Atto primo ~ Verso la verità

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Stiles era rimasto in silenzio con un'espressione perplessa sulla faccia. Era ancora totalmente intorpidito dal sonno, ma sentiva un malumore crescergli dentro come un brutto presentimento, infatti la parte di letto che doveva ospitare Derek era vuota e fredda, al suo posto vi erano i peluche e un bigliettino che decise però di ignorare, andando ad aprire al servizio in camera: era la colazione.

Quando rimase nuovamente solo guardò l'ora. Aveva dormito fino alle nove e mezza, Derek non lo aveva svegliato, lo aveva lasciato lì da solo senza nemmeno baciarlo prima di andar via - È tutto ieri che non ti bacia. Si sarà stufato perché sei poco attraente - e nuovamente la voce nella sua testa cercò di minare tutte le sue già precarie sicurezze. Sbuffò, andando ad alzare i coperchi per scoprire in cosa consisteva la colazione quel giorno, la piega delle labbra verso il basso e la pancia che brontolò non appena scoprì il cibo e il profumo gli invase le narici.

Mangiò contro voglia, piano e in preda a pensieri che sapeva benissimo essere stupidi e probabilmente infondati. Derek Hale non era uno che perdeva tempo in frasi, parole o gestì superflui. Derek voleva stare con lui, che non era un omega qualsiasi, bensì il suo soulmate. Voleva stare con lui, anche se era l'anticoncezione di ciò che era la definizione di un omega dalla maggioranza della società. E lui, Stiles voleva stare con Derek. Per la prima volta nella sua esistenza, lui voleva davvero stare al fianco di qualcuno. Si stava impegnando. Stava studiando e stava recuperando peso perché voleva sì essere fiero di se stesso, ma voleva vedere l'orgoglio e il rispetto negli occhi del suo compagno. Non voleva essere un trofeo, bensì avvicinarsi anche solo lontanamente alla figaggine che era il suo alfa. Voleva essere degno di stare al suo fianco.

Sussultò, verso le dieci e mezza, quando la porta si aprì improvvisamente.

«Ehi, che ci fai ancora in pigiama?» si sentì chiedere con tono quasi curioso, mentre il maggiore richiudeva la porta «Non hai visto il foglio che ti ho lasciato?» Stiles non riuscì a rispondere o a sorridere di rimando alla bocca dell'altro che un pochino si alzò verso l'alto «Ti fa male la pancia? Hai mangiato troppo a colazione?» indagò, muovendosi verso di lui, dopo aver tolto il soprabito e averlo lanciato verso il divano. Il più piccolo però si ritrovò a indietreggiare come spavento, il viso rosso di quello che sembrava essere imbarazzo, costringendolo a fermarsi a neppure due passi di distanza «Stiles?».

Il diciassettenne si girò di scatto, dandogli le spalle e portandosi le mani sulle guance accaldate. Sentiva il cuore nelle orecchie aumentare i battiti quando si ritrovò le braccia del maggiore attorno al torace, che lo stringevano forti e possessive. Derek gli portò un palmo alla fronte, in un palese tentativo di verificare se avesse febbre.

«Svegliami» riuscì a dire dopo attimi che gli sembrarono eterni «E baciami, prima di andare via... É brutto svegliarsi da soli con un pezzo di carta affianco» asserì, trovando il coraggio di girarsi in quell'abbraccio e affrontare i suoi occhi verdi. Il moro lo baciò con sollievo, più di una volta, in maniera dolce e per nulla lussuriosa, promettendogli, tra un'effusione e l'altra che non lo avrebbe più fatto sentire solo «Che diceva il biglietto?» chiese, beandosi della vicinanza del maggiore. Il moro gli rivelò il contenuto e Stiles ritrovò immediatamente il sorriso, cercando di darsi un po' di contegno, non appena notò lo sguardo divertito dell'altro «Dici, sul serio? Restiamo fino a domani sera e potremo fare i turisti?» Derek annuì, rassicurandolo che il suo lavoro era terminato e che piuttosto doveva lavarsi e vestirsi se non voleva perdere altro altro tempo.

Stiles si ritrovò felice, libero di camminare per delle strade che non avrebbe mai pensato di frequentare fino a pochi giorni prima. Sì, si sentiva ancora a disagio nei posti con persone che li fissavano, ma al suo fianco c'era Derek che sembrava accorgersi quando qualcosa in lui non andava, e prontamente gli prendeva la mano, stringendogliela e facendogli capire che non fosse solo. Anche se ebbe il sospetto, lo facesse soprattutto quando altri alfa posavano su di lui gli occhi, per rendere più che palese che avesse già un compagno.

Destiny begins with us. ~ Derek & StilesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora