Capitolo 14

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"Non servono grandi gesti per rendere felice qualcuno che ha bisogno solo di piccoli istanti."

Poco tempo dopo la rivelazione di Stacey, lei stessa aveva scelto di smettere le cure, poiché risultavano inutili, e di conseguenza, aveva chiesto di essere dimessa.
I suoi genitori si erano inizialmente opposti, quando la figlia aveva comunicato loro il proprio volere, ma, parlando coi medici, avevano compreso che non c'era più nulla da fare, perciò, col cuore gonfio di dolore, avevano accettato di portarla via dall'ospedale.

D'altro canto, loro non erano mai con lei, per via del lavoro, e al loro posto, oltre a me e Zayn, su di lei vegliava Niall, che amava la cugina con tutto sé stesso, forse più della sua Shaw.
Niall non era d'accordo con Stacey, si era opposto con violenza, ma anche lui fallì miseramente.

"Non voglio vedere il sole da un ospedale quando posso morirci sotto mentre mi accarezza."

Queste erano state le parole decisive della tenace Stacey, al che Niall si era arreso.

Neanche una settimana dopo la sua dimissione, io, Zayn e Niall, iniziammo ad attuare il nostro progetto: avevamo deciso di farle sfruttare ogni singolo istante che le restava, facendoglielo vivere al meglio.
La portammo in un posto al mare, per cominciare, un posto dove il vento leggero muoveva le fronde degli alberi, ed accompagnava le onde, che cullavano la mente della ragazza, che si era assopita sulla propria sedia a rotelle, con Niall seduto ai suoi piedi, il quale appoggiava la testa sulle sue ginocchia.

Spesso e volentieri mi ero chiesto se tutta questa storia non stesse ferendo Zayn: avevo paura che si sentisse trascurato, che pensasse che mi stessi allontanando da lui. Certo, si era sempre prodigato al massimo per aiutarmi in tutto ciò che riguardava Stacey, forse ancora più di me, ma la mia paura era insidiosa.
Volevo bene a Stacey e Niall, ma non avrei mai potuto amare qualcuno più di Zayn.

Mentre guardavo quella tenera immagine dei due cugini addormentati, mi sfuggì un sorriso, prima che portassi lo sguardo altrove, verso la riva; Zayn stava camminando sul lungomare, forse pensieroso, forse triste.
Andai verso di lui e, non appena si fermò, lo strinsi forte da dietro, lasciando un casto bacio sulla sua spalla, strappandogli un sorrisone da centomila watt.

"Ti amo.", sussurrai.

Lui si girò, abbracciandomi, per poi baciarmi le labbra, con dolcezza.

"Ti amo.", rispose.

Gli sorrisi e basta, non dissi nulla di più. Lui mi prese la mano, portandomi verso un albero isolato, dove però non potessimo perdere di vista Stace e Niall.

"Lee?"

"Mh?"

"C'è qualcosa che ti preoccupa?", disse, sedendosi.

Io mi sistemai tra le sue gambe, con la schiena appoggiata contro il suo petto tonico, mentre lui imprigionò il mio torace nella stretta delicata delle sue braccia.

"Allora?", insistette, "Che c'è?"

"Niente, credo.", mentii.

"Smetti di fare il misterioso, non ti riesce per niente bene.", rise.

Di fronte all'assenza delle mie risposte, iniziò a farmi il solletico sulla pancia, al che iniziai a ridere forte, e a gridare pietà.

"Okay...", biascicai tra le risate, "Te lo dico."

Mi portò nella posizione originale, aspettando pazientemente.

"Ho paura di starti trascurando troppo.", sospirai, infine.

Lui mi strinse più forte, sorridendo.

"Sul serio?", rise,"Era questo?Lee...ma non lo capisci? Stai facendo una cosa bellissima, ed io sono fiero di essere al tuo fianco in tutto ciò. Sono fiero di essere con te in ogni caso."

Non risposi subito, baciai entrambe le sue mani, ma lui intese.

