t r e d i c i

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T R E D I C I ;

[ vi prego di leggere la nota a fine capitolo, è molto importante! ]


Saltare la scuola si era rivelato veramente facile. Papà era andato a lavoro relativamente presto e sapevo con certezza che la scuola non aveva il numero del suo cellulare, ma soltanto quello di casa, quindi non lo avrebbe mai scoperto. Mia sorella Erika aveva sempre preso il bus per andare a scuola e quindi anche lei usciva prima di me. Olivia mi aveva sempre ripetuto che ero estremamente fortunata ad essere sola in tarda mattinata, perché questo voleva dire che potevo saltare scuola ogni volta che volevo senza essere veramente beccata. Io, in realtà, la trovavo una cosa molto triste. Eravamo una famiglia che si stava distaccando sempre di più: Erika diceva che non voleva che io la accompagnassi a scuola perché guidavo male, ma sapevo che lo faceva perché preferiva passare il tempo con i suoi amici piuttosto con me. Papà usciva sempre presto al mattino perché preferiva uccidersi di lavoro piuttosto che deprimersi in casa. E io restavo da sola a passare il tempo a guardare uno stupido cellulare, come se potesse aggiustare i problemi della mia famiglia.

Avevo detto ad Olivia e Diego che stavo male e quindi di non preoccuparsi quando non mi avrebbero visto la scuola. Non mi piaceva continuare a mentire loro, ma non avevo veramente altra scelta. Non potevo sicuramente dirgli che avrei saltato scuola per ascoltare insieme a Zach una misteriosa cassetta che mi aveva registrato Clay Jensen... e che avevo intenzione di fare visita al cimitero più tardi nel pomeriggio. Preferivo che restassero all'oscuro di tutta quella faccenda, sarebbe stato semplicemente più facile.

Ci misi poco tempo a guidare fino a casa Dempsey. Mi fermai non proprio davanti a casa sua per paura che, a differenza mia, ci fosse sua madre oppure sua sorella ancora in casa. Gli mandai un messaggio per spiegargli che mi ero fermata vicino ai cassonetti dell'immondizia che mi permettevano di nascondermi un po'. Zach arrivò dopo qualche minuto con lo zaino in spalle e il volto preoccupato.

«Deduco dalla tua faccia che tua madre era ancora a casa» gli dissi, arcando un sopracciglio.

Lui semplicemente fece spallucce. «Mi ucciderebbe se sapesse che ho saltato un giorno di scuola. Mi ricordo che da piccolo mi faceva andare perfino quando avevo la febbre alta. A volte mi chiedo se non le importano soltanto i miei voti.»

Una volta che si sedette al mio fianco, passai affettuosamente la mia mano sul suo braccio. Non era molto, ma non c'era altro che potevo fare per confortarlo. Avrei voluto avere consigli per migliorare la situazione con sua madre, ma io la mia non la vedevo da talmente tanto che era meglio se non dicevo nulla.

«Ma lasciamo perdere i genitori fastidiosi» Zach fece una pausa e poté posare lo zaino nel sedile posteriore, per poi riportare il suo sguardo su di me. «Dove andiamo per ascoltare l'ultima famosa cassetta?»

Mi morsi il labbro. Non potevo dirgli fin da subito che volevo andare al cimitero, lo avrei definitivamente spaventato. Visitare quel posto doveva essere l'ultimo passaggio della giornata, in cui gli avrei definitivamente rivelato ogni mio segreto. Mi sarei completamente esposta ai suoi occhi e il colmo era che non mi sentivo nemmeno spaventata. Sapevo che era la cosa giusta da fare e che Zach mi sarebbe stato accanto.

«Pensavo di andare al Parco Melrose, quello vicino al cimitero. Ci andavo spesso con la mia famiglia quando ero piccola... è un posto dove mi sento sicura.»

Certo, pensandoci su un parco vicino al cimitero della città non era il luogo migliore per dei bambini. Ma quando ero piccola vivevamo in quel quartiere della città e quindi passavamo ogni pomeriggio nel parco. C'erano effettivamente poche giostre – solo uno scivolo e appena quattro altalene – ma agli occhi di una me di sei anni era praticamente un parco divertimenti degno di competere con Disneyland.

reasons | zach dempseyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora