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Arriva un momento in cui ognuno di noi deve fare i conti con il proprio futuro, con i propri obiettivi e, di conseguenza, con sé stesso.

Inevitabilmente arriva il momento in cui ci sentiamo costretti a darci un voto per poter valutare le nostre capacità, la nostra volontà, il nostro impegno.

Il momento in cui veniamo posti di fronte ai limiti che spesso e volentieri non vogliamo riconoscere e, forse, mai riconosceremo.

Quel momento in cui, paradossalmente, ci auto convinciamo di avere dei limiti e ci rassegniamo.

É assurdo quanto possa essere contorto l'essere umano: è capace di accettare i limiti che s'impone da solo, spesso per paura, ma rifiuta quelli che qualcun altro gl'impone eppure, di fronte al momento, ci si rende conto di chi si é davvero.

Il momento del vero inizio, spesso inteso come la fine delle superiori, l'ultimo anno, quando é necessario dover prendere in mano la propria vita.

Niente giochi, niente vie di fuga, nessun passo indietro.

Devi farlo e basta e, indipendentemente dalla propria scelta, la via che prenderemo sarà quella definitiva.

Io l'avevo fatto, un po' presto in confronto a tanti altri ragazzi, ai miei amici e a Isabel; l'avevo fatto per necessità: avevo lasciato la scuola per mettermi alla ricerca di un lavoro e lasciatevi dire che non fu un'impresa facile.

Sedici anni e senza nemmeno il diploma.

Fortunatamente, un amico di mia madre conosceva il proprietario di un locale nel centro della città e riuscì a farmi assumere  per poter lavorare nel magazzino ogni mattina.

Al tempo ancora non suonavo, ancora non avevo sogni nel cassetto.

Mi costringevo a vivere con i piedi per terra, proibendomi fragili castelli in aria.

Conoscevo di vista Luke e non sapevo dell'esistenza di Ashton, avevo solo Michael che si chiudeva in casa con la play per sfuggire ai suoi problemi.

E lui aveva me.

Chiudevamo tutto fuori, nascondendoci nella nostra bolla di battute, partite alla play, stupidi giochi contro il suo gatto o mia sorella che, qualche mese dopo, mi regalò il basso.

Fu allora che iniziai a suonare con le pareti della mia stanza come pubblico, successivamente scoprii il talento e l'amore che Michael avesse per la sua chitarra e per la musica.

Mesi dopo conobbi Luke e il suo desiderio di essere ricordato, dando vita a qualcosa di grandioso.

Infine cercammo Ashton per disperazione: per quanto Luke potesse tenere al suo desiderio, era necessaria la determinazione che Ashton portò con sé, unendosi a noi.

E ognuno di loro mi ha dato tanto, continua a darmi tanto, sopportando quello che ho sempre creduto essere il mio 4.

Mi credevo un 4 pieno per non aver terminato la scuola, per non aver seguito il desiderio dei miei genitori iscrivendomi all'università come mia sorella, sicuro di essere un fallito per essere finito all'angolo del Sydney Harbour Bridge a buttare via la mia vita, per non essermi preso cura di mia sorella come avrei dovuto, per non essere stato migliore.

Twelve Minutes// Calum Hood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora