15. Mai stati meglio.

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* Piccola nota. A causa di una incongruenza ( succede quando scrivi man mano) ho rivisto il finale del capitolo 14. Cambia poco nei fatti, ma consiglio comunque di rileggerlo .

Alex

Rabba era figlio di Crab: suo padre era affogato durante l' inondazione, e Doub lo aveva aiutato a tirare giù il suo corpo, incastrato tra i rami di un albero dove la furia della acque lo aveva sollevato e poi fatto incagliare(*).

Era uno dei capofamiglia più ottusi. Non voleva ascoltare, e non era il solo. Ma alla fine del giorno, quando avevamo osservato di nuovo i segni uno per uno, perfino lui si era convinto.

"Si direbbe che arrivi una sciagura ogni volta che alziamo la testa", disse.

Sagg continuò a guardare in terra. Al villaggio badava ai cani, ed era riuscito a insegnare loro a stare al passo e a rispondere ai comandi. Li aveva addestrati senza usare il bastone. Era il suo vanto. I cani erano affogati nelle gabbie, e Sagg aveva dovuto ricominciare dai cuccioli che si erano salvati. Erano diventati degli adulti riottosi, ma qualcuno di loro, di nuovo, cominciava ad ascoltarlo.

"Si", disse. "Sempre siamo stati puniti".

Solo Melel, che era una donna alta e forte le cui urla, nei momenti di rabbia, facevano tremare il villaggio, era rimasta dubbiosa

"Ci sono stati dei progressi. Buu il fondatore dormiva in mezzo ai sassi e mangiava le carogne, non dimenticatelo" disse.

"Adesso abbiamo il fuoco, e il ferro. I miei figli sono grassi come degli Shoo, e questo lo dobbiamo alle patate. E dove sarebbero questi nemici che comandano il vento e la pioggia? E chi sono? Vi sbagliate" sentenziò.

"Non so nulla, Melel. Ho solo ragionato sui fatti raccontati dai segni", replicò Jana.

"Perchè credi che siamo in pericolo ?" chiese Melel.

"Se i Kot non sono una minaccia, allora mai siamo stati meglio di così. Siamo più di duecento. Il villaggio non è mai stato più popoloso. Se rinunciamo alle guardie e torniamo a cacciare e a lavorare la terra, essa ci darà più frutti di quanti non ce ne abbia mai dati. Abbiamo i semi, e abbiamo imparato a conoscere le piante. Senza l' assillo del cibo potremo costruire dell' altro. Guardate", rispose Jana

Tutti andammo fuori dalla caverna. Le prime zattere avevano preso forma.

Ma il legno era abbondante, e Gal il piccolo aveva fatto scavare un solco dentro al quale erano stati infissi i tronchi, tagliati con la spada dentata, tutti delle stessa misura. Costituivano delle pareti, e c' era voluta una sola giornata. Con tronchi più piccoli, gli uomini stavano apponendo il tetto alla costruzione, usando dei piccoli pezzi di ferro appuntiti che Nko il fabbro aveva ricavato dagli scarti della forgia. Li battevano con una pietra facendoli penetrare tra un tronco e l' altro in modo che fossero uniti saldamente.

"presto ogni famiglia potrebbe averne una. Andate a vedere da vicino, provate a smuoverla come si può fare con le capanne, se riuscite". disse Jana.

Se abbiamo visto giusto, tutto ciò ci costerà delle vite quando arriverà la punizione, pensai.

L' estate stava per sostituire la primavera. Se doveva accadere. sarebbe stato molto presto. Bisognava stare all' erta, ma prima di tutto, prima ancora di prepararci a fuggire da chissà quale iattura, avevamo un altro compito da portare a termine. Dovevamo prendere un Kot, e se davvero fosse stato in grado di parlare in maniera comprensibile dovevamo sentire cosa aveva da dirci su Ginobi.

(Continua)

(* vedi capitolo 11)

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