Chiudo la porta di servizio con una sorta di fremente felicità. Finalmente ho finito di fare l'inventario. Sì, okay, ho lavorato ben oltre l'orario di chiusura, ma n'è valsa la pena. E' la prima volta che vedo il centro commerciale di notte. Ed è strano, quasi inquietante, vedere i corridoi, sempre pieni di gente, vuoti e pieni di ombre. Non c'è la solita musica di sottofondo. Sento solo il rumore dei miei passi. Ora andrò da Sam, il guardiano, per chiedergli di farmi uscire e...
Cos'è stato?!
Con la coda dell'occhio, vedo un movimento, quasi impercettibile, all'interno del mio negozio.
Che siano ladri?!
Osservo la vetrina, allarmata, ma è tutto immobile. A pochi metri da me, il manichino nuovo che ho appena agghindato con gli abiti della nuova collezione, mi fissa con i suoi occhi color nocciola. Grandi e vitrei. Ha dei lunghi e lucidi capelli corvini di plastica che le arrivano fino ai fianchi e un sottile velo di trucco sul volto di porcellana. Indossa un vestito estivo bianco e svolazzante. Forse è la stanchezza che mi gioca brutti scherzi, ma in quel momento, sotto il mio sguardo sgomentato, il manichino inizia a muoversi.
A muoversi.
Sembra risvegliarsi da un lungo sonno. I suoi gesti sono legnosi, meccanici, lenti. Mi guarda. Due grandi lacrime nere le scivolano lungo le guance candide. Muove due passi incerti verso di me, fino al vetro. Poi crolla in ginocchio . Batte ripetutamente un pugno contro la vetrina e nasconde il volto dell'altro braccio. Sono pietrificata. Ho il cuore a mille. Nella mia testa, una sola parola:
"Scappa!"
Ma invece di darmela a gambe, mi avvicino, quasi affascinata da quello spettacolo macabro. Le sue spalle sono scosse dai singhiozzi. Il vestito bianco si sta macchiando del nero delle sue lacrime. Mi fa tanta tenerezza. Mi accovaccio di fronte a lei e busso alla vetrina. Solleva la testa di scatto e pare spaventata dalla mia presenza. Passa un dito sulla ragnatela nera che le lacrime le hanno dipinto sul volto. Inizia a scrivere sul vetro, in una calligrafia stentata e spigolosa.
"AIUTAMI"
China il viso. E ricomincia a piangere. Come faccio ad aiutarla? Ma certo...le chiavi! Ho le chiavi del negozio! Scatto in piedi e frugo nella borsa. Trovo quasi subito il mazzo di chiavi che mi ha consegnato il capo questo pomeriggio. Disattivo l'allarme, sblocco le porte scorrevoli e mi precipito da lei. Le gambe mi tremano leggermente, ma non capisco perché. Lei piange ancora e si alza in piedi a fatica, anche a causa dei tacchi vertiginosi che porta ai piedi.
"R-riesci a sentirmi?" chiedo, titubante.
Annuisce.
"Sai parlare?"
Scuote la testa.
"Riesci a scrivere?"
Annuisce, più incerta. Frugo di nuovo nella borsa, finché non trovo la mia agenda e una penna.
"Hai un nome?"
Le porgo il materiale. Scrive piano, con una certa difficoltà:
"SALLY"
"Come fai a muoverti?"
"INTRAPPOLATA"
"Cosa vuol dire?" domando, confusa.
"ERO UMANA"
Cosa?!
"Come mai ora sei un manichino?" la mia voce si fa più flebile. Abbassa lo sguardo, sconsolata e altre lacrime le segnano le guance.
"NON SO"
"Come posso aiutarti?" chiedo, anche se non sono più molto sicura di volerlo fare.
"LIBERAMI"
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May Your Soul Scream
KorkuPossessioni demoniache, morti che tornano in vita, bambole assassine, leggende, maledizioni, antichi demoni... Questa raccolta di creepypasta attraversa ogni campo dell'esoterismo e del sovrannaturale per risvegliare tutte le paure più primitive del...