Era un mattino sfiorato dalla nebbia, il cielo pieno di nuvole che non lasciavano minimo spazio ad un raggio di sole. Piccole strade si intrecciavano tra i campi che, ancora spogli aspettavano la primavera per essere seminati.
Veronica era uscita a fare la sua corsa mattutina delle sei e mezza. Aveva appena voltato l'angolo della strada che portava al campo sportivo e dopo una breve camminata, iniziò a correre leggermente lasciandosi alle spalle le poche case che abitavano quella strada.
Gli alberi spogli di gennaio, e qualche corvo che gracchiando alzava un inno di tristezza.
A lei piaceva correre, era un modo per scaricare lo stress che anche se non pesante, sulla sua sensibilità influenzava molto.
Sentiva quel poco freddo che le sfiorava il viso, il corpo ormai si stava scaldando grazie al movimento e alla tuta termica che indossava. Prima di arrivare alla fine della strada si fermò. Notò che la scarpa destra era slacciata e si chinò a sistemarla.
Sentì due cani abbaiare, proveniva dalla casa di fianco, l'unica in tutta la strada; un cancello e siepi. Solo siepi alte. Almeno era quello che si poteva vedere. Sentì un brivido ma non diede retta a ciò e continuò la sua corsa.
Arrivò allo stop e girò a sinistra, lungo un'altra strada che, di certo era più sicura. Sentì i cani abbaiare, come avevano abbaiato con lei, c'era qualcuno che passava per di là. Veronica si girò ma non vide nulla. E i cani improvvisamente smisero di abbaiare.
Dopo sei kilometri, fu di nuovo a casa. Mise su il caffè e continuò a leggere un libro che aveva preso in biblioteca. Pochi minuti dopo la moka iniziò a borbottare, il caffè era pronto. Lo versò in una tazza, aggiunse due zollette di zucchero.
Amava il caffè, ne era totalmente dipendente e se per un giorno non ne beveva almeno una tazza, la sua giornata non sarebbe stata delle migliori.
Improvvisamente si ricordò che doveva fare la ricarica al cellulare di sua madre e al suo. Si fece una doccia veloce, si mise i primi vestiti che trovò e si fiondò in pochi minuti dal tabaccaio al centro. C'erano un paio di persone forse le solite, chi giocava qualche gratta e vinci, chi comprava le sigarette. Era il suo turno, due ricariche Wind da dieci euro cadauna.
-"Dimmi pure il numero" chiese la ragazza che lavorava lì, la prima ricarica fu fatta. La signora che aveva sperperato i suoi soldi con i gratta e vinci se ne andò e subito dopo entrò un ragazzo sui 25 anni. Fece la seconda ricarica, il numero che diede era il suo. Aspettò un paio di secondi e la ragazza le diede la ricevuta, pagò ed uscì.
Si mise davanti al negozio e sistemò il resto nel portamonete per metterlo successivamente in borsa, poi, aspettò il messaggio dell'avvenuta ricarica e chiamò sua madre.
-"Ciao Ma, sono io...la ricarica ti è arrivata? L'ho fatta cinque minuti fa circa."
-"Si, grazie. Vai via adesso? Io non so per che ora torno, devo andare a fare anche un po' di spesa.."
-"Sì, vado a fare colazione con Iris, va bene ci vediamo a casa più tardi, ti voglio bene. Ciao."
Si concluse così la loro conversazione telefonica.Veronica era una ragazza semplice, vestiva con jeans, felpa, e sempre un paio di nike ai piedi che, erano per lei un rito a cui non doveva rinunciare (come il caffè d'altronde). Non si truccava quasi mai, e se lo faceva era in casi particolari come feste ed eventi. Quella mattina doveva trovarsi con la sua migliore amica e fare colazione. Era da più di un mese che non uscivano insieme, chi per un motivo o per l'altro, chi per lavoro, ma alla fine trovavano sempre, anche se poco, tempo l'una per l'altra.
Iniziò a camminare per recarsi alla pasticceria dove avrebbe incontrato Iris; si voltò, aveva la sensazione che qualcuno la stesse seguendo. Non c'era nessuno, solo lei e qualche auto che passava.
Seduta ad aspettarla c'era Iris, che le sorrise.
-"Finalmente sei arrivata! Come stai? Dai siediti pure qui."
-"Scusami se sono arrivata adesso, ma mi sono fermata a fare le ricariche telefoniche e c'era un po' di gente". Si sedette. Ordinarono entrambe un succo di frutta e una brioche. Parlarono del più e del meno. Come andavano le cose a casa, il lavoro, le passioni, il resto del mondo.
