La soluzione sei Tu (32)

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La residenza di Izanagi non era di certo come la immaginavo. Non era un castello enorme ad attendermi, ma bensi una casetta in legno malconcia, separata dal resto della città ed illuminata da sole candele e torce.

L'interno era spoglio e ad illuminare il tutto vi era solo la luce del fuoco acceso in un camino, seduto dinanzi ad esso vi era Izanagi, aveva l'aspetto di un uomo sulla cinquantina d'anni, bensì ne avesse molti di più e indossava un kimono con giacca bianca e gonna nera con stampa dorata.

<<Siediti pure>> il Kami parlò senza nemmeno voltarsi per vedere chi fosse entrato, così mi sedetti accanto a lui con gambe incrociate, sollevata dalla sensazione di calore dovuta al fuoco alla mia destra.

<<Il mio nome è Amanda>> dissi per prima cosa, lui si voltò verso di me, abbozzando un lieve sorriso. I suoi occhi ed i suoi capelli erano neri, tratti asiatici ed una cicatrice caratterizzavano il suo volto.

<<D'accordo, non ti chiamerò Haru>> mi disse lui, aveva capito subito il motivo per cui avevo pronunciato quelle parole per prime.

<<Sa perché sono qui?>> gli chiesi, ero abbastanza calma, io stessa ero meravigliata dal mio atteggiamento, ero davvero cambiata.

<<Delle voci sono giunte alle mie orecchie... Amanda. La maggior parte di tutti noi è stata addolorata per molto tempo della tua assenza fra noi, tu non ricorderai di certo ma avevi molti amici qui... e a quanto vedo ne hai ancora. Come sta il vecchio gatto? Ho fatto bene a non ucciderlo>> fui sorpresa del suo tono tanto rilassato e confidenziale, insomma, era il creatore di tutto!

<<Se non fosse stato per lui, credo che non sarei mai tornata fra voi>> ammisi, d'altronde era così, era tutto iniziato per puro caso, inseguendo un gatto attraverso il parco.

<<Se non fosse stato per lui, non ti saresti mai allontanata a prescindere>> con quelle parole vidi il suo volto cambiare, diventare più duro e severo.

<<Un altro episodio simile e non ci penserò due volte a porre fine alla sua esistenza... ma ora andiamo oltre, non siamo qui per parlare di lui>> si fermò un attimo, quasi perso in vecchi ricordi e poi continuò <<mi dispiace per ciò che Izanami ti sta causando, in parte è colpa mia stessa. Sono passati così tanti anni, secoli, millenni eppure le memorie di quel posto sono ancora vive dentro me. La prima volta che visitai la terra dei morti, Yomi no kuni, avevo buone intenzioni, volevo salvarla, la mia bella sposa. Avresti dovuto vederla ai tempi del suo splendore, i suoi capelli setosi incorniciavano il suo viso tondo e roseo, ed il suo sorriso... mai più ho visto tanta bellezza. Ma quando arrivai lì, quando vidi come era diventata... ne fui inorridito, quella non era Izanami, era un vero e proprio mostro che urlava il mio nome mentre strisciava per le paludi, chiunque avrebbe fatto ciò che ho fatto io>> sembrò quasi che stesse cercando di convincere se stesso, non me.

<<Devo averla fatta soffrire molto, troppo, per farla diventare ciò che è ora. Di ritorno dal viaggio, mi lavai e rilavai e lo feci ancora... Dall'acqua caduta dal mio occhio destro ebbe vita Tsukuyomi, dall'acqua del mio occhio sinistro invece Amaterasu mentre dal mio naso Susanoo. Subito dopo decisi di chiudere l'ingresso per quel luogo, eppure lei riesce ad andare e venire a suo piacimento, tormentando i vivi, per ricordarmi ogni giorno cosa ho fatto>> i suoi occhi posati sul fuoco divennero tristi, colmi di pentimento.

<<Cosa posso fare per fermarla? Non voglio morire, non ora che finalmente ho capito chi sono e cosa voglio>> gli dissi con gli occhi lucidi dalle forti emozioni che stavo provando.

<<Non si può fermarla, ed è qui che la nostra conversazione è destinata a morire>> quelle parole mi sconvolsero, ma come era possibile?!

Il mio migliore amico è un.. gatto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora