7. Immobile, con il coltello in mano.

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Il primo Kot ha colpito alle spalle.

So-o lo ha visto scattare a quattro zampe verso il pendio, e si è buttato carponi nell' erbaforte, con il coltello in mano.

Il gorilla delle rocce non si è accorto di nulla.

Era alle prese con un grosso formicaio, e scavava da un po', aiutandosi con un ramo che aveva sfrondato.

A pochi passi di distanza il kot si era rimesso in piedi, e sullo slancio era balzato sopra il gorilla, azzannandolo al collo.

So-o aveva visto cacciare le tigri e i puma di montagna, e aveva lottato per un intero giorno contro il mangiauomini, eppure nessuna di quelle creature gli era sembrata così efficiente.

L' erbaforte ondeggiava sotto la spinta del vento, e nascondeva e rivelava quella lotta silenziosa: anche nascosto, So-o li aveva visti rotolare per il pendio polveroso, senza che il gorilla emettesse nessun verso.

Doveva essere morto al primo urto, e adesso giaceva sulla pancia, gambe e braccia allargate.

Il kot aveva tenuto la presa ancora per un po'. Poi due esemplari più piccoli lo avevano raggiunto, e tutti e tre si erano allontanati verso ovest, trascinando la preda per le gambe.

So-o aveva ringraziato il vento che era stato buono, soffiando in suo favore. Era un cacciatore. esperto, e un uomo nel pieno delle forze, tuttavia aveva capito che se il vento fosse girato, tradendolo, non avrebbe avuto alcuna possibilità.

Aveva avuto fortuna: questo non era buono.

So -o aveva sempre pensato che nell' arco della vita di un uomo arriva il momento nel quale la buona e la cattiva sorte finiscono con il riequilibrarsi,e prima o dopo, sarebbe accaduto anche a lui.

...

Il resto del gruppo era rimasto indietro per decifrare le mappe di Kassio. Fin lì, a mezza giornata di cammino dal villaggio, tutti si erano già spinti almeno una volta.

Quello che c' era oltre lo avevano visto in pochi, e quello che esisteva dopo quasi nessuno.

"Sei già passato da qui"? Gli chiese Jana, mentre avanzavano tra l' erbaforte, alta fino alla vita.

"insieme a Ginobi, prima che i miei figli fossero nati. Oltre il pendio le rocce si alzano e diventano taglienti.. Lì è il territorio dei gorilla. Noi passammo di notte, con delle grandi torce. I gorilla si battevano il petto e fingevano di caricare, ma il fuoco li teneva lontani. Se fosse stato di giorno le torce non ci avrebbero salvato: ci avrebbero fatti a pezzi" , aveva risposto."

Lontano, come una vedetta, la figura di So-o si stagliava immobile con il coltello in mano.

Quando gli altri lo avevano raggiunto, aveva raccontato quello che aveva visto, e insieme erano scesi fino al punto dove il sangue del gorilla, nero come la pece, cominciava a rapprendersi.

Poi aveva voluto che tutti salissero un poco più in alto, fino al formicaio. Le mani gli tremavano leggermente, ma la lotta cui aveva assistito non ne era la causa.

"Non sentite ?", disse quando il vento aveva preso a soffiare da ovest.

Chiusero gli occhi come faceva lui, ed annusarono ciò che il vento gli stava portando.

Tutti conoscevano l' odore delle bestie, dei cavalli sudati dopo la corsa, dei cani bagnati dalla pioggia al chiuso delle loro gabbie, dei branchi di cinghiali quando sbucavano rabbiosi dalla macchia al limitare della foresta.

Quello che si sentiva nell' aria, così forte, pur provenendo da una fonte molto lontana, era diverso.

Era il puzzo terribile di un gruppo molto grande, forse di una mandria enorme , il puzzo che avevano sentito addosso al vecchio kot quando lo avevano trovato, nel giorno del funerale di Ginobi, con la lancia piantata nella schiena.

(Continua*)

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