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Arrivo in ospedale che è ancora presto per le visite, quindi non ci sarà nessuno con Louis, meglio così non romperanno le palle. Sto per entrare nella stanza di Louis quando sento dei lamenti, precisamente un pianto, provenire dall'interno della camera. Entro e mi ritrovo davanti un Louis rannicchiato sotto le coperte che piange a dirotto, e adesso che ha?
"Louis?" Mi avvicino al letto e cerco di togliergli le coperte di dosso
"V vai v v via Harry! T ti prego" non l'ho mai sentito così, in questi giorni è sempre stato forte, si è sempre fatto vedere tranquillo sia da me che dalla sua famiglia
"Louis cosa succede? Stai male?" Scuote la testa da sotto le coperte
"S sto bene, tu però vai via" dovrei essere contento che mi stia dicendo questo, così ho la scusa per andare via e fare ciò che voglio, ma chissà perché non gli do ascolto e mi siedo sulla sedia accanto al letto
"Non me ne vado, se non vuoi parlare va bene, ce ne staremo qui in silenzio, ormai credo che l'hai capito che sono un tipo che odia chiacchierare inutilmente, quindi meglio così" sento solo i suoi singhiozzi, non replica nulla. Sospiro accarezzando, senza rendermene conto, una parte di coperte.







"Ha Harry?" Dopo un tempo che mi sembra infinito sento una vocina chiamarmi da sotto le coperte
"Sono qui Louis"
"Sono stupido, scusa" si toglie le coperte da dosso e subito noto qualcosa di diverso. I suoi capelli castani sono finiti quasi tutti sul cuscino, in testa ne ha pochissimi, credo che sia questo il motivo per il quale stia piangendo
"Tuo padre mi aveva avvisato che con la chemio avrei perso tutti i capelli, ma vederli stamattina sul cuscino mi ha fatto male. Solo adesso probabilmente ho realizzato che sono malato, malato sul serio" come pensavo prima, non l'ho mai visto così debole, e se in questi giorni mi veniva di inveirgli contro e di dirgli le mie battute sgradevoli, ora come ora non mi sento di dirgli nulla del genere, anzi mi sento un cretino perché dovrei rassicurarlo ma non riesco a farlo, non sono bravo in queste cose
"Mi dispiace Louis, davvero" è l'unica cosa che riesco a dire, sono come imbambolato. Probabilmente anche io, proprio come ha fatto lui, ho preso solo adesso consapevolezza, vedendolo in questo stato, della sua malattia, e che ha solo 17 anni. A quest'età si dovrebbe fare di tutto ma non passare le giornate in un ospedale, senza avere nemmeno la forza di alzarsi dal letto
"Non sei costretto a dire nulla, anzi mi dispiace che io ti abbia messo in questa situazione, non dev'essere facile per te, scusa" mi stupisce di nuovo nel giro di pochi minuti. Louis è davvero quello che ha sempre descritto mio padre, un ragazzino ingenuo, dal cuore d'oro, timido e dolce a livelli inverosimili. Lui è quello che sta male, in un letto d'ospedale eppure dice a me che non deve essere facile e mi chiede scusa. Io che in questi giorni non ho fatto altro che trattarlo male ed umiliarlo
"Sai che facciamo adesso? Usciamo, hai bisogno di prendere aria" mi alzo dalla sedia e faccio per andare a prendere la sedia a rotelle ma lui mi ferma
"N non voglio, sono orribile senza capelli" scuoto la testa e sorrido debolmente
"A questo rimediamo subito" tasto le tasche dei jeans neri e, come pensavo, ci trovo una delle mie bandane, quelle che uso per far star su i ricci
"Mettiamo questa" gli sistemo la bandana in testa e così non si vede nulla, dovrebbe stare più tranquillo
"Va bene così?"
"Grazie Harry!"
"Ecco fammi un piccolo sorrisino, sei più bello quando sorridi. Questa bandana da oggi è tua, a me non serve davvero, e poi ne ho tante altre"
"Mi porti nel giardino dell'ospedale?"
"Si, hai bisogno di un po' d'aria pura, andiamo Lou".







"È da tanto che non stavo all'aria aperta. È così bello sentire il sole sulla pelle" chiude gli occhi e si gode il sole che c'è oggi. Sono più di due settimane che non esce dall'ospedale ed è comprensibile la sua reazione adesso
"Hai visto che uscire ti faceva bene?"
"Hai ragione" si gode un altro po' di sole senza parlare, poi apre gli occhi e si rivolge a me
"Harry sei figlio unico?"
"Si."
"Tu non studi vero?"
"No, e non lavoro, do solo problemi ai miei genitori ed è per questo che mi hanno cacciato di casa" Louis mi guarda senza sapere che dire, non sa se come interpretare il mio atteggiamento
"Louis ti sto raccontando queste cose di mia spontanea volontà, non preoccuparti, non ti mangio" ridacchio e lo fa anche lui
"Magari non lavori e non studi perché ancora non hai trovato la tua strada, capita a vent'anni"
"Tu però le idee chiare le hai"
"Beh si. In una famiglia numerosa come la mia devi per forza avere un obiettivo" ride di nuovo e mi incanto a guardarlo
"Siete davvero così tanti in famiglia?"
"Ho 5 sorelle e un fratello, tutti più piccoli di me" spalanco la bocca provocandogli una nuova risata
"Questa è la faccia che fanno più o meno tutti"
"Non so se mi piacerebbe avere una famiglia così numerosa"
"Ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Io ad esempio sono l'unico dei miei fratelli ad avere la stanza da solo, credimi é una grande conquista"
"Ci credo, ci credo"
"Harry, sta iniziando a fare freschetto, ti dispiace se torniamo dentro? Poi sono anche stanco"
"Certo Louis, non devi neanche chiederlo".







"Dio Louis eccoti!" Come entriamo in camera Louis viene invaso dalle braccia di sua madre e mio padre che mi guarda interdetto
"Mi hai fatto spaventare tantissimo!"
"Mamma siamo andati a fare una passeggiata. Era da tanto che non stavo all'aria aperta, mi ha fatto davvero bene"
"Harry per una volta hai avuto una bella idea" mio padre è quasi stupito, anzi senza il quasi, è letteralmente stupito
"Adesso però sono leggermente stanco, posso riposare dottor Styles?"
"Certo Louis" aiuto Louis a mettersi a letto e la mamma mi guarda riconoscente
"Grazie Harry, oggi sei stato prezioso per mio figlio"
"Di nulla signora Tomlinson, l'ho fatto con piacere" e per la prima volta in questi giorni non sono costretto a dire una bugia, ma ho semplicemente detto la verità. Questa mattinata con Louis è stata diversa e, in qualche modo, piacevole.

Illness ❀ L.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora