CAPITOLO 13

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Il suo primo impulso è quello di scendere dall'albero. Cerca di raccogliere quante più cose possibile ma non c'è tempo. Preso dalla fretta, precipita a terra, ancora avvolto nel sacco a pelo. Lo zaino e la bottiglia d'acqua sono nel sacco, che mette in spalla e poi inizia a correre.

Il mondo si è trasformato in fuoco e fumo. Federico si affida agli animali selvatici che vede scappare, li segue ma lui non è dotato della loro grazia e agilità. Inciampa spesso nei rami caduti e non riesce a tenere il loro passo. Si copre il naso con il tessuto del giubbetto. Il fumo minaccia di soffocarlo e il calore è terribile. Alcuni rami si materializzano dal nulla davanti ai suoi piedi.

Fedez capisce che non si tratta di un incendio accidentale, è opera degli strateghi. In giro deve essere tutto molto tranquillo e non si possono permettere di annoiare la gente di Capitol City.

Accelera il passo e riesce a raggiungere una roccia dietro cui si nasconde per riordinare le provviste. Sente i polmoni arrostirsi e gli occhi chiedere pietà.

Bel modo di dare una scossa al gioco. Ricomincia a correre ma il paesaggio che gli è attorno non gli ricorda nulla, deve essere una zona nuova. Forse lo stanno spingendo dai preferiti per un po' d'azione. Un sibilo sinistro gli arriva alle spalle e lui, instintivamente, si getta a terra. Il proiettile di fuoco colpisce un albero a pochi metri di distanza. Da qualche parte, in una stanza fresca e immacolata, uno stratega siede davanti ad una serie di comandi e decide quando sparare i razzi. Quel pensiero disgusta Federico, che riprende a muoversi a zigzag per sfuggire agli altri colpi.

Alla fine, quando si è allontanato abbastanza, gli attacchi si placano. Il ragazzo si accascia al suolo e vomita una strana sostanza acida. Deve essere colpa dei veleni che ha respirato durante la fuga. Nonostante il sudore e il vomito, riesce a sentire odore di capelli bruciacchiati. Si passa una mano sul ciuffo e le punte si disintegrano tra le sue dita. Poi sente di nuovo un sibilo.

I suoi muscoli reagiscono ma non abbastanza in fretta. Il proiettile di fuoco si schianta accanto a lui, lambendogli il polpaccio destro. Alla vista del fuoco che brucia i suoi pantaloni inizia a rotolarsi a terra, urlando per il dolore e la paura. Quando le fiamme si spengono, ritrova un po' di ragione.

L'attacco questa volta è davvero finito. Gli Strateghi non vogliono ucciderlo, non ancora. Ma non se ne rallegra troppo perché questo vuol dire che vicino c'è un altro tributo pronto a finire il loro lavoro. Si sforza di rimettersi in piedi e si allontana zoppicando. Nonostante si stia facendo giorno, le nubi di fumo rendono la visibilità molto scarsa. Finisce in uno stagno. L'acqua fredda gli provoca subito sollievo e non ci pensa due volte a stendersi e lasciare che l'acqua lavi via il sangue e rinfreschi le bruciature. Dopo un po' si siede sul bordo per lavare anche il viso.

Odia le bruciature anche se al distretto 12 se ne vedono molte perché si cucina e si riscalda la casa con il carbone. E poi ci sono gli incidenti nelle miniere...

La gamba di Fedez richiede attenzione ma il giovane non ha il coraggio di guardarla. Dopo qualche minuto prende dei profondi respiri e si costringe ad osservare il polpaccio. La carne è di un rosso intenso ed è coperta di vesciche. Gli viene da piangere ma sa che di sicuro le telecamere lo stanno riprendendo e non vuole mostrarsi debole. Immerge nuovamente la gamba nell'acqua e fa uno spuntino. Ha lo stomaco ancora sottosopra ma non può indebolirsi. Sa che esistono delle erbe che lo aiuterebbero a guarire prima ma non le ricorda ed è troppo stanco per sforzarsi di pensare. Ha anche tanto sonno e non può più arrampicarsi. Si sistema con la schiena appoggiata ad un tronco, lo zaino in spalla, e lì si addormenta senza curarsi del fatto che sarebbe una preda molto facile. I favoriti lo trovano qualche ora dopo. Fortunatamente Federico li sente arrivare prima che gli siano addosso però. Inizia a correre nel sottobosco e, anche se la gamba lo rallenta, riesce a sfuggire al branco. Non avendo alcuna alternativa, decide di arrampicarsi su di un grosso albero. Questa volta le lacrime gli escono prepotenti perché la gamba fa malissimo e le bruciature sulle mani gli provocano dolore ogni volta che si aggrappa alla corteccia.

Riesce a raggiungere un punto alto e lì si ferma.

Questa è la fine. Pensa, cercando di ritrovare un po' di autocontrollo. Ci sono tutti i favoriti e Mika. Anche loro sono malconci però e nessuno sembra in grado di arrampicarsi.

Federico sorride. -Come va, ragazzi?- chiede allegramente.

Il suo atteggiamento coglie di sorpresa gli altri.

-Abbastanza bene- gli risponde Giò. -E tu?-

-Ha fatto un po' troppo caldo per i miei gusti- dice, con una lieve smorfia.

Quasi riesce a sentire le risate che sicuramente si staranno facendo i Capitolini.

Giò prende una spada e prova ad arrampicarsi. Federico però è più svelto e riesce a risalire di altri dieci metri. Un tonfo gli fa capire che il favorito si è schiantato al suolo. Roshelle ringhia e, preso arco e faretra, sale sull'albero fino a quando non pensa di essere abbastanza vicina a Federico.

-Bei capelli, rosellina!- la prende in giro il ragazzo, sperando così di farla agitare e sbagliare il tiro.

Ma non appena Roshelle prende l'arco in mano, è chiaro che non sappia nemmeno da dove iniziare. Una freccia si pianta in un ramo vicino il giovane. Lui la recupera e la sventola per prendere in giro la ragazza. Ha in mente anche di conservarla, quella freccia, in caso gli possa servire più tardi, sempre che ci sia un dopo.

Ormai si è fatta sera e nessuno degli altri favoriti ha intenzione di provare ad arrampicarsi.

-Lasciamolo là! Domattina ce ne occuperemo!- propone Mika, Federico è sicuro che sia la sua voce. Si ritrova a pensare che purtroppo quel traditore ha ragione: non può andare da nessuna parte e non ha scampo. Si sistema il sacco a pelo addosso e si prepara a passare la notte. E' stanco per il dolore e per la fame ma non riesce a mangiare.

Sente di nuovo Mika parlare. Va a controllare le trappole. Avrà di sicuro preso qualche bel coniglio.

Federico sente i suoi passi allontanarsi. Sospira e chiude gli occhi per provare a dormire un po'. Le bruciature fanno ancora troppo male però e lo tengono sveglio. Fissa il fogliame davanti a sé. Gli uccelli si stanno sistemando per la notte. Le creature notturne escono dalle tane. I Favoriti devono essersi già addormentati perché non si sente più il loro vociare. Un gufo grida. Gli occhi di un opossum sbirciano Federico da un albero vicino. Il ragazzo si solleva su un gomito. Quelli non sono occhi di un opossum. Appaiono anche un altro paio di occhi. Un'esile mano scivola fuori dalle foglie. Deve essere il piccolo Luca. Gli indica qualcosa sopra alla testa.

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