"Io non sto facendo nulla di che... tu stai facendo molto più di me per quanto riguarda..."

Non mi fece finire la frase, mi fece stendere sotto di lui, tappandomi la bocca.

"Non provare neanche a pensarlo. Sei meraviglioso, capito? Stai facendo tutto ciò che è in tuo potere per rendere felice quella ragazzina. Sei un uomo incredibile, e sono orgoglioso di essere io a camminare al tuo fianco."

Gli sorrisi. Sapevo che mi amava, che lo amavo, e anche che lui era il solo che avrei voluto tenere per sempre accanto. Ma, dopo tutti quegli anni passati tra le grinfie di bullismo ed insulti, credevo poco di essere meraviglioso.

"Forse ti confondi con te stesso.", sussurrai, dopo che tolse la mano dalle mie labbra.

"Ssh", ordinò, "Ora basta parlare, Payne."

Solo le sue parole mi fecero eccitare, il suo tono al mio orecchio mi fece ansimare.

Iniziò a strofinare lentamente il suo pacco sul mio, al che aprii leggermente le labbra, e lui approfittò per infilarci la lingua.
Mi baciò con passione, continuando a strofinarsi.

"Sei così eccitante mentre gemi...", sussurrò.

Si alzò dal mio corpo, togliendomi la maglietta, per poi passare lentamente un dito sul mio petto, scendendo verso la "v", prima di slacciare il bottone e la zip dei pantaloni.
Il tocco del suo dito sopra la stoffa del boxer fece sì che il mio bacino si alzasse da terra.

"Sì, sei decisamente pronto per me...", mormorò.

Si mise in piedi, mentre io mi inginocchiai ai suoi piedi, facendo scivolare a terra i suoi pantaloni.
Lui, sempre più impaziente, mi attirò più vicino; poco dopo, io iniziai a prendere in bocca la sua erezione, e a torturarla con le mie labbra, con la lingua, mentre lui stringeva i miei capelli tra le dita.
Mentre era sul punto di venire, si staccò da me, mi si spostò dietro, mettendomi una mano sul collo, e con l'altra mi accarezzò il petto.

"Un'altra cosa", sussurrò,"Sei tutto mio, Liam James Payne."

Annuii, perché la mia capacità di parola si stava per dissolvere.

Mi ridistese a terra, prima di portare il proprio corpo sul mio.
Mi infilò un dito in bocca, che succhiai con avidità, poi lo iniziòa strofinare sulla mia apertura, ormai scoperta.

"Ti... ti amo...", gemetti.

"Ti amo, dolcezza.", sorrise lui, con la lingua tra i denti.

Dopo avermi preparato ben bene, sostituì le proprie dita con il suo membro, spingendo piano e forte, in alternanza.
Mi aggrappai a lui, al mio rifugio felice, il mio piccolo istante infinito. Lo amai con tutte le mie forze, corpo ed anima, come ho sempre continuato a fare.
Spinse ancora, tra le mie suppliche, fino a riversarsi dentro di me, ed io con lui.

Sudato e stanco, si appoggiò sul mio petto, dopo essersi rivestito, ed aver fatto rivestire anche me.
Ci coccolammo per molto, guardando il sole brillare sul mare.
Pensammo a Stacey, che sì, doveva vivere i suoi momenti, ma in realtà toccava anche a noi, più che mai.
Essendo vivi, ogni singolo istante diventa prezioso. Non sai mai quando tutto finirà, perciò ogni istante è da vivere come se fosse l'ultimo.
Non servono grandi istanti, perché un solo piccolo momento può diventare un attimo infinito.
Ma soprattutto, non servono grandi gesti per rendere felice qualcuno che ha bisogno solo di piccoli istanti.


Finalmente, dopo quasi due mesi, sono tornata a scrivere.
Mi è dispiaciuto trascurare la storia, avrei voluto aggiornare già ieri, ma non è stato possibile.
Ringrazio comunque chi leggerà il pezzo, e chi l'ha fatto finora.
A presto ♡
-Mayne-

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