u n o

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[così verranno scritti i flashback.]

U N O;

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Fare finta che andasse tutto bene si era rivelato più difficile del previsto.

Non era la prima volta che fingevo sorrisi, naturalmente, eppure quella volta sembrava un compito impossibile da portare a termine. Guardare negli occhi i miei amici senza potere dire loro delle cassette era un inferno, ma sapevo di non avere altra scelta. Olivia e Diego non avevano nulla a che fare con tutta quella storia e non volevo essere io a includerli.

La sera prima avevo potuto ascoltare soltanto la prima cassetta – e già a metà avevo la nausea e mi era venuta voglia di buttare il lettore CD fuori dalla finestra. Era così strano sentire di nuovo la voce di Hannah e poter sentirla parlare di ciò che l'aveva fatta soffrire. Allo stesso tempo, però, non ero riuscita a smettere di ascoltarla – si era tramutata in una droga, in qualcosa che mi aveva creato dipendenza, ma che sapevo non mi facesse bene al corpo e alla mente.

Ad un certo punto, quando mio padre finalmente tornò a casa, dovetti smettere di ascoltare per paura di venire beccata. Non sapevo sinceramente che scusa mi sarei potuta inventare in una situazione del genere. Che cosa mai avrei potuto dirgli – che improvvisamente ero entrata in possesso delle audio cassette di Hannah Baker in cui spiegava i motivi per cui si era suicidata?

Nonostante quindi fossero passate ore da quando avevo ascoltato la prima cassetta, le parole di Hannah continuavano a frullarmi per la testa, non dandomi tregua. In più, ero sicura di avere un aspetto tremendo. Avevo dormito veramente poco quella notte e le poche ore di sonno le avevo passate saltando da un incubo ad un altro. Non avevo avuto il coraggio di guardarmi troppo allo specchio quel mattino, perché avevo paura di vedere che conseguenze avesse avuto quella notte infernale. Avevo risolto il tutto legandomi i capelli in una coda alta e indossando un paio di occhiali da sole per nascondere le occhiaie.

«Eve, mi stai facendo preoccupare. Sicura di stare bene? L'Evelyn che io conosco non uscirebbe mai in queste condizioni e sicuramente non con degli occhiali da sole a novembre!» esclamò Olivia, riportandomi alla realtà.

Mi girai con il volto verso di lei e annuii velocemente. I suoi occhi celesti continuarono a scrutarmi, ancora dubbiosi, e poi la ragazza curvò le sue labbra in un sorriso incerto.

Olivia era una ragazza davvero molto bella – e non lo dicevo soltanto perché era probabilmente la mia più cara amica. Aveva l'aspetto di un angelo ed ero sicura che sarebbe potuta essere una fantastica cheerleader, ma lei preferiva passare il tempo a scrivere per il giornalino scolastico. I suoi capelli erano biondi ed estremamente ricci, anche se lei sosteneva di stare meglio da liscia e quindi se li piastrava sovente. Le sopracciglia erano arcate, a dare ancora più intensità agli occhi cerulei, mentre la bocca era piccola e sottile. I ragazzi non erano immuni al suo fascino, ma Olivia non era tipo da relazioni serie; sosteneva che si sarebbe dovuta divertire il più possibile al liceo, perché poi sarebbe stata troppo grande e noiosa. Infine, tutti trovavano affascinante (e anche un po' inquietante) il suo amore incondizionato per il mondo. Era forse questa la caratteristica che si notava dopo anche solo una breve conversazione con lei.

Io non ero tanto positiva come lei, ma se c'era una cosa che avevamo in comune era il riuscire a vedere sempre il buono negli altri. Entrambe ignoravamo i pettegolezzi sulle persone e preferivamo conoscerle di persona, senza farci influenzare dalle opinioni altrui. Alcune persone avrebbero potuto chiamarci ingenue, sì, ma noi non vedevamo nulla di male nell'avere un po' di fiducia nel resto del mondo.

E questo era il motivo perché, nonostante le cose orrende che Hannah aveva rivelato nella prima cassetta, io non riuscivo ancora a considerare Justin Foley come un cattivo ragazzo.

reasons | zach dempseyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora