La Purificazione

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Apro la porta dello scantinato.Una zaffata di muffa mista ad escrementi umani mi investe.
Nauseabonda.
Accendo la luce e inizio a scendere le scale. Dei deboli gemiti giungono alle mie orecchie.
Li raggiungo: sono incatenati a due colonne, i loro vestiti sono lerci, così come la loro pelle e i loro capelli. La loro vista mi disgusta, è questo l'aspetto di due peccatori.
La femmina è sveglia e piange, guardandomi con occhi che a prima vista potrebbero sembrare pentiti e imploranti.

Ma io so che in lei alberga il demonio.

Il maschio invece dorme, lo sveglio con uno schiaffo.

"Svegliati, servo di Satana!" Tuono, levandogli il bavaglio dalla bocca.

Lui apre gli occhi di scatto, ma non dice una parola. I suoi piercing brillano di una luce maligna.

"Voi fecce non meritereste di nutrirvi del cibo destinato ai soli figli di Dio. -proseguo- Tuttavia sono costretto a tenervi in vita fino al giorno della Purificazione."

Gli apro la bocca e gli ficco dentro un tozzo di pane. Lo costringo a masticare e poi gli faccio bere acqua. Infine gli rimetto il bavaglio e passo alla femmina.
Appena le libero la bocca, inizia a singhiozzare.

"P-papà...ti...ti prego...l-lasciaci andare..." mormora con la voce rotta.

"Taci, meretrice! Tu non sei più mia figlia, tu sei il Male!"

Le assesto un manrovescio. Lei piange più forte e io soffoco i suoi gemiti ingozzandola di pane.
Inizia a tossire, ma mastica comunque e ingoia il suo pasto. Beve senza opporre resistenza. Ma quando le richiudo la bocca e faccio per andarmene, lei ricomincia a piagnucolare.
Che pena.
Mi giro, salgo le scale e spengo la luce. Poi esco, raggiungo la cucina e butto i bicchieri. Ormai sono stati contaminati dal Demonio, se li utilizzassi di nuovo, la mia purezza verrebbe contaminata.

Guardo l'orologio, è l'una, ora di pranzo. Prendo la pasta, che avevo preparato poco prima, e mi siedo al tavolo.
Prego.
Uno spiffero fresco mi muove delicatamente i capelli, la mano di Dio che mi accarezza.
Mangio in religioso silenzio, meditando su quello che dovrò preparare per la Purificazione.
Mancano pochi giorni ormai.
Una volta finito il pasto e lavati i piatti, prendo il Vangelo, mi siedo sulla poltrona e inizio a leggere.
Oggi: l'Ultima Cena.

Alle tre in punto chiudo il Sacro Libro, vado in garage e continuo il mio lavoro. Nella mia testa rimbombano le parole della femmina.
No!
Non devo lasciarmi condizionare!
Questo è il Diavolo tentatore che sta cercando di trascinarmi nel Peccato!
Mia figlia non si sarebbe mai macchiata di adulterio con un cantante di musica impura e satanista!
Io devo purificare entrambi per espiare le loro colpe!

Dio mi ha dato questo compito e io lo porterò a termine.

Infervorato dalla Giustizia Divina, finisco di segare l'ultima asse di legno massiccio. Ora devo solo assemblarla all'altra.
Ci metto due lunghe ore ad unirle e quando ho finito ho le mani piene di schegge.

"Questo sangue è per te, Signore!" esclamo, rivolgendo i palmi al cielo.

Sposto il manufatto finito contro il muro e mi dedico al secondo patibolo. Mentre accatasto la legna residua e creo un'esca, canto a mezza voce tutto il mio repertorio di canti gregoriani.
Percepisco Dio accanto a me che guida le mie mani e non mi fa sentire né fatica, né dolore.
Termino il tutto a notte inoltrata. Sono estremamente soddisfatto e so che anche l'Onnipotente è soddisfatto di me. Rincaso stremato, medico le mani e preparo la cena.
Dopo di che vado a letto e, prima di coricarmi, prego e parlo con Dio. E mi sembra che lui mi risponda.

"Continua così, George, salvali dal peccato."

Passano due lunghi giorni.
È domenica e mai mi sono sentito così euforico di festeggiare il Signore. Oggi è il grande giorno.
Oggi è il giorno della Purificazione.
Durante la messa, prego e canto con ardore nuovo.
Il mio corpo e il mio spirito sono pervasi dal Fuoco dello Spirito Santo.
Torno a casa quasi correndo.
Devo preparare il tutto per questa sera.
Torno il garage e inizio laboriosamente ad affilare il coltello e a lucidare chiodi e catene. Su ognuno di essi incido, con martello e scalpello, una croce. Il sudore gronda sul mio volto e le vesciche sui miei palmi scoppiano dolorosamente, ma non mi fermo fino all'ora di pranzo.

May Your Soul ScreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora