Il ragazzo dai capelli mori si strinse maggiormente addosso il suo misero giubbetto di jeans scolorito e rabbrividì a causa del vento freddo che soffiava per le strade, nonostante fosse solamente Ottobre. Sbuffó sonoramente lanciando l'ennesima occhiata in fondo alla strada, se fosse andato avanti così si sarebbe bagnato pure le mutande. Iniziò a tamburellare con fare impaziente il piede sull'asfalto bagnato dalla pioggia, come se quel gesto potesse far arrivare prima l'autobus che stava aspettando già da dieci minuti. Avrebbe fatto prima ad andare a piedi a questo punto, invece aveva deciso di prendere l'autobus proprio a causa della pioggia, ma non si era rivelata una grande idea dopotutto. Nemmeno indossare quel misero giubbetto e le vans tutte strappate lo era stata. Theo, il suo irritante coinquilino, glielo aveva detto, con quel suo irritante accento irlandese e la sua solita finezza "fa un cazzo di freddo fuori, sei sicuro di voler uscire così conciato? Sembri così gay" aveva esclamato guardando il suo outfit con aria critica. "Ha il pelo" aveva ribattuto lui alludendo a quella specie di finta pecora che rivestiva la fodera interna del giubbetto "e non sembro gay, sono gay Theodore" aveva usato il nome intero, cosa che sapeva avrebbe fatto infuriare l'altro, ed era uscito borbottandogli contro come al solito. In verità si volevano un gran bene, solo avevano uno strano modo di dimostrarlo.
Benjamin sbuffò ancora e guardò l'ora sullo schermo del telefono, altri due minuti erano passati e dell'autobus nemmeno l'ombra, ecco perchè preferiva sempre percorrere quei quattro chilometri che separavano il suo appartamento dall'università a piedi, per quello e per il culo, soprattutto per il culo in verità, visto che di andare in palestra non se ne parlava neppure lontanamente, figuriamoci, pigro com'era. Finalmente dalla curva in fondo alla strada vide spuntare due fari gialli "era ora" sibilò sottovoce, sentiva le gocce di pioggia scivolargli giù per la schiena ormai e i capelli dovevano essere ridotti uno schifo. Bè, niente di nuovo in realtà, erano sempre uno schifo.
Perlomeno sull'autobus c'era un bel tepore accogliente, unica nota positiva tra quel sudiciume rumoroso che lo caratterizzava, quindi scelse uno dei posti liberi, numerosi visto l'orario, e si buttò sul sedile in plastica, sedendosi scompostamente e tirando fuori un libro spiegazzato dallo zaino in pelle vintage, uno dei suoi migliori affari al mercatino delle pulci di Manchester. Si appoggiò con la schiena al grande finestrino freddo e appannato e tirò su le gambe, incrociandole malamente sul sedile senza difficoltà, uno dei lati positivi della sua bassa statura, e anche l'unico in effetti.
In circa venti minuti di viaggio, decisamente troppi per fare quattro chilometri, ma giustificati dalle cinquantasette fermate previste dalla tratta e dal giro assurdo che l'autobus faceva, Benjamin riuscì a leggere si e no tre pagine, le cause erano principalmente tre. La prima era la signora di centocinquantatré anni che lo aveva sgridato per i suoi piedi appoggiati sul sedile e gli aveva fatto una bella ramanzina lunga una vita e mezza sulla maleducazione dei giovani e sulla diffusione dei germi o, come li aveva chiamati lei, "killer invisibili". La seconda era la totale incapacità dell'autista di guidare in modo umano e al contempo la sua impressionante abilità nel prendere ogni singola maledettissima buca, anche la più piccola e insignificante, presente sulla strada. Quindi il ragazzo aveva battuto la testa contro il finestrino una cinquantina di volte e aveva rischiato anche di volare in avanti ad una frenata particolarmente brusca e spiaccicarsi lungo disteso sul pavimento dell'autobus. Sarebbe stato piuttosto esilarante in effetti, la ciliegina sulla torta, il finale adeguato per quella giornata di merda. La terza causa erano un gruppo di ragazzine sedute nei posti in fondo che ridevano e urlavano come uno stormo di oche al parco, stavano sfogliando alcune riviste di gossip e continuavano a cacciare urletti ad ogni articolo o foto di un attore o cantante che amavano particolarmente.
Benjamin scese dall'autobus con un gran mal di testa e percorse i pochi metri che lo separavano da casa senza preoccuparsi troppo della pioggia forte che gli batteva sulla testa.
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Just like in the movies - [Fenji]
FanfictionBenjamin è uno studente di letteratura che ha decisamente bisogno di qualche brivido nella sua vita monotona. Federico è l'attore della saga cinematografica più amata del momento, moltissimi fan, una vita tutt'altro che piatta. Forse non hanno assol...