12. La domanda.

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So-o possedeva il dono di avvertire il pericolo.

Quando era molto vicina, di qualunque tipo fosse, la minaccia gli faceva torcere le budella, e conoscendo il significato di quella sensazione  subito metteva mano al coltello.

Era un' allerta che arrivava da chissàdove, certamente da un luogo aldilà della sua comprensione.

Per questo, da bambino, avevano cominciato a chiamarlo cosi. Lo Shoo era infatti il grasso roditore pieno di spine che nessuno era mai riuscito a catturare. Anche se sorpreso alle spalle, anche se si trovava controvento rispetto al cacciatore, lo Shoo prendeva la via della fuga molto prima che si riuscisse ad arrivare così vicino da scagliare una freccia.

Ma stavolta, in cima al pendio che dominava la battaglia, nulla lo aveva allarmato. Era stato JarJar a toccarlo sul braccio e farlo voltare. Il suo riflesso era stato quello di puntare l' arco senza sapere contro chi e in quale direzione.

Il Kot si era avvicinato coperto dai ruggiti e dai rumori che provenivano dalla lotta che continuava a svolgersi più in basso. Era grande, ritto sulle gambe, a dieci passi da loro. Un individuo isolato.

So-o, che era di bassa statura, poteva arrivargli al petto. JarJar, che era uno dei più alti del villaggio, a malapena alla spalla.

Tutti e tre erano stati immobili, sopra lo sperone di roccia, per istanti lunghissimi. Gli uomini pietrificati nella posizione di chi sta alzandosi in piedi, il Kot, ansimante, con le braccia distese lungo i fianchi e gli occhi fissi, addosso a JarJar.

Doveva essere malato. Grosse chiazze rossastre si allargavano sul pelo, e gli occhi erano socchiusi, incrostati di muco.

In alto, dietro di lui, era passato un stormo di oche, disposte a freccia, in volo verso est. Avevano starnazzato.

JarJar aveva deglutito. So-o aveva teso lentamente la corda dell' arco.

Il Kot aveva controllato quel movimento. In qualche modo conosceva l' arma. Aveva soffiato, emettendo un suono basso, cavernoso, che alle orecchie degli uomini suonò come una domanda.

"Shee no?"

"Shee no ? ", aveva ripetuto.

Per il fulmine ! " disse JarJar.  "Questa bestia parla !".

Poi si era mosso in avanti, lentamente, come si farebbe entrando in una capanna dove qualcuno che ci è caro sta dormendo.

"Shee no-pi? " disse ancora. Stavolta troppo vicino.

So-o fece quello che avrebbe fatto chiunque, ma fu un riflesso autonomo, che non fece in tempo a controllare. Vide la freccia in volo, vide il villaggio, sentì di aver fatto uno sbaglio le cui conseguenze sarebbero state imperscrutabili. Capì perchè il suo sesto senso non lo aveva allarmato.

JarJar era ottuso come un caprone, dominato da un carattere impulsivo e bellicoso, ma aveva capito anche lui quello che era accaduto, in quel breve istante che fu necessario alla freccia per affondare dentro al cuore del Kot , una possibilità su cinque aveva calcolato So-o poco prima , quando aveva teso la corda.

Quella era una storia che non avrebbero raccontato ai nipoti, davanti al fuoco, se fossero riusciti ad invecchiare. L 'avrebbero tenuta per sè, arrossendo quando qualcuno gliene avesse chiesto conto

Il Kot cadde a faccia avanti, con la freccia infissa nel petto. Anche cadendo, aveva continuato a fissare JarJar.

"Lo hai sentito anche tu? "

So-o non voleva rispondere. Avrebbe voluto dire di no, che non aveva sentito. Era meglio che li avesse attaccati, che avessero lottato tenendo il destino nelle proprie mani.

Se poi fossero sopravvissuti, sarebbero tornati al villaggio portando notizie, sapendo quello che c' era da fare, attaccare, difendersi, tutto chiaro e limpido, come sarebbe dovuto essere.

"Lo hai sentito So-o ?" disse JarJar . "Lo ha detto oppure no?"

So-o guardò in alto, anatre e ancora anatre passavano in volo..

Avrebbe voluto starsene appostato, vicino a un acquitrino, a guardarle battere le ali ancora in acqua, guadagnare la velocità e alzarsi in volo. Uno degli spettacoli più belli cui si potesse assistere.

"L' ho sentito, per il fulmine ! " imprecò So-o. "Non era venuto per scannarci. Ci ha posto una domanda", disse.

E poi aggiunse quello che era chiaro a entrambi.

"Ci ha chiesto di Ginobi".


(*Continua)

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