Manca un mese a Natale e io come ogni anno odio questo periodo dell'anno, specialmente da quando mio padre non c'è più. Odio la mia famiglia che si riunisce e pretende di capire perché io non abbia seguito giurisprudenza, pretendono di comandarmi, di capire perché io sono sempre così silenziosa, perché non mi presento alle cene o agli eventi che fanno. Ora più che mai non ho voglia per nulla di pensare alla mia famiglia e sopportare le loro torture con tutto quello che mi sta succedendo.
Quando Evans ha scoperto che mi avrebbe fatto da guardia del corpo mi ha lanciato un sorriso talmente sadico che sono tremata di paura, per ora non ha fatto molto, entrambi abbiamo condotto le nostre vite tranquillamente, come se nulla fosse ma ogni volta che i nostri sguardi si scontano vedo quei occhi cattivi sorridermi prendendosi gioco di me. Del gala non mi ha detto ancora nulla, molto probabilmente mi salvo e non ci vado, se sono a casa ho i mezzi per difendermi, i mezzi pesanti, fuori casa è il mio problema.
Le macchine di John e i suoi uomini sotto copertura li ho trovati e li ho riconosciuti subito, ha degli agenti scandenti a sua disposizione e spesso sono riuscita a far perdere le mie tracce, quindi sono l'ultimo dei miei problemi qui due incapaci, resta sempre però Simon.
Mi siedo sulla scalinata ad aspettare Samantha e continuo a pensare a come queste ultime due settimane siano state stressanti, il professore di economia mi ha rotto affinché io mi faccia aiutare da Christian, ma non hanno ancora capito che io con lui voglio limitare i contatti il più possibile. Dormo così poco, penso che uno di questi giorni crollerò in mezzo alla strada o da qualche altra parte, ma non riesco a chiudere gli occhi anche se ci sono gli uomini di Luke a proteggerci, io non posso abbassare la guardia.
Spesso la sera scendo al piano di sotto e guardo la tv, mio fratello a volte mi tiene compagnia ma non fa domande, resta con me sul divano e poi prende sonno, così io esco fuori e porto agli uomini di Luke i caffè dato che stanno svegli tutta la notte senza muoversi di mezzo metro, non sono in cerca di entrare nelle grazie dei migliori, ma sono grata loro per il lavoro che fanno. Credo di aver visto anche Christian, ma appunto credo, dato che a lui fregherà poco se la sera mi succede qualcosa, sono circondata da uomini con il doppio dei suoi anni e addestrati da più tempo.
«Milton hai una faccia» alzo la testa verso la persona che ha parlato e mi trovo davanti Nathan Hale e stranamente, forse per stanchezza, gli sorrido.
«Si beh lo so» mi limito a dire stropicciandomi gli occhi con le mani e stiracchiandomi leggerete, restare sveglia è un impresa, infatti sta mattina mi ha portata a scuola Dylan.
«Ho saputo da Christian come te la passi, forse dovresti prenderti una vacanza Ashley, allontanarti un po' da tutto ciò» resto un po' sorpresa dal suo interesse verso di me. Vero c'è da dire che lui è Samantha si sono avvicinati molto nell'ultimo periodo, ma io con lui e tutti gli altri sono sempre stata molto fredda e distaccata.
«Hai ragione, tra un po' ci saranno le vacanze di Natale. Mi riposerò allora» lui mi guarda e delle emozioni che non ho visto negli occhi di nessuno attraversano gli occhi scuri di Nathan, come se volesse fare qualcosa ma sa che non può.
«Io sono quello che protegge tua sorella» quindi in teoria anche lui fa le ore piccole, perché lui sembra riposato e io no? E specialmente non avrebbe dovuto dirmelo.
«Non avresti dovuto dirmelo Nathan» lo riprendo e lui mi sorride mentre si sistema i capelli biondi e si siede accanto a me tirando fuori dalla tasca del giubbotto di pelle nero il pacchetto di sigarette.
«Lo so, ma dato che sai chi è il tuo protetto mi sembrava giusto dirti che io sono quello di tua sorella, al posto di Jack» mi spiega mentre si accende la sigaretta e io lo guardo curiosa mentre si rilassa aspirando la nicotina.