N.d.a. Attenzione, questa creepypasta è estremamente cruenta. Io vi ho avvertiti.
Cammino per le strade della città. Il vento mi sferza i capelli, mentre il cielo sopra di me si annuvola, preannunciando una violenta tempesta. So che una parte di me vorrebbe rimanere a casa in compagnia di mia moglie, ma non posso.
Perché sono a caccia.
Il mio istinto predatore guida i miei occhi alla ricerca di un bersaglio.
Ne ho voglia. Tanta voglia.
Però, a causa del tempo avverso, le strade sono quasi del tutto deserte. Fino ad ora non ho visto nessuna adatta a soddisfare il mio appetito; ci sono solo vecchietti con il cane o intrepidi corridori che si allenano.Sto per abbandonare la mia ricerca quando, in lontananza, la vedo:
La mia preda perfetta.È a circa cento metri da me, da sola.
Ottimo.
I suoi sublimi ricci corvini, lunghi fino ai fianchi, ondeggiano al ritmo dei suoi passi. È avvolta in un mantello nero, che mi lascia fantasticare sulle meraviglie che troverò una volta gliel'avrò tolto.
Misteriosa...mi piace.
Ai piedi porta un paio di anfibi lucidi.Ho deciso: sarà mia.
Come un animale famelico, la seguo a distanza, aspettando il momento giusto per sferrare il mio attacco. Con disinvoltura inizio ad accorciare il divario tra noi, riducendolo a circa venti passi.
Si sta dirigendo verso una delle parti più malfamate della città.
Perfetto.
Ora devo solo aspettare che attraversi un luogo appartato.
Nella mia testa sto già pregustando il piacere che mi procurerà possederla. Ma devo stare calmo, non devo farmi prendere dalla fretta, o rischio di farmela sfuggire.Accorcio ancora la distanza, mantenendo la stessa pazienza di un giaguaro. Lei svolta bruscamente e io la seguo. Ci troviamo in un ombroso viale alberato con parecchi lampioni spenti. In giro non c'è nessun altro, neanche delle auto di passaggio. Anche le luci delle case circostanti solo spente.
È il posto ideale.
Con cinque lunghi passi percorro lo spazio che ci separa.
Ora vedo le sue mani pallide sbucare dalle maniche del mantello.
Le immagino sul mio corpo.
Senza indugiare oltre, le poggio una mano sulla spalla e una intorno ai fianchi."Ehi, bellessima, non lo sai che è pericoloso camminare tutta sola a quest'ora?" Le sussurro in un orecchio.
Emana un odore strano, metallico. Ma questo non diminuisce il mio appetito, lo aumenta.
Preso dall'eccitazione la tiro a me.Ma lei si gira di scatto e mi assesta un fortissimo calcio sulla milza.
Dolore.
Perdo la presa sul suo corpo e crollo a terra di schiena.
La ragazza si gira e ciò che vedo mi lascia senza fiato.Non è una giovane donna, è un mostro.
Il suo corpo è quello di una normale adolescente, pallido ed esile, è il suo volto ad essere un vero obrobio. È di un orribile colorito giallognolo e sottopelle spuntano orribli bozzi, simili a pistole o bubboni di peste. Ha un unico enorme occhio iniettato di sangue sul lato destro della faccia. La palpebra è violacea e purulenta, l'iride gialla, la pupilla quasi inesistente. La sua bocca invece è una ferita oblunga che va dalla tempo sinistra alla guancia destra, circondata da carnose labbra nere. Ha due file di denti grandi e affilati, come uno squalo, macchiati di sangue. Anche i suoi vestiti ne sono sporchi, come se avesse divorato un animale vivo.
Dalla sua gola sgorga un suono cavernoso, gutturale; credo stia ridendo."Tu, tu -inizia a dire, con una voce distorta- volevi violentarmi."
Un'altra risata. Rabbrividisco.
"N-no...ti...ti giuro...Non volevo!" Balbetto, strisciando all'indietro.
"Tu menti!"
Il suo occhio mi scruta, maligno.
Continuo a indietreggiare sempre più in fretta, ma lei mi è subito addosso.
Mi afferra per il bavero della maglietta e solleva i miei 90 chili come se fossero stati 4.
