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Barbara' s pov

"E se non ci arrivi, allora vinco io. E tu rimani qui con me".
"Che significa 'con te'?" Disse Jenny acida, lasciando da parte la sua solita cortesia.
Lui sorrise. "Voglio dire che rimani in questo luogo. Nel mio mondo. Con me...mia".

"Perché nostro figlio chiede di un certo Benjamin?" Matteo non ha mai avuto dei modi proprio dolci e io lo sapevo bene eppure non sopportavo che lui invadesse la mia vita così.
Volevo i miei spazi e il mio tempo senza di lui.
Per quanto gli volessi bene a volte non riuscivo a reggere il suo carattere decisamente merdoso.

Jenny lo fissò, poi si alzò in piedi, mentre la sua calma andava in frantumi. Continuai a leggere senza distogliere lo sguardo da uno dei miei libri preferiti e feci finta di non aver sentito.

"Barbara, sto parlando con te" mi rimproverò con tono autorevole. Sembravo una bambina seduta sul suo letto con solo addosso il pigiama costituito da una vecchia maglietta lunga e dei pantaloncini corti con sopra disegnati dei panda adorabili.

Chi non adora i panda?

Lui si avvicinò velocemente, mi prese il libro dalle mani e lo buttò per terra con uno sguardo infuriato sul volto.
Gli rivolsi uno dei miei peggiori sguardi, dopodiché incrociai le braccia al petto e alzai un sopracciglio cercando di trasmetterli tutta la mia indignazione.
"Che cazzo ti prende?" Chiesi scandendo bene tutte le parole.
"A te che cazzo ti prende! Da quando ti risenti con Benjamin?" Mi chiese puntandomi il dito contro.
Si vedeva lontano un miglio che era profondamente ferito da ciò e io non sapevo neanche che fare.
Abbassai lo sguardo e mormorai semplicemente un 'da un po'' che creò un silenzio pieno di tensione fra di noi.
Nessuno dei due proferì parola, gli unici suoni che si potevano udire erano quelli della tv proveniente dal salotto dove c' era il piccolo Alex e i nostri respiri.

Mi passarono in mente tante cose in quel momento eppure l' unica che feci fu alzarmi e spalancare le braccia per invitarlo ad abbracciarmi.
Lui scosse la testa sbuffando e si allontanò da me raggiungendo il lato opposto del letto.
"Non si sistema tutto con gli abbracci...Quando avevi intenzione di dirmelo?"
Mai. Pensai, ma la mia risposta fu tutt'altra.
"Presto..." dissi alzando le spalle.
Cercai di sminuire la situazione, ma tutto fu inutile.
Sembrava che lui volesse a tutti i costi affrontare l' argomento Benjamin e io non ero psicologicamente pronta.
"Certo, come no" rispose sarcastico e fece una smorfia. "Mi fidavo di te e tu che fai? Vai con un altro! E io cosa dovrei fare? Abbiamo un figlio Barbara! Ragiona. Non distruggere tutto. Non farlo per me, ma fallo per Alex!
Lui non ha nessuna colpa.
È piccolo, ha bisogno che i suoi genitori stiano insieme e non che gli rovinino l' infanzia.
Vuoi lasciarlo orfano di madre?" Prese a urlare, ad ogni frase aumentava l' intensità della voce e mi guardava con occhi feriti e tremendamente accusatori.
Fu peggio di essere accoltellati.
Sentivo le sue parole ferirmi nel profondo, sentivo il senso di colpa invadermi e con esso l' incertezza.

Aveva ragione?
Che avrei dovuto fare?
Stavo sbagliando?
Che sarebbe successo con Benjamin?
Non saremmo mai tornati insieme?

Molte furono le domande che mi assalirono e a nessuna ci fu una vera risposta.

Gli occhi mi pizzicavano dannatamente tanto e io non potevo permettermi di piangere davanti a lui.
Sarei apparsa immatura e infantile.

Restammo in silenzio per un po' , lui con la testa tra le mani e io seduta per terra con le ginocchia strette al petto.

Forse un po' immatura lo ero, forse anche troppo però l' unica mia colpa era non amarlo.

Non si sceglie chi amare.

Non era colpa mia, io non ci potevo fare niente se amavo Benjamin.

"Mamma, perché papà urlava?" La vocina di Alex risuonò nella stanza e entrambi ci girammo a guardarlo. "Papà, perché la mamma piange?" Chiese ancora con insistenza e inclinò la testolina in modo adorabile per poi raggiungermi con passetti lenti.
Mi prese le mani e io distesi le gambe permettendogli di sedersi su di esse e di abbracciarmi.

Nessuno dei due gli diede una risposta, Matteo prese il piccolino poco dopo e lo preparò per andare a letto.

Alex insistette sul dormire con noi e così per voler suo quella sera dormimmo tutti e tre insieme come una vera famiglia.
Ciò che non eravamo affatto.

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