Voce

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Elijah le raccontò molte cose. Come era cresciuto, cosa lo aveva spinto ad avvicinarsi alla musica, il rapporto assente con i suoi genitori, le raccontò di come voleva esserci per suo fratello, come ci si sente ad essere soli e cosa spinge la solitudine a fare. Parlò per ore e ore. Veronica lo ascoltava interessata, quasi persa ad immaginare ogni singolo attimo che il ragazzo le raccontava.
Era una scena da film sdolcinato, una di quelle scene dove forse a momenti sarebbe scattato un bacio, ma non fu così.
Veronica vide un' ombra fuori dalla finestra della camera. Si alzò di scattò.
-"Cosa ti succede?" chiese Elijah
-"Shh..." disse lei portandosi l'indice alla bocca.
Si alzarono piano, poco dopo si sentì il guaito di uno dei cani. Elijah senza pensarci due volte corse fuori. Veronica lo seguì dopo essersi messa la giacca. Davanti all'entrata c'era Rusty con una corda al collo. Vicino un biglietto con scritto "Gli avevo detto di non muoversi". Elijah cadde in ginocchio davanti al cane. Lo guardò e rimase in silenzio. Sam arrivò poco dopo zoppicando. Aveva del sangue sulla zampa posteriore. Chiunque avesse compiuto un atto del genere aveva spaventato Sam che era corso via guaiendo.
Veronica era lì, dietro al ragazzo. Ferma immobile guardava la creatura, e pensava al biglietto. Guardò Sam, poi si lasciò cadere vicino ad Elijah. Non disse nulla. Rimase ferma, non pensava, era arrabbiata.
Per colpa sua molte persone ci avrebbero rimesso, questo lei lo sapeva.
Scoppiò a piangere, e con il viso tra le mani si lasciò andare ad un momento di sfogo e paura, uno di quei momenti in cui senti il bisogno di lasciarti andare e farti trasportare dal turbinio di emozioni che ti travolgono.

-"Non piangere, Veronica ti prego mi fa ancora più male vederti così, non piangere" le ripetè Elijah abbracciandola.
-"Devo andare a casa, mi spiace per Rusty, per tutto. Non devo stare più con te...ti sto mettendo in una situazione che forse rischia di diventare più pericolosa.."
-"No! Non dirmi così, non puoi. Io voglio stare con te. E farò tutto il possibile perchè ciò accada."
-"Ti prego, è già difficile così Elijah. Non complichiamoci ulteriormente...non voglio vedere le persone a cui tengo soffrire. Ora vado.."
Veronica si girò e si incamminò lungo la stradina di sassi che l'avrebbe portata al cancello e poi in quel punto esatto in cui LUI si era fatto sentire. Prese coraggio uscì e sì avviò verso casa.
Poco dopo Elijah la raggiunse, le prese la mano e la fermò.
-"Non mi arrendo, e non permetterò che tu lo faccia. Voglio starti vicino. Non mi devi allontanare..."
-"Ti ho messo in pericolo, non voglio vederti soffrire" si limitò a dire Veronica abbassando lo sguardo.
-"Davvero pensi di non farmi soffrire andando via così? Guardami e dimmi che è veramente quello che vuoi, guardami negli occhi e ti lascerò andare"
Veronica rimase in silenzio, guardò la mano di Elijah che teneva dolcemente la sua, non disse nulla. Alzò lo sguardo, gli occhi di lei incrociarono quelli di lui. Silenzio.
-"Immaginavo." disse Elijah stringendola a sé.
-"Non so che cosa fare..."
-"Troveremo un modo per uscirne, te lo assicuro.".

Elijah la riaccompagnò a casa, non parlarono molto lungo il tragitto. Veronica si era ricordata che doveva trovarsi con la migliore amica nel pomeriggio e quindi sarebbe andata a casa a prepararsi per uscire.
-"Stai attenta, scegli zone affollate, non stare sola...mai!" le raccomandò il ragazzo.
-"Non pensavo di andare da qualche parte, la chiamerò per dirle che sto poco bene e se vuole ci prendiamo un thè da me"
-"Ottima idea! Poi chiamami e fammi sapere come va.."
Arrivarono a casa di Veronica, davanti al piccolo cancello del giardino.
-"Ti chiamo dopo, grazie per avermi accompagnato."
Elijah le sorrise, e avvicinandosi piano a lei, la baciò sulla fronte.
-"Ciao bella addormentata, a dopo"

