2. Scaglia la lancia.

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Abbiamo seppellito Ginobi in cima alla collina, sotto ad un grosso cumulo di pietre.

Nella sua capanna, Jana aveva cercato i monili e le collane che si metteva al collo quando celebrava i matrimoni, oppure quando esponeva alla luce i bambini appena nati.

Tra i pendagli di dente e le collane di sassi, Jana aveva trovato il lungo fodero di pelle che Ginobi era solito portare sulle spalle quando partiva per le sue cacce solitarie.

Conteneva una lancia sottile e levigata, poco più lunga del braccio di un uomo, quasi trasparente, che rifletteva il sole come farebbe una pozza di acqua limpida. Sulla sua punta vi era una macchia di sangue rappreso, cui erano rimasti attaccati dei peli spessi, setosi, di colore rossiccio.  Non molto tempo prima quella lancia aveva ucciso.

Nko, il fabbro si era fatto avanti, e l' aveva esaminata attentamente scuotendo la testa:
"non è opera mia".

Tutti avevano ridacchiato, dato che chiunque abbia usato o visto le lance di Nko sa che sono grosse e pesanti e ci vogliono due uomini forzuti per tirarle a pochi passi di distanza.

La lancia è passata di mano in mano, tra tutti gli uomini e le donne del villaggio, riuniti in cerchio intorno alla tomba, e stupiti nel constatare che potessero esistere oggetti
tanto belli e tanto leggeri.

Quando è stato il suo turno, JarJar l'ha osservata a lungo, poi ha preso a passarsela da una mano all' altra, e infine l'ha alzata sopra la spalla destra e l'ha scagliata lontano, con tutte le sue forze.

La lancia ha puntato il cielo, più in alto di qualunque altra cosa fosse mai stata lanciata da un uomo, poi ha cominciato a scendere, e durante la caduta, quando era lontanissima da noi, ha cambiato direzione, come se avesse urtato qualcosa di invisibile, come se avesse deciso da sé di cadere altrove.

Ho guardato JarJar che fissava il bosco nel silenzio assoluto.
Nko guardava anche lui, con la bocca aperta.
Aveva il viso sporco della fuliggine della fonderia, una crosta di sangue rappreso sulla guancia, e si stava certamente domandando quale fabbro avesse mai potuto forgiare un oggetto del genere.

JarJar ha preso a scendere dalla collina con un grande sorriso, e tutti lo hanno seguito dimenticandosi che il funerale non era ancora terminato.

Ci siamo sparpagliati nel bosco, rovistando in mezzo ai rovi ed ai cespugli, e sulla cima degli alberi. Poi la moglie di Doub ha lanciato un urlo e tutti ci siamo precipitati, e abbiamo trovato la lancia, in una piccola radura:

allora ho capito cosa ci fosse di familiare nel suo volo: mi aveva ricordato il falco, quando scende in picchiata e vira improvvisamente per ghermire lo scoiattolo.
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Stava dritta, brillante, conficcata nella schiena di una di quelle creature di cui raccontiamo ai bambini per spaventarli ed impedire che si allontanino da soli, ma che in fondo nessuno di noi ha mai visto in carne ed ossa, a parte Ginobi durante una delle sue esplorazioni solitarie:

la lancia aveva ucciso un Kot, o Kat, a seconda se chi racconta la storia creda o non creda alla loro esistenza.

(continua)

*Doub: è quasi un vecchio. A lui ci si rivolge in per conoscere le cose che non vanno bene, in quanto Doub, per sua natura, sa riconoscere i difetti.

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