Capitolo 16

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"Fran qualche giorno fa mi hai detto che non era vero che giochi con i suoi sentimenti, ora te lo dico papale papale e non rispondi? Perché non dimostri ciò che dici? Dimostrami che ciò non è vero, che a lui tieni. Perché con lui menti? Io non ti ho mai creduta e con me non la fai franca. Forse solo io ho le palle di dire le cose come stanno."
Adesso ero proprio incazzata ma lei ancora non risponde e Marco mi prende la mano tentando di calmarmi. Tanto non starà mai dalla mia parte... è imbambolato da lei, anche se mi ha detto che non gliene fotte più nulla... prendo e me ne vado. Mi sento in difetto e forse lo sono. non mi va di tornare con loro. Meglio lasciarli soli...
Aspetto che le loro figure si dissolvano e da lì scoppio a piangere. Non ho idea di che cazzo devo fare, ho aspettato tanto questo giorno e lui viene con Francesca. Che palle ma si può ?! Tutto questo non sarebbe successo se lei non fosse venuta, ma purtroppo ho sempre torto io e sbaglio sempre, è inutile.
Sono io l'errore.
Sono io quella sbagliata.
Sono io quella fragile.
Sono io quella "abbastanza ma non troppo"
Sono io quella morta dentro.
Sono io quella che urla.
Sono io quella isterica.
Sono io quella brutta.
Sono io questa.

Arrivo a casa e non trovo mia madre. Oddio santo! Vado subito in cucina, ma non  c'è nessun biglietto, cerco per tutta la casa ma niente. Magari è solo uscita un attimo. Ora torna, si, ora torna....
Mi metto a letto. Sto male. Non c'è la faccio più basta. Non c'è la posso fare, mi sento solo morire.
E vado in bagno e faccio quello che non facevo da troppo tempo: tagliarmi. Cerco quell'aggeggio tagliente e lo trovo nel fondo di un cassetto, quindi lo prendo. Odio sta vita di merda. Il mio sangue scorre fino a sporcarmi il pantalone che per fortuna è nero. Stavolta non fascio subito i polsi, ma gli dono il tempo di scorrere. Dono il tempo di sporcarmi. Dono il tempo di attraversarmi il polso pian piano. Dono il tempo di farmi soffrire. E dopo qualche minuto sciacquo e fascio questi cazzo di tagli. Fanculo.

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