3.

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«Okay, perché ci mettono così tanto? Sono le undici, insomma!»

Era ansioso? Forse.
Il pensiero di vedere la sua prima cotta dopo tanto lo agitava.

Non che ora provasse gli stessi sentimenti verso il cupo scrittore di Riverdale: il suo cuore ormai apparteneva, a suo malgrado, ad una persona dalla quale non avrebbe mai ricevuto attenzioni amorose.

O almeno così credeva.

Scott sbuffò. «Cristo, Stiles, calmati»

Stiles rispose con una linguaccia, per poi ridere all'espressione scocciata dell'amico. «Sono solo contento, Scottie. Posso esserlo, no?»

Il giovane lupo annuì. «Certo che puoi, però-» sbadigliò, stanco per non aver chiuso occhio tutta la notte «avresti anche potuto lasciarmi dormire e svegliare Derek. È abituato a dormire poco...»

L'umano roteò gli occhi. «Non fare il pesante!» lo rimbeccò, con una gomitata «Ci divertiremo in queste settimane!»

«Risolvere omicidi, certo. A dir poco fantastico.»

«Non sei contento di vedere Jug?» gli chiese Stiles, stranito dal suo comportamento.

«Vedere lui mi ricorderà il motivo per il quale lui sta venendo da noi: Lydia.» rispose il moro, deglutì.

Gli occhi gli si velarono di lacrime.

«Scott...»

«Era la tua migliore amica. Anche tu stai male, lo so, è solo che...» tirò su col naso «...è come perdere un arto. È come se non avessi più una gamba per continuare ad andare avanti. Un componente del mio branco non c'è più e non solo soffro emotivamente, ma c'è questo dolore che non mi permette di lottare come prima. Continuo a sentire il suo urlo» una goccia salata cadde sulla sua guancia, sospirò frustrato «Se solo fossi arrivato prima, se solo avessi corso più veloce, lei...lei...»

Stiles gli prese il viso tra le mani. «Non é colpa tua, Scott.»

«Lei...lei sarebbe ancora viva...»

Stiles gli intimò di far silenzio «Scott, smettila.»

«Sono un capobranco inutile, un buono a nulla. Non sono riuscito a salvarla...»

L'umano lo attirò a sé, affondò le sue mani pallidi nei capelli scuri dell'altro, iniziò a massaggiarli dolcemente. «Va tutto bene, va tutto bene.»

«E ora tu stai male per colpa mia, e Jug e gli altri saranno qui e chiederanno di lei e non so se-» singhiozzò appena «non credo di farcela.» Si distaccò lievemente per guardare negli occhi il fratello che, sin da bimbo, avrebbe desiderato avere. «Mi dispiace, Stiles.»

«Lupacchione, va tutto bene.»

Non bisognava esser dotati di sensi da lupo per percepire la sofferenza di Scott in quel periodo.

Persino la sua forza si stava lentamente tramutando in una debolezza perenne.

E questo Stiles lo sapeva bene: sentirsi vulnerabili. Essere vulnerabili.

«Sai che faremo dopo? Usciamo. Tutti insieme, dai! Così mostriamo la città ai ragazzi e-»

Si bloccò subito allo stridere delle ruote della macchina di Archie, ormai ferma davanti al vialetto di casa Stilinski.

Le labbra di Stiles non poterono fare a meno di aprirsi in un grande sorriso.

«Si, si! Ce l'avete fatta!»

Jughead scese immediatamente dall'autovettura per raggiungerlo e subirsi, di conseguenza, un suo interminabile abbraccio.

«Stiles, sai che odio queste cose» sussurrò, il viso lievemente arrossato. Ricambiò la stretta dopo poco, anch'egli contento di vederlo.

L'umano, d'altra parte, sfilò velocemente dai capelli corvini del ragazzo il cappello grigio che teneva costantemente sul capo. «Dio, ci sono riuscito!» esclamò, sventolandolo.

Jughead sbuffò. «Stiles!»

Stiles, con uno scatto, si diresse verso casa sua fuggendo dall'altro, rincorrendosi come due bambini.

Archie aggrottò la fronte.
«Vedo Jug alquanto impegnato, quindi-»

«Prendo io la sua valigia, non preoccuparti» lo interruppe Scott, avvicinandosi al portabagagli.

«Mi chiamo Archie, comunque» si presentò il rosso, mettendo piede a terra.

Si sentì improvvisamente meglio.
Riverdale non gli aveva mai infuso questa sensazione di calma.

«Loro sono Betty e Veronica» continuò, con tono rilassato, indicando le ragazze alle prese con le loro borse.

«Io sono Scott, al vostro servizio!»

'Perfetto' pensò 'Zero domande. Grandioso.'

Veronica sospirò. «Questa città è così carina!».

«Fidati, non è come sembra.»

Betty sussultò al sentir quella voce profonda, Scott si girò sorpreso.
Alzò un sopracciglio.

«Derek, non ti aspettavo qui...»

«Da ex-capobranco, forse il più maturo tra voi qui, è mio dovere accogliere i nuovi arrivati. No?»

«Capobranco?» domandò Archie, analizzando l'uomo davanti a sé con aria interrogativa.

Scott deglutì. «Nulla, davvero. Non fate caso a lui.»

Derek roteò gli occhi.

«Entrate, coraggio» continuò il nuovo capobranco, lanciando un'occhiataccia all'amico.

«Che c'è? Non guardarmi in questo modo!»

Scott lo afferrò per la maglia. «Non sgozzare Jughead. So che vorresti.»

Derek assunse un'espressione imcredula. «Io? Non sono il tipo che fa queste cose, lo sai!»

Scott allentò la presa. «Sotterra la tua gelosia nell'angolino più buio del tuo cuore, per favore.»

«Gelosia?»

Il giovane ispanico tese verso l'alto l'angolo destro delle labbra. «Entra, Der. Ti farà bene conoscere gli altri.»

Sarebbe stata una lunga giornata.

Redhead Troubles.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora