1 -The test

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Corsi a perdi fiato, inciampai quasi tre volte ma seppi rimettermi in piedi velocemente e riprendere la mia corsa contro il tempo.

Quando arrivai alla porta della mia migliore amica non esitai a premere svariate volte il campanello producendo un suono orribile. Quella che mi aprì però fu sua madre. «Oh» sembrava sorpresa di vedermi lì. «Sei tu, entra»

La salutai cordialmente e scappai nella stanza di Gigi. Non appena aprii la sua porta la trovai già pronta. Aveva due pacchetti di fazzoletti, due cioccolate calde sul comodino e una pochette con dentro i suoi soliti trucchi, aveva già capito che era una cosa seria.

«Daphne, che succede?» chiese preoccupata chiudendo la porta a chiave in modo che nessuno ci potesse sentire. Non aspettai un secondo di più e scoppiai in lacrime proprio davanti a lei. «Shh, dai, racconta»

Ci sedemmo sul suo comodo letto e respirai profondamente. «È un casino, tutta la mia vita» singhiozzai prendendo uno dei fazzoletti che mi porse per togliere le lacrime dagli occhi e dagli occhiali appannati.

«Se non mi dici cosa succede non potrò aiutarti» ribadì posando la mano sulla mia spalla. «Per l'ultima volta: che succede?»

Sospirai e tirai fuori dalla tasca della felpa l'oggetto che mi aveva rovinato l'esistenza e glielo passai. Lei lo guardò stranita e se lo rigirò tra le mani. «Hai la febbre o qualcosa del genere? Perché non credo di essere brava come infermiera» commentò seria ridandomelo.

«Ma no, scema! È un test per la gravidanza!» quasi urlai ma dovetti abbassare la voce sull'ultima parola con la paura che qualcuno mi sentisse.

I suoi occhi azzurri si spalancarono e riprese in mano il test osservandolo con interesse. «È positivo?» si morse il labbro dopo averlo chiesto, avendo paura della risposta.

«Sì» scoppiai di nuovo a piangere. «Mi ci vedi? Io, Daphne Tomlinson madre a quest'età?» mormorai piantando la testa su un cuscino per provare a calmarmi.

No, non poteva essere vero, era sicuramente un incubo e io mi sarei risvegliata tra qualche ora e avrei riso con Gigi della stranezza dei miei sogni. Non doveva essere vero.

«Cazzo» sibilò. «Come è potuto succedere?»

«Non lo so!» urlai contro il cuscino. «Ho sempre usato le protezioni, non sono così stupida da farlo non protetto» mormorai alzando la testa e guardandola negli occhi.

«Non capisco» scosse la testa. «Perché diavolo hai fatto questo test? Ti sei sentita male?»

Annuii. «Da qualche tempo avevo dolori allo stomaco, ma pensavo fosse qualcosa legato al mio mangiare troppo. Poi però ho notato che è da un mese a questa parte che non mi veniva il ciclo e sono entrata in panico. Ho letto su internet che in questi casi bisogna fare subito un test e sono corsa in farmacia a prenderli» raccontai prendendo la tazza di cioccolato e iniziando a soffiarci sopra per raffreddarla un po'.

«Ok, cioè, wow. Quante probabilità ci sono che sia giusto? »

«Alte» la guardai male. «Questo è il terzo che ho fatto, sono tutti positivi» presi un grosso sorso sperando che quel liquido caldo avesse potuto migliorare almeno un po' quella situazione.

«E... Cosa intendi fare?» chiese iniziando a bere anche lei la sua cioccolata.

Scossi la testa. «Non lo so, sono venuta qui appunto per chiederti aiuto»

«Immaginavo, ma non sono brava in queste cose» mormorò. «Ma sono la tua migliore amica e ti starò vicina» disse più ad alta voce come a convincersi da sola.

«Grazie» una lacrima solitaria lasciò il mio occhio e andò contro la lente dei miei occhiali, ma non me ne preoccupai.

«Ora la domanda che viene da sé è: chi è il padre della creaturina?»

