capitolo 7 (parte 2)

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Isa

ieri sono stata benissimo con Damon. mi fa sempre sorridere. per un attimo siamo stati così vicini che pensavo mi avrebbe baciata, ci speravo così tanto. ma vabbè, forse non è ancora pronto, o magari non vuole cose serie, non so.
è quasi mezzogiorno, decido di fare una sorpresa a Damon andando a casa sua. magari poi ordiniamo qualcosa d'asporto.
mi preparo e vado a casa sua, suono il campanello e tutta sorridente aspetto che mi apra la porta, ma quando si apre, il mio sorriso svanisce totalmente. c'è una ragazza mezza nuda, ha addosso solo una camicia di Damon, la stessa che aveva al nostro primo appuntamento. lei mi guarda e sorride con tono di sfida, mi sento morire dentro.
K: chi sei?
cerco di parlare ma non ci riesco, ho un nodo alla gola e sento che sto per scoppiare. pensavo almeno di piacergli, solo un pochino. non pretendevo che fosse innamorato di me, solo una piccola cotta.
K: il gatto ti ha mangiato la lingua per caso?
io: I-Isabella. e tu?
K: ahhh, la famosa Isabella...
la guardo male. Damon le ha parlato di me?
K: piacere, Katherine.
Katherine? QUELLA Katherine? mi sta davvero dicendo che è tornato con la sua ex che l'ha abbandonato dopo averlo trasformato?
mi porge la mano e io la stringo, mi si gela il sangue solo al contatto con la sua pelle, quindi ritraggo subito la mano.
io: n-non c'è D-Damon?
dico balbettando.
K: sta facendo la doccia. se è importante vado a chiamarlo.
io: mh, no... non fa niente.
K: ok, beh, vuoi gli dico che sei passata?
io: no, non importa.
K: allora addio.
rientra in casa sbattendo la porta. vado verso un bar e nel frattempo inizia a piovere a dirotto. mi bagno tutta. appena entrata nel bar mi scrollo l'acqua di dosso e vado a sedermi al bancone. comincio a ordinare shottini, sono solo le una di pomeriggio ma voglio scordarmi tutto, solo per un po'.
Barman: brutta giornata?
lo guardo e faccio no con la testa.
io: brutta vita.
forza un sorriso e annuisce, poi mi lascia sola andando a servire altri clienti.
dopo un po' un ragazzo si siede in parte a me, lo vedo solo con la coda dell'occhio ma mi basta per capire che oggi l'universo è contro di me.
...: che è successo? il grosso sbruffone ti ha lasciata?
dice dopo aver ordinato una vodka.
io: non sono affari tuoi, Daniel.
dico sorridendo sarcastica.
D: eddai, a me puoi dirlo. ci siamo detti e fatti tutto, ricordi?
dice mettendomi la mano sulla coscia, accarezzandola e mordendosi il labbro inferiore.
io: sei un porco.
dico alzandomi per andarmene.
D: ehi, dai, sto scherzando.
dice fermandomi.
D: resta. ti offro qualcosa.
lo guardo un attimo e poi accetto. cominciamo a parlare di tutto e di più. di questi mesi trascorsi senza vederci, dei progetti che avevamo e di come lui sia riuscito a distruggere tutto. non avrei mai pensato che dopo tutto quello che mi ha fatto passare sarei riuscita a sedermi con lui bevendo una bibita tranquillamente.
sto riscoprendo il lui di una volta. il Daniel gentile, premuroso e dolce, che si preoccupava per me. quello di cui mi sono innamorata.
io: allora è vero che non tutti i mali vengono per nuocere.
dico sorridendo. lui ricambia. guardo l'orologio e vedo che sono già le sei, non me n'ero resa conto.
io: si è fatto tardi, è meglio che vada, Bonnie mi starà aspettando.
dico alzandomi, lui si alza con me.
D: sei qui in auto?
io: veramente no.
D: allora ti accompagno. sta ancora diluviando, se vai a piedi oltre che bagnarti ti prenderai su qualcosa.
io: allora grazie.
dico sorridendo.
andiamo in auto e mi accompagna a casa. accosta davanti al vialetto.
io: beh, ci vediamo.
annuisce. apro la portiera ma lui mi ferma e quindi la richiudo.
io: che c'è?
D: scusa.
lo guardo non capendo.
D: mi dispiace, per tutto. per tutto quello che ti ho fatto passare quando me ne sono andato. per tutti i pianti che ho causato, e le crisi di panico. mi dispiace davvero, per tutto quanto.
sorrido e lo bacio sulla guancia, poi esco dall'auto senza dire niente. non ci sono mai servite le parole per capirci, bastavano i gesti.
resto sotto il portico finché non se ne va. sospiro felice. poi prendo le chiavi e le metto nella serratura.
...: piccola...
mi blocco. quando mi giro c'è Damon, è fradicio. cerco di mantenere la calma. adesso vorrei solo urlargli in faccia quanto sia un pezzo di merda per avermi illusa così, ma come sempre non riesco a far uscire niente e semplicemente lo guardo con disprezzo.
io: non ho voglia di parlarti, Damon.
dico dopo un po'.
D: fammi spiegare.
io: non c'è assolutamente nulla da spiegare. a meno che tu non voglia scendere nei particolari piccanti.
sospira.
D: so di essere un grande stronzo. e anche tu hai tutto il diritto di pensarlo. ma lo sai che io ti...
si blocca.
io: che tu cosa?
sta zitto.
io: CHE TU COSA DAMON?
Dico urlando.
io: tu non ti sei mai spiegato, mai espresso. non mi dai mai modo di capire quello che pensi. non finisci le frasi, mi lasci con l'ansia di non essere abbastanza, per te e per tutti. io ci provo a capirti, ad essere paziente, ma adesso basta. ci conosciamo da mesi e non mi hai ancora dimostrato nulla, ma io lo so che tu a me ci tieni, e lo sappiamo entrambi. ma Dio... sto aspettando da troppo quel momento ok? da quando ci siamo conosciuti, e ho capito che senza di te non ci riesco a stare. e ora puoi anche guardarmi male, ridere di me, ma non importa, perché ho detto quello che penso e io lo so, ne sono sicura, che in fondo anche per te è la stessa cosa. ma tu non...
mi bacia. comincia a baciarmi. senza neanche lasciarmi finire il discorso, mi bacia. un bacio umido dalle gocce d'acqua che cadono dai suoi capelli ancora bagnati dalla pioggia, un bacio pieno di passione e sentimento. come a dire "sei mia, e ora non ti lascio più". un bacio di cui avevamo bisogno entrambi, da troppo tempo.

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