Mentre parlavano Iris smise di ascoltare Veronica e guardava dietro di lei. Il suo viso era sorpreso, quasi ammaliato. Veronica si girò di scatto domandando cosa fosse mai successo e non vedendo nulla rimase perplessa dal comportamento dell'amica.
-"Ma che ti prende oh?"
-"Aspetta, dietro di te a ore cinque, le mie cinque, c'è un ragazzo che ti stava guardando...e non è male!" Veronica aspettò un paio di secondi e pian piano si girò. Era il ragazzo che aveva visto dal tabaccaio un'ora prima. All'inizio era dubbiosa, ma poi lo guardò attentamente; gli occhi neri, i capelli ribelli di un colore tra il castano chiaro e il biondo, alto, sui 25 anni. Era lui.
-"L'ho visto prima, era dal tabaccaio" disse Veronica all'amica.
-"Ah, beh comunque ti stava guardando, sappilo!" Iris sorrise.
Veronica si limitò a fare spallucce.
Dopo aver fatto colazione con l'amica, si salutarono promettendosi che si sarebbero ritrovate presto e andò a casa.
Era di riposo quel giorno e siccome non aveva voglia di fare grandi cose, decise di sistemare l'armadio e buttare via qualche vestito che ormai non metteva più da tempo.
Casa sua era vicino al centro della piccola città in cui viveva, con due piani. Camera sua si trovava al piano terra; era una stanza grande, con una finestra e una grande vetrata che dava vista sul giardino. Un letto grande e molti mobili moderni di colore bianco, nero e qualcosa di grigio. Una scrivania con un PC e poi una grande libreria piena di libri.
Si recò davanti l'armadio e pensò tra sé e sé "ah care felpe, dovrò buttare via qualcuna di voi" e buttò tutti i capi sul letto. Iniziò con i pantaloni e i jeans, alcuni li buttava altri li ordinava nell'armadio, successivamente continuò con le magliette che ordinò subito in armadio senza minimamente guardare cosa le stava o cosa no, erano poche e con il freddo che c'era le avrebbe indossate tutte. Poi arrivò il momento delle felpe; due non le guardò neanche, le mise subito da parte e le altre rimaste le sistemò con il resto dei vestiti.
"Non muoverti" diceva una messaggio che le era appena arrivato nel telefono.
-"Chi sei?" Rispose lei, immaginando che qualcuno avesse sbagliato numero. Nessuno rispose.
Veronica tornò alle sue faccende e sistemò il resto della casa. Erano le 12:30, sua madre era tornata a casa da poco. Insieme sistemarono la spesa e preparò il pranzo. A l'una e un quarto tornò sua sorella Arianne da scuola e si sedettero a pranzare. Raccontarono ciascuna la sua mattinata. Finirono di mangiare, ordinarono la cucina e ognuna tornò al suo dovere; la madre andò a lavoro, Arianne incominciò a studiare e Veronica doveva dare ripetizioni di inglese ad un ragazzino di 13 anni. Abitava là vicino, circa dieci minuti a piedi. Preparò il suo zaino Eastpak con i libri di inglese che aveva usato alle medie, un quaderno con il quale faceva gli schemi al ragazzo e un astuccio con qualche penna.
-"Vado via, ci vediamo tra un'oretta circa, mi raccomando..dopo quando torno ci guardiamo un film!" E se ne andò.
Fuori era freddo, e la nebbia pomeridiana che sovrastava sulla pianura lasciava intravedere solo piccole sagome di case, auto, persone.
Veronica stava camminando, ogni tanto sbatteva i denti per il gelo.
"Non muoverti", lo stesso messaggio per la seconda volta in un giorno, nel giro di quattro ore.
-"Scusami, ma chi sei?" rispose e subito dopo averlo mandato sentì la suoneria di un cellulare che riceveva un messaggio. Rimase pietrificata. Era ferma. Non riusciva né a muoversi né a dire qualcosa.
"Brava, hai capito" un altro messaggio. Se non avesse fatto nulla, forse le sarebbe successo qualcosa di sgradevole. Decise di girarsi verso sinistra. Non c'era nessuno. Fece un giro su se stessa e intravide alla sua destra un'ombra che si allontanava. Rimase nuovamente immobile e muta. Non sapeva se tornare a casa o andare a dare ripetizioni. Si riprese, e decise di andare ad aiutare il ragazzino studiare. Forse quello che aveva visto, sentito era solo frutto della sua paura e della sua immaginazione.
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Non Muoverti
Mystery / Thriller"Non muoverti", lo stesso messaggio per la seconda volta in un giorno, nel giro di quattro ore. -"Scusami, ma chi sei?" rispose e subito dopo averlo mandato sentì la suoneria di un cellulare che riceveva un messaggio. Rimase pietrificata. Era ferma.