«Lo sai» risposi dura abbassando lo sguardo. «È l'unico con cui io abbia mai relazionato»

«Immaginavo» annuì assorta nei pensieri. «Dovremmo dirglielo, no?»

«Cosa?» la mia voce si alzò di un'ottava e sobbalzai sul posto. «Stai scherzando spero! Sai cosa succederebbe se glielo dicessi? Non gli interesserei più, non mi parlerebbe più, non mi guarderebbe più come prima e io tornerò a rimanere sola»

«Sola» tossì. «Ci sono sempre io»

«Sai cosa voglio dire»

«Sì, ma non capisco cosa ci trovi in lui. Insomma, sì, Harry sarà un gran figo, ma ti sta usando»

«Non è vero!» colpii il materasso con un pugno. «Lui non mi sta usando, io sono consapevole di quello che abbiamo fatto, ok?»

«Sì, ma quando la prossima volta ti chiederà di scopare di nuovo, tu cosa gli dirai?» fece un sorrisetto provocatorio e sbuffai esasperata.

«Non lo so, mi inventerò qualcosa. Penso di piacergli un poco, il problema è che lui mi piace dannatamente tanto» piagnucolai finendo la cioccolata e poggiando la tazza vuota sul suo comodino.

«Lo so, in effetti hai ragione, non puoi semplicemente andare lì e dire: "Ciao, sono incinta e il padre sei tu", ti prenderebbe malissimo»

«Grazie del sostenimento eh»

«Faccio del mio meglio» alzò le spalle e non mi trattenni dal darle uno schiaffo sulla gamba.

«La questione è fottutamente seria, capisci che crescerò come una mongolfiera e tutti, tutti, lo noteranno e mi chiederanno chi è che mi ha ingravidata? E cosa dovrei dire ai miei genitori, eh? Dovrei essere la piccola e innocente Daphne che solleva loro il morale dopo che Louis è stato bocciato di nuovo» sentii gli occhi lucidi, di nuovo. Ma questa volta mi trattenni e venni abbracciata dalla mia amica bionda.

«Hey, non andrà così male. E poi hai quasi 18 anni, i tuoi non possono dirti niente»

«Tu non li conosci, si aspettano che finito il liceo io vada all'Università più prestigiosa del paese! Io non posso deluderli così!»
Non potevo. Avevano già delle crisi di nervi quando Louis tornava a casa con le note disciplinari e i suoi voti erano scesi sotto il 5. Io ero la piccola della famiglia, quella che doveva essere educata per bene perché con il primo avevano sbagliato e odiavo tremendamente essere messa prima di mio fratello. E cosa avrei detto a Louis? Harry era il suo migliore amico, si sarebbe arrabbiato come una belva, non solo con me, ma anche con lui e avrei rovinato la loro amicizia.

Perché tutto doveva ricadere su di me e sulla piccola bestiola nella mia pancia?
«Ho un'idea!» sobbalzai. «Potrei abortire!»

«Sei pazza!» mi rimproverò. «Uccidere un bambino? Non se ne parla, tu non sei così »

«E cosa dovrei fare? Rovinare la vita di tutti per la sua? Pensaci. Potrei andare la mattina in ospedale e abortire, nessuno saprà niente e tutto verrà dimenticato »

«È la vita di tuo figlio. Non mi sembra giusto, Harry non lo permetterebbe» scosse la testa con vigore. «E poi un aborto potrebbe portarti all'infertilità o peggio ancora, un'infezione all'utero, sai quanto è grave?»

Adesso che ci pensavo forse non era una grande idea. «Non so come fare. Mi sento male» misi le mani tra i capelli disperata.

«Facciamo così, dormi da me e domani a scuola fai la prima cosa che ti senti appena lo vedi, va bene?»

Annuii e mandai un messaggio ai miei in cui spiegavo loro che avrei dormito da Gigi. «Spero solo che quest'incubo finisca il prima possibile» mi massaggiai le tempie.

«Infondo nove mesi non sono tanti»

«Porca puttana» nove mesi. Era troppo tempo, come avrei fatto? Ma la domanda giusta era: ce l'avrei fatta?

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