Vengo scaraventato contro un albero. La mia schiena urta contro il tronco e sento un sonoro crack provenire da una delle mie vertebre. Il dolore è così forte che la vista mi si oscura per un istante, le orecchie fischiano e mi manca il respiro.
Mi accascio al suolo.
L'essere mi solleva di nuovo e mi mette seduto contro l'arbusto.
Sento calde lacrime solcare le mie guance.L'essere si china su di me e mi osserva. È così vicino che riesco a vedere pezzetti di carne cruda incastrati tra un dente e l'altro.
Sono così spaventato che gemo sommessamente, come un cucciolo impaurito.
Da predatore sono diventato preda.Il mostro tira fuori la lingua, una lingua carnosa e rossa, ricoperta di bubboni. Mi lecca il collo e la faccia, inondandoli di saliva nausebonda. Un conato mi sconquassa lo stomaco.
L'essere ride ancora.
"Hai un buon sapore -dice, leccandosi le labbra- Ma fai troppo schifo per essere mangiato."
"L-lasciami andare, t-ti prego!" Imploro, piagnucolando.
"No!"
Piango come un bambino, ma non ho il coraggio di provare a scappare. Non vuole mangiarmi, magari si limiterà a spaventarmi e basta.
Si accuccia davanti a me e mi poggia una mano sulla patta dei jeans. Le sue dita ossute terminano in lunghi artigli ricurvi.
"Adesso mi diverto!" Esclama tra le risate.
Deglutisco a fatica e sudo freddo.
Cosa vuole fare?In un unico gesto dilania la stoffa, esponendo il mio basso ventre all'aria.
Inizio a tremare.
L'essere sorride, una smorfia sadica e grottesca. Poi affonda i suoi artigli nella carne intorno al mio membro e lo strappa via come fosse carta.
Grido e altre lacrime lasciano i miei occhi.
Il dolore è insostenibile.
Una pozza di sangue misto a urina inizia a formarsi in mezzo alle mie gambe."È questo che volevi usare?" Mi chiede, agitandomi davanti il mio sesso molle e inanimato.
Ride. Quindi mi ficca quel pezzo di carne in bocca.
Le mie grida si fanno più deboli.
Un altro conato mi risale l'esofago.
Lei se ne accorge e mi chiude le labbra con una mano.Il vomito mi si blocca in gola, impedendomi di respirare.
Sto soffocando.Quando toglie la mano, i resti della mia cena iniziano a colare lungo il mento. Respiro con il naso e ricomincio a gridare dal dolore.
L'essere sembra divertito dalla mia sofferenza. Il suo occhio guizza su di me, come se avesse avuto un'idea.
Deglutisco bile, mentre il mio corpo è scosso da tremiti incontrollabili.
I suoi artigli insanguinati si avvicinano al mio viso. La guardo implorante, anche se so che questo non la fermerà.
Mi conficca gli indici nei bulbi oculari.
La mia vista si fa nera.
Poi mi cava emtrambi gli occhi contemporaneamente.
Sono un concentrato di paura e dolore. Le mie orbite vuote bruciano come se stessi andando a fuoco e io piango sangue.
La sento posizionare i bulbi oculari ai lati del mio membro."Uffidimi, ti pfrego!" La supllico.
Ma lei non risponde.
Afferra la mia mano e inizia a strapparmi le dita.
Una ad una.
Più va avanti, più io urlo.Poi passa all'altra mano e ricomincia.
"Uffidimi!!!"
"No! È divertente!" Risponde, lapidaria.
Mi lecca di nuovo la faccia, ridacchiando.
La sento alzarsi e allontanarsi da me.
Dove cazzo sta andando?!"Doe ai?!" Le chiedo.
Nessuna risposta.
"Doe ai?!?!" Urlo, disperato.
Ma sento solo il rumore dei suoi passi che si fanno sempre più deboli e lontani.
E io rimango addossato all'albero, da solo,
a dissanguarmi.
STAI LEGGENDO
May Your Soul Scream
HorrorPossessioni demoniache, morti che tornano in vita, bambole assassine, leggende, maledizioni, antichi demoni... Questa raccolta di creepypasta attraversa ogni campo dell'esoterismo e del sovrannaturale per risvegliare tutte le paure più primitive del...