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Non so come feci a raggiungere quella porta e sinceramente non me ne accorsi neanche.
Tutte le mie preoccupazioni svanirono appena arrivai davanti al portone d'ingresso del suo appartamento.
La mia testa aveva smesso di ragionare e una grande determinazione mi invase donandomi la forza necessaria per riuscire a smettere di piangere e suonare il campanello.
Mi asciugai le lacrime che scorrevano lente sul mio viso e emisi un lieve singhiozzo.

Ce la posso fare...per Alex.

La porta venne finalmente aperta e ne uscì una donna sulla mezza età anche se  non dimostrava i 48 anni che aveva.
La madre di Matteo aveva i capelli corti e rossi scuro, sembrava che avesse prestato servizio militare tanto tempo fa per avere quella postura rigida e quello sguardo gelido.
Matteo mi raccontava che non era proprio una donna dolce e comprensiva e mi inquietava parecchio.
Non abbiamo mai avuto un grande dialogo e vederla lì che mi fissava dalla testa ai piedi come se fossi una barbona che era venuta a cercare carità mi faceva alterare molto.
Le lanciai semplicemente un' occhiattaccia e la scansai in malo modo per riuscire a entrare.
Andai dritta nella cameretta di Alex perchè sentì delle voci provenire da lì anche se non riuscivo a udire cosa dicessero.
Una volta arrivata lì spalancai la porta e mi ritrovai ad assistere a una scenetta davvero tenera.
Matteo era seduto per terra con una macchinina in mano e un sorriso stampato sulle labbra mentre giocava amabilmente con Alex.
La testa del bambino scattò nella mia direzione e si alzò in fretta per venirmi incontro.
Io mi abbassai, aprì le braccia per poterlo stringere e lui si buttò tra di esse.
Fu una delle sensazioni migliori della mai vita e la rabbia e la tristezza che provavo in  quel momento si disintegrarono appena il piccolino mi abbracciò teneramente.
"Mamma..." mormorò mentre io mi sedevo per terra e lui automaticamente finì per sedersi sulle mie gambe.
Io gli sorrisi piena di gioia incontenibile solo al poterlo vedere anche se non capivo perché.
Forse era la paura di perderlo che mi spingeva a trattarlo come se fosse stata l' ultima volta che lo vedevo in vita mia.
Lui mi pizzicò una guancia e mi diede un dolce bacino su di essa.
"La nonna dice che tu non sei mia madre" affermò tutto d' un tratto e la sua frase mi investì come un fulmine a ciel sereno.
Mi sentivo come se mi avessero appena buttato addosso un secchio di acqua congelata.
Lanciai un' occhiata a Matteo che mi guardava impassibile e in silenzio.
Brutte merde...Pensai, ma mi tenni tutti gli insulti in testa anche se a quella vecchia megera che non sapeva farsi i fatti suoi avrei potuto tagliare la lingua.
"È vero?" Continuò il mio piccolino appoggiando le sue manine sulle mie guance e fissandomi intensamente.
"Certo che no, Alex.
Non devi ascoltare cosa ti dice quella strega, ok?
Io sono e rimarrò sempre la tua mamma" risposi acida, ma con un lieve sorriso.
Sapevo che in fondo non poteva capire tutta quella situazione, aveva tre anni e qualche mese, era piccolo e magari un giorno lontano gli avremmo raccontato la verità.
"Vai di là a guardare 'Masha e Orso'" lo incitai e gli si illuminarono di gioia gli occhi.
"Sì" urlò allungando l' ultima lettera e corse in salotto.

Io mi girai verso quello che un tempo era il mio migliore amico e lo guardai con estrema delusione e un pizzico di rabbia.
Lui sembrava indifferente, ma un po' infastidito.
"Hai appena dato della strega a mia madre" riflettè ad alta voce alzandosi da terra e io feci lo stesso.
"Oh credimi, riservo gli insulti migliori per te".

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