Veronica entrò in casa, era mezzogiorno quasi. Si tolse la giacca, chiamò Iris.
Si sarebbero trovate a casa sua nel pomeriggio.
Andò in cucina a preparare il pranzo. A breve sarebbero tornate sua madre e sua sorella e lei decise di lasciare tutto pronto.
Finito di preparare il pranzo andò in camera da letto, non aveva fame. Sentiva solo il bisogno di stare a letto e cercò di capire chi potesse spingersi a tal punto da uccidere una creatura come Rusty.
Ripensò a tutti i fatti accaduti, ed era certa che se tutto questo non finiva qualcuno si sarebbe fatto male.
Chiuse gli occhi, non dormiva. Si ricordò di Elijah, il giorno in cui avevano fatto colazione insieme, era convinto che qualcuno lo stesse fissando. Saltò su dal letto. Prese il telefono e chiamò il ragazzo.
-"Già ti manco?"
-"Ti ricordi quando abbiamo fatto colazione in pasticceria? C'era un uomo che ti fissava o sbaglio?"
-"Sì, ma cosa c'entra?" chiese perplesso.
-"Ti ricordi il suo viso?"
-"Non bene, era lontano...ma perché queste domande?"
-"E se fosse lui a seguirmi?"
-"È da considerare, ma non affrettarti a conclusioni, ti ho detto era lontano, e poi a me è sembrato che mi guardasse ma non so se è stato così o no. "
-"Va bene, scusami se ti ho chiamato così, ma mi infastidisce tutta questa storia. Soprattutto dopo quello che...quello che è successo..."
Elijah si fece serio: "Non è colpa tua.."
-"Mi spiace tanto"
-"Non devi. Chiunque sia stato pagherà per quello che ha fatto, ne sono sicuro", la sua voce era così seria, arrabbiata. Veronica capiva come poteva sentirsi, e nonostante tutto lui non voleva allontanarsi da lei. Anche se metteva se stesso in pericolo, voleva stare e passare il suo tempo con lei.
-"Grazie Elijah, per tutto. Ci sentiamo dopo, ora voglio riposare"
-"A dopo signorina"

Come può una persona non arrendersi? Di Elijah le piaceva tutto. Sapeva farla sorridere anche nel momento peggiore, non aveva mai fatto o detto nulla per ferirla. Le dimostrava di tenerci davvero a lei come nessuno aveva mai fatto.
Com'era possibile? Eppure Veronica era il tipo di ragazza che non si fidava mai delle persone che non conosceva, questo ragazzo era piombato nella sua vita e due giorni le sembravano anni di conoscenza.
Con Elijah era diverso, particolare. E quando una cosa è diversa attrae sempre di più. Veronica sapeva di metterelo in pericolo, ma era la sua sicurezza a togliere voce alle paure e lasciare spazio a quello che lei realmente voleva: stare con lui.

Si sentiva stanca, era giù di morale. Si cambiò i vestiti, si mise il pigiama, prese un libro ed entrò sotto le coperte.
Non riusciva a leggere, forse era scomoda.
Gira, sistema il cuscino, rigira, posa il libro sul comodino, togli le coperte, riprendi il libro, leggi, non riuscirci.
Si buttò sul letto, e fissò il soffitto tutto il tempo.
Finché non sentí il campanello del cancello suonare. Era sua sorella che tornava da scuola e dietro di lei la madre.
-"Ciao Ve, come mai non sei andata a lavoro?" chiese Arianne.
-"Non mi sento molto bene, tu come stai? Com'è andata a scuola?"
Le diede un bacio sulla fronte, la fece entrare.
-"Bene, mi hanno interrogato...ho preso 7 e mezzo, poi abbiamo fatto laboratorio, e lì mi son divertita, come sempre." sorrise.
Sua madre entrò poco dopo: "Io devo correre a lavoro di nuovo, tornerò stasera tardi, non aspettatemi sveglie, e tu.." indicando Veronica "tu fai in modo che lei studi e prepara qualcosa di buono per cena, non avrò tempo di mangiare durante le riunioni" sorrise le diede un bacio e uscì di nuovo.
Andò  in cucina  dove sua sorella era già  seduta a tavola.
-"Hai già mangiato?" le chiese Arianne.
-"No, non ho fame, ma se vuoi ti  faccio compagnia.." disse Veronica sedendosi accanto alla sorella.
-"Allora! Non sarà  per colpa di quella tua nuova fiamma che stai così, vero? "
-"Ma non c'entra nulla Elijah con il mio malessere, sto solo poco bene fisicamente, non ti preoccupare."

<Non ti preoccupare>
Quante volte la si dice come frase. Quante volte si chiudono discorsi che invece dovremmo affrontare. Quante volte la paura frena le parole, i sentimenti.
Troppe.
Eppure si crede che il silenzio sia a volte la migliore soluzione, non ci si rende mai conto che un momento di silenzio può scatenare mille emozioni.

-"Ti ho detto, è  solo un po'  di malessere fisico...con lui, beh va tutto bene, piuttosto raccontami tu qualcosa, parliamo sempre di me"

Eccolo. Veronica aveva trovato un altro modo per evitare i discorsi che facevano male.

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