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Frank's P.O.V.

Sono steso sul mio letto da mezz'ora ma ancora non ho deciso se alzarmi o dormire un altro po'.

Odio l'ora solare. E odio soprattutto quando mi ricordo che mi sono dimenticato di comprare un orologio che si aggiorna da solo.
Ció capita due volte all'anno, chiaramente.

Non mi ero accorto che ci fossero due crepe che sembrano un albero. E neanche che in un angolo ci fosse della muffa.

Ah, quante cose che non so e che neanche vorrei sapere... Che bello!

Mi alzo e mi dirigo in cucina.
Apro il frigo e anche oggi faccio colazione a casa domani.

Torno in camera da letto con lo stomaco vuoto e mi vesto. Nel mio armadio ormai non ci sono piú vestiti, sono quasi tutti a terra.

Uscito dal palazzo vado al bar dietro l'angolo. Fanno dei cornetti che sono pradisiaci.

<Ehy, Vic!>  Lo saluto appena metto piede nel locale.

<Nano! Che piacere!> Vic sbuca dal retro.

<Senti, gnomo abbronzato, ho un serio bisogno di caffeina. E anche di uno dei cornetti che fa tua madre. É una questione molto importante.> Dico, serissimo.

<Uh, il tuo capo ti ha chiamato per gli straordinari?> Storce il naso.

<Sí, quell'idiota di Gaskarth non viene nemmeno oggi. Se neanche domani viene gli faccio... Cose talmente crudeli che... Che non mi vengono neanche in mente!>
Quasi urlo, infervorato. Non arrabiato. Poi infervorato é bella come parola.

<Calma, Brontolo. Ti metteró extra zucchero nel caffé, va bene?>

<Tesoro, mi hai letto nel pensiero!> Gli faccio gli occhi dolci e lui alza i suoi al cielo.

Mi mette il caffé davanti e ricomincia a parlare.
<Lo sai, da un po' di tempo viene questo ragazzo, é veramente figo.>

Alzo un sopracciglio.
<E in che modo dovrebbe interessarmi?>

<Probabilmente é piú piccolo di te, ma é proprio figo.> Lo dice squadrandomi, quasi lo vedesse accanto a me.

<Senti, Maria De Filippi dei miei stivali, non ho bisogno di un'agenzia di incontri!>
Lui si morde il labbro, allora capisco che c'é di piú sotto.

Inarco un'altra volta il sopracciglio per incitarlo a parlare. Lui sembra pensarci un attimo, poi dice <Ma lo sai che hai delle sopracciglia perfette?>

<Victor Vincent...>
<Sí?>
<Se non mi dici cosa bolle in pentola, te lo tiro di bocca con le pinze. A proposito, dov'é il mio cornetto?>

Me lo porge guardando il bancone come se fosse qualcosa di interessante come le crepe del mio soffitto. Ma quelle sono interessantissime.

<Allora... Con questo ragazzo che ti ho detto, ne viene sempre un'altro, ed é molto, uh, carino.
Quindi, se si potesse fare un
-tipo- appuntamento a quattro?>

<Appuntamenfo a quaffro?> Chiedo a bocca piena di quel nettare degli dei, non perché non ho capito, ma perché fa figo, tipo nei film.

Deglutisco e ricomincio a parlare.
<Descrivimi l'altro, allora.>

<Mmh, a quanto ho capito si chiama Ronnie, ha i capelli tipo mezzi biondi, cioé, metà biondi e l'altra metà mori, poi ha gli occhi marroni. Allora?>
Si morde forte il labbro e sembra si stia preparando a rcevere un pugno.

<Ha tatuaggi?>
<Tanti.>
<Mah, credo che potrei farci un pensierino, anche se non l'ho mai visto... Hai detto che é piú piccolo di me, di quanto?>

<Eh, vuoi troppo. Ho detto che probabilmente é piú piccolo di te.>

<Oh, Viccy, piú preciso no, eh?>
<Nope>
<Bene cosí, allora. Adesso vado, che sono pure in ritardo. Ciao ciao, nanetto innamorato!>
<Ah-ah, fai lo spiritoso, avró la mia vendetta!>
Rido, prima di uscire dal locale.

°°°°°°

Che palle. Mi sto annoiando come non so cosa. Probabilmente le foche spiaggiate sugli scogli si stanno divertendo piú di me.

Mi giro verso l'orologio. Ancora due fottute ore. Io non ce la faccio. Moriró qui. Di noia. Perché come si muore di crepacuore, si puó morire anche di noia. L'ho detto io e ho ragione. ... Da quando in qua discuto da solo? Boh, forse da quando ho iniziato a soffrire di malattie mentali. Cioé, facendo un paio di conti, da sempre.

É una scocciatura lavorare in una palestra. Soprattutto quando primo, non sei un personal trainer e secondo, quando l'obesità dilaga e nessuno viene piú in palestra. E anche quando l'idiota che doveva darti il cambio non viene.

Che vita mai na gioiosa.

°°°°°°

Mi sto praticamente addormentando sul bancone quando sento qualcuno tossire.

Non mi alzo esattamente con una gioia di vivere pari ad Heidi, cosí rispondo leggermente scocciato.

<Sí?> Davanti a me c'é un ragazzo alto, con dei capelli afro tipo cespuglio e gli occhi marroni.

<Mmh, volevo fare un abbonamento per il mio amico...>
Guardo dietro di lui ma non vedo nessuno. Allora mi rivolgo nuovamente a lui con le sopracciglia aggrottate.

Lui capisce e dice <Mmh, verrà... Penso domani>

<Okay, allora a nome di chi la devo fare?> Chiedo prendendo uno dei fogli che usiamo per gli abbonamenti

<Gerard Way.>
<Perfetto. Quanti giorni?>
<Un... Me- Sembra pensarci. -Un mese.> Ripete, piú sicuro.

<Pagamento?>
<Pagheró io alla fine.>
<Bene cosí. Gerard Way é lei, oppure il suo amico? No, perché se é cosí deve firmare lui.>
Lo guardo.
<No, é lui. Firmerà domani.>
<Perfetto. Arrivederci, allora.>
<Arrivederci.>
Si gira e se ne va.

Che personaggio bislacco.
Ma oddio, questa parola é meravigliosa! É bella da dire.
Bislacco, bislacco, bislacco, bis-

Guardo il mio cellulare. Il mio turno é finito!
Sia lodato Billie Joe Armstrong!

°°°°°°

Entro nel bar di Vic, e lo trovo a parlare con due tizi.
Fatalità, sono quei due di cui mi ha parlato stamattina.

Non ho per niente voglia di parlarci, per cui faccio finta di non notarli.

<Hey F-> Afferra al volo la mia occhiata da ti-prego-reggimi-il-gioco e dice <Fernando!>
<Hey, Vic!>
<Che ti porto?> Sta ignorando quei due, che mi guardano un po' interdetti.
<Sono- sono solo passato per salutarti, quindi...>
<Bene cosí, allora. Ci vediamo domani!> Ed esco di scena.

••••••

Frerard-time, ragazzi!
Spero che la trama di questa storia vi stia piacendo, e che non sia troppo cliché...

[Ah, in questa storia é Gerard revenge e Frank di danger days {sia chiaro, non per l'età ma per l'aspetto}]

We Were Born To Lose ** Frerard #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora