove arrivano. Voglio stuzzicarlo.
Gli prendo la mano e la tolgo dal mio viso.
«Senti, tu sei amico di Nash giusto?» gli chiedo dolcemente
«Si» risponde lui dolce
«Allora potresti darmi il suo numero?».
Alla mia domanda contrae la mascella e chiude le mani in due pugni.
«Perché lo vorresti?» mi domanda allontanandosi da me
«Sai, Nash è un bel ragazzo e vorrei conoscerlo meglio, ecco» mento spudoratamente a Shawn che ha cambiato completamente espressione.
«Fanculo» dice spingendomi sul divano.
Sbatte la sua mano sul tavolo come per scaricare la rabbia incutendomi leggermente paura.
«Okay okay, tranquillo. Mi serve per un altro motivo - lo rassicuro alzando le braccia- devo chiedergli di Caterina» subito si rilassa e si siede accanto a me sul divano tirandomi dalla mano.
Al contatto con lui avverto dei brividi percorrermi la schiena, ma non ci faccio troppo caso.
«Ti porto da Nash» dice interrompendo i miei pensieri.
Mi tira fino alla porta ma lo blocco velocemente.
«Aspetta coglione! - mi diverte chiamarlo così - sono in pigiama!» gli faccio notare dato che non so dove stiamo andando
«Tranquilla»
«Aspetta comunque» gli dico correndo a prendere un foglio ed una penna dalla mia stanza.
Scrivo a Karen che sono uscita e che tornerò presto per potermi svegliare domani mattina ed andare a scuola.
«Andiamo» affermo uscendo dalla porta
Mi tira una pacca sul sedere.
«Di che morte vuoi morire?» gli chiedo tirandogli uno schiaffo ,che non lo smuove per niente, sulla schiena.
Il mio culo non si tocca, sia chiaro.
Lasciando perdere, non avrei dovuto ascoltare Shawn e rimanere in pigiama perché c'è uno sbalzo di temperatura nel passaggio dalla casa a fuori che sembra di passare dall' Africa al Circolo Polare Artico facendo solo un passo.

Hellooooooo
Ciao a tutti o a tutte.
Nuovo capitolo!!!
Ne sto scrivendo molti,ma ok.
Tra una settimana il prossimo.
Ho deciso di aggiornare una volta a settimana.
Spero vi sia piaciuto... se vi va fatemi sapere che ve ne pare e stellinate...
-Cate

You don't know him /Shawn Mendes/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora