5.

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«Perchè hai dormito sul divano?»

Jughead abbassò lo sguardo. «Archie, davvero, non è nulla.»

«Sul serio? Ho fatto qualcosa che ti ha infastidito o-»

«Niente. Va tutto bene.»

Il rosso si rassegnò mestamente, bevve un sorso di latte per scacciare via i dubbi.

«Forse...» sussurrò mentre i ricordi divennero sempre più vividi nella sua mente, capaci di fargli palpitare il cuore con velocità maggiore.

Si bloccò all'istante. Dovevano davvero parlarne?

«...riguarda...»

Jughead roteò gli occhi. «Cristo, Archie, parla» borbottò, il respiro sempre più pesante.

Il giovane dai capelli fulvi prese colore in volto. «Quella notte.»

Il moro alzò le spalle. «Non so proprio di cosa parli.»

La mano di Archie si posò delicatamente su quella dell'altro, di fronte a lui. «Jug-»

Il corvino rimosse la mano quasi come scottato da quel gesto. «Non è successo niente, Arch.»

«Ricordo tutto, Jug. Per favore, se solo-»

«Eri ubriaco. Puzzavi di alcool, blateravi parole senza senso e-»

«E ti ho baciato.»

Jughead storse il naso. «Non lo volevi realmente. Insomma, Archie Andrews interessato ai ragazzi? Il mitico donnaiolo di Riverdale che ha una cotta per il suo migliore amico?»

«Io...volevo baciarti» rispose Archie, tentennando lievemente «Volevo da anni, Jughead. Tutte le cose che ti ho sussurrato quella sera, avvolto nelle lenzuola nel tentativo di dormire, erano vere. Ti ho baciato ancora, ed ancora, ed eri così piccolo tra le mie braccia...»

«Tutte bugie. Eri ubriaco, troppo ubriaco.»

Al rosso tremarono le mani. «Si, ma-»

«Se non lo fossi stato nulla sarebbe successo. In sintesi: tutte menzogne» concluse Jughead, guardandolo fisso negli occhi.

Archie si alzò di colpo, sul punto di dir qualcosa, quando Stiles fece la sua comparsa in cucina.

La tensione tra i due era troppo forte per non esser notata. «Scusate se ho interrotto qualcosa, è che, sapete, ho davvero tanta fame e quindi prenderò solo un pacco di biscotti e tornerò di sopra e-»

«Stiles, tranquillo» lo interruppe Archie fingendo un sorriso «Non stavamo parlando di niente.»

Guardò il compagno di sottecchi.

«Niente» sussurrò poi, prima di salire nuovamente al piano di sopra.

Stiles aggrottò la fronte. «So che non dovrei chiederlo e stare zitto perché parlo troppo e potrei infastidirti, ma c'è questa domanda che mi tormenta da tempo e, si, insomma, non ho ascoltato nulla di ciò che vi siete detti, nulla, davvero, ma-»

«Non stiamo insieme. Ora mangia, e in silenzio.» gli ordinò Jughead, un'espressione corrucciata in viso.

«Si, perfetto. Me ne starò proprio zitto...»

Jughead fece un cenno in segno di ringraziamento, per immergersi nell'innaturale e breve silenzio interrotto dalla voce allegra dell'altro.

«Non è che potresti passarmi il caffè?»

Il moro si poggiò una mano in fronte, mentre Stiles gli rispose con una linguaccia.

***
«Non ho capito. Cheryl ha mentito?» domandò Derek, le braccia conserte.

«Si, esattamente. Non solo alla polizia, ma a tutti noi per mesi...e mesi...» rispose Archie picchiettando le dita sul tavolo di legno.

«Una morte inscenata tramutatasi in morte reale» osservò Stiles grattandosi la nuca «Se non fosse così macabro quasi lo troverei affascinante...»

L'uomo alzò un sopracciglio. «Affascinante? Sul serio?»

«Sono ossessionato dalle cose misteriose.»

«E dalle persone misteriose...» mormorò il rosso, prendendosi una gomitata dall'umano.

Si riferiva forse a Derek?
Era così evidente?

«Hey!»

«Hai fatto bene, Stiles. Fagli chiudere quella boccaccia che ha» aggiunse Jughead, sbuffò pesantemente.

«Boccaccia? Non mi pare ti sia dispiaciuta» controbattè Archie, le mani sui fianchi.

Derek spostò lo sguardo tra i due nuovi arrivati come ad osservare una partita di ping pong.

Rabbia, tristezza, rancore.

«Okay!» esclamò Betty, rise nervosamente «Concentriamoci su Jason e Lydia, dai!»

Scott si voltò verso Malia, entrambi con Liam in un angolo della stanza per parlottare fra loro. «Io non credo di farcela.»

Gli occhi della ragazza scrutavano il vuoto. «Scott, ti capiamo. Abbiamo sentito tutti l'urlo ma, credimi, nessuno di noi poteva far qualcosa.»

«Malia ha ragione. Non possiamo ritirarci adesso, non noi. Olfatto sviluppato, ricordi?» gli ricordò Liam con un sorrisetto furb

«Non ci serve a nulla l'olfatto se l'assassino non ha lasciato alcuna traccia di sé» ribadì Scott con nervosismo, battendo ripetutamente il piede sul pavimento di legno.

Malia si mordicchiò il labbro inferiore. «Lo troveremo, Scott. Dobbiamo trovarlo.»

Jughead guardò il trio lontano con un'espressione dubbiosa. «Vi unite anche voi per formulare teorie, lupi solitari?»

Liam deglutì. «Certo, ragazzo pallido.»

Il moro roteò gli occhi in risposta, per poi osservare Archie spiegare le ultime vicende di Riverdale.

Quella cittadina non gli mancava per nulla.

Redhead Troubles.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora