0.7

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Meccanico.

Automatico.

Ripetitivo.

Il fumo esce ancora una volta dalle mie labbra e io mi perdo, seguendo la sua ignota direzione.

«Verità.»

Strofinandomi le mani, in un gesto apparentemente malefico, le porsi la mia domanda.

«Il primo uomo che ti ha palpato il seno?»

Come immaginavo, un suo sopracciglio si alzò quasi indispettito.

«Seriamente?», mi chiese con aria di rimprovero prima di scuotere la testa e lasciarsi sfuggire un sorriso. «Comunque: la ginecologa a quattordici anni.»

La guardai stupito, trattenendo a stento una risata.

«Penso sia stata uno dei giorni più imbarazzanti della mia vita.», aggiunse con una lieve nota di imbarazzo.

Non riuscii a trattenere la risata e mi lasciai andare, beccandomi un'occhiataccia.

«Ora tocca a me.»

Mi zittì sorridendomi maleficamente.

«Obbligo o verità?»

«Verità.»

Lei si guardò intorno pensierosa, con lo sguardo assottigliato.

«Il tuo peggior bacio?»

Ci pensai su qualche secondo.

«Sedici anni, Livia Maholery.», mormorai, storcendo le labbra in una smorfia tra il disgustato e divertito al ricordo. «Era il suo primo bacio e la sua lingua ruotava peggio di una centrifuga.»

«Oh cazzo!», si lasciò sfuggire, soffocando la risata con una mano davanti la bocca.

«Orribile.»

«Almeno non te l'ha morsa.», sospirò drammatica, nascondendo una risata.

La guardai, un po' confuso da quella constatazione e lei, in risposta, roteò gli occhi al cielo e fece una smorfia disgustata.

«Sono ancora traumatizzata ed entro nel panico quando devo baciare un ragazzo.», ammise con ilarità, scrollando le spalle.

«Con me puoi andare sul sicuro.»Ammiccai verso di lei, alzando le sopracciglia.

Un sorriso provocatorio nacque sulle sue labbra e con lentezza si avvicinò a me.

«I coreani che suonano il basso non sono proprio il mio tipo.», mormorò a pochi centimetri dal mio volto, dipingendosi un buffo broncio sulle labbra mentre si tirò di nuovo indietro, tornando al suo posto.

Sbuffai.

«Non sono coreano.», mi lamentai con una vocina ridicola.

Scrollò le spalle, portando il suo sguardo sulle altalene.

«Se così non fosse, ti ho già detto che sei come un fratello.», ribatté, portandosi alle labbra la sigaretta.

Le feci il verso in risposta.

«Torniamo al gioco.», ordinò increspando le labbra per evitare di sorridere, lasciando uscire fuori il fumo.

Twelve Minutes// Calum Hood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora