9. Con un braccio solo.

174 19 19
                                    

Molti anni prima di morire per il colpo preciso di uno sputasassi errante, Buu il fondatore decise che il posto adatto per prosperare fosse esattamente questo, dove viviamo ora.

Lui stesso costruì la prima capanna, un intreccio di canne e foglie che una tempesta spazzò via, gettandola nel fiume, e sempre lui stabilì, assaggiandoli da sé, quali tra i frutti della foresta fossero commestibili e quali no.

Per quello che è stato tramandato, Buu aveva con sé dieci uomini e dieci donne, e tuttora, molte generazioni dopo, se i bambini domandano
"da dove veniamo?", non sapendo rispondere, gli indichiamo il cielo, che è quello che raccontò Buu ai suoi figli ridacchiando, mentre mangiava un pezzo di carne cruda seduto sopra un sasso.

Doveva essere un burlone, Buu, ma anche un grande capo, molto avveduto. Nella grande caverna dove si custodiva il fuoco, ormai spento da quando Ginobi scoprì la pietra focaia, vi sono le figure che traccio' col carbone, e che di quando in quando vanno ripassate affinché il tempo non le cancelli.

La mora, il lampone la fragola e tutto il resto. E la figura di Buu sorridente.

La frocca, la sfera della maronca, la finta mora, e la figura di Buu che a terra si contorce dal dolore tenendosi la pancia.

Quelli sono i primi segni che decise di lasciare, a beneficio degli inetti che vivevano il suo tempo e di quelli che sarebbero venuti dopo.

Ma poi ve ne sono altri , che coprono una parete lunga cento passi, alcuni indecifrabili, altri chiarissimi. Ci sono le figure, tracciate da altra mano, che raccontano la lotta che Buu dovette ingaggiare con Moc, che non volle dividere il cervo che aveva cacciato.

Secondo Moc, il cacciatore senza fortuna sarebbe dovuto morire di fame, anche se era lo stesso uomo che raccoglieva i frutti quando riusciva a trovarli, lottava contro le fiere quando irrompevano nel villaggio scalcinato di allora, e faceva la guardia di notte.

Si riconosce la figura di Buu, grosso come un orso rispetto a Moc, che lo colpisce con la sua ascia di pietra, e Moc che senza un braccio rimane a terra mentre altre figure si spartiscono il suo cervo.

Ancora, si riconosce la linea del fiume e il manufatto di una zattera di tronchi con sopra sei tra uomini e donne, e un uomo in particolare, con un braccio solo.

Moc era sopravvissuto alla terribile ferita, e una volta guarito era stato allontanato insieme a quelli che la pensavano come lui.
Non aveva capito l' importanza del numero, della divisione comune dei compiti e dei benefici che ne derivano.

Ma neppure capiva che in mezzo alle minacce, esposti alla pioggia ed alla neve dell' inverno, al pericolo delle fiere fino a ieri , e a quello dei Kot adesso, si doveva essere in molti , decidere chi dovesse fare alcune cose e chi altre, e scegliere qualcuno che comandasse, per evitare che le decisioni prese senza accordo o senza ragionamento disperdessero le poche forze in molti inutili rigagnoli.

JarJar e So-o mancano da tre giorni ormai, sarebbe molto tempo anche in assenza di pericoli, ed io comincio ad abituarmi all' idea che non torneranno più.
Se dovessero farcela, non potranno più fare parte del villaggio, Jana ha riunito tutti ed ha avvertito, con voce ferma, nel silenzio generale.
Non ha importanza quanto buone fossero le loro intenzioni, la sua decisione è presa, e io la accetto con dolore.

Quello che abbiamo fatto in questi tre giorni è stato alimentare dei fuochi ancora più grandi. Per prendere la legna dobbiamo cominciare a spostarci un poco più lontano, e presto saremmo costretti ad avvicinarci alla foresta.

Cerco Jana per avvertirlo di questo. Lo trovo dentro la caverna, che fissa l' eredità che ci ha lasciato Buu, i suoi segni di carbone sulla grande parete.

Sta guardando quello che, marchiato con più cura, rappresenta la zattera sulla quale sei figure, una delle quali con un braccio solo, vengono abbandonate alla corrente del fiume.

(Continua)

L' ultima luce.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora