«Mamma oggi vado a scuola con la moto» urlo dal piano di sotto per farmi sentire, mentre recupero la mia giacca e il casco, oggi metterò in mostra la mia bambina appena modificata. Vado in cucina per salutare Madison le poso un bacio sulla guancia mentre lei mangia tranquillamente e quando mi vede che sto uscendo con il casco sotto il braccio ci rimane male.
«E chi poterà me a scuola oggi? Sai che non mi piace prendere il bus» mi ricorda mia sorella e io la guardo dispiaciuta. Prima che nostro padre morisse andava spesso con il bus, ma da quando lui non c'è più ha il terrore di salire sui mezzi che non sono guidati da lei o da qualcuno di cui le si fida, ha paura. Mi guardo attorno cercando una soluzione guardo mio fratello e cerco di assicurami che sia lucido, quando si accorge del mio sguardo su di lui alza la testa per cercare di capire che cosa voglio.
«Si la porto io» afferma Dylan mentre butta giù il suo caffè e si alza dal tavolo, guardo la sua camminata e quando sono sicura al cento per cento che è lucido, metto da parte tutte le paure.
«Devi anche andare a riprenderla, con lei ci sarà anche un suo amico devi riaccompagnarlo a casa» spiego frettolosamente a mio fratello che con un cenno di mano mi liquida facendomi capire che per oggi gli ho parlato abbastanza. Spero per lui che si ricordi di andare a prendere i ragazzi altrimenti dovrà subirsi me e anche qualche pugni da parte di Evans. Recupero lo zaino e intravedo mia madre sulle scale che si dirige verso di me e mi guarda con preoccupazione.
«Vai piano» ogni volta che esco di casa si raccomanda, mi ricorda che non può perdere nessuno dei suoi figli altrimenti ne morirebbe e ogni volta la deludo perché io quando guido piano certo non vado.
«Si mamma» la saluto e poi vado dritta davanti al garage lo apro e la mia moto è lì, davanti a me che mi invita a salire e a farla scendere su strada, vuole liberare tutta la sua potenza e in poco tempo io la accontento, salgo, infilo il caso, accendo il motore, due giri di acceleratore e parto sgommando. Una volta immersa nel traffico inizio a fare le mie solite peripezie, sorpasso, mi imbuco tra le macchine, supero i limiti di velocità prestabiliti dalla legge e mi fermo solo quando ci sono i semafori rossi, arrivo nel parcheggio dell'Università e da brava esibizionista che sono impenno, ho un controllo notevole dalle moto come di ogni cosa che ha un motore , dei cavalli e delle ruote. Quando ottengo lo sguardo di tutti i ragazzi nel cortile davanti al parcheggio, vado al parcheggiare la moto e scendo sfilandomi il casco con una lentezza unica, sistemo i miei lunghi capelli castani e guardo tutte le persone che mi guardano e sorrido soddisfatta, con una sicurezza che di norma non mi appartiene mi dirigo verso Samantha e Tyler.
«Che esibizionista del cazzo» afferma Ty e io faccio un mezzo inchino lusingata, prendendo le sua perle come fossero dei complimenti.
«Me la fai provare?» chiede Samantha e ghigno divertita negando con la testa, la mia bambina la tocco solo io, nessuno sale sulle mie moto o sulle mie macchine se non sono io a volerlo.
«C'è da dire che è proprio bella, il colore, il rumore che il motore fa, la stabilità che ha sulla strada, è tutto dannatamente perfetto, Felix non sbaglia mai» Tyler ha ragione, il nostro meccanico di fiducia non ne sbaglia mai una, sa rendere anche un catorcio una macchina da corsa figurati modificare motori già potenti senza che lui ci aggiunga del suo.
Qualcuno urta la mia spalla e quando mi sorpassa si gira a guardarmi spostando leggermente la testa di lato capisco chi è, faccio finta di nulla non ho voglia di scannarmi con lui alle sette e cinquanta del mattino, anche se la voglia di prenderlo a pugni in faccia è sempre accesa
«Bella moto Ashley, però concediamo i meriti a Felix» esclama Nathan passandomi accanto a alzando il pollice in su, è quasi più simpatico dell'amico che mi sta letteralmente dando sui nervi da quando è tornato a Miami.