4 -I'm not a bitch

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Continuai a mangiucchiare la matita con la quale stavo scarabocchiando un foglio del mio quaderno di storia, ero con la mente altrove. Stavo pensando a quanto tutto sarebbe stato favoloso se non avessi iniziato ad atteggiarmi da troia con Harry il giorno del mio diciassettesimo compleanno, sarebbe stato tutto più facile.
Io non sarei incinta.
Non sarei innamorata di Harry.
Non mi farei schifo da sola.
E probabilmente avrei ancora la mia verginità.

Un sogno, insomma.

Ma ho dovuto sbagliare. È stato tutto così veloce e senza preavviso che non ho potuto non cadere nella tentazione. Harry è stato il primo ragazzo che non mi parlava solo per chiedermi i compiti.
Era così sbagliato?

«Daphne!» il professore mi richiamò facendomi alzare lo sguardo su di lui. «Potresti dirmi cosa ho detto?»

Deglutii a fatica, era la prima volta che mi trovavo in difficoltà con questa domanda, non ero solita a distrarmi. «Mi scusi, ero distratta» mormorai sentendomi in imbarazzo. Alcuni mi guardarono sorpresi come se avessero appena visto un fantasma, non si aspettavano che una secchiona e primina della classe come Daphne Tomlinson non fosse stata attenta alla lezione, il ché mi irritava. Anch'io ero umana e potevo sbagliare, non ero perfetta.

«Dagli altri me lo sarei aspettato, ma da te, ti pregherei di non rovinare la tua condotta» spiegò facendomi annuire.
Perché tutti pensavano che ero una perfettina? Perché non credevano al fatto che anch'io potevo sbagliare?
Sbattei con forza la matita sul banco attirando fin troppi sguardi curiosi.

«Potrei andare ai servizi?» domandai.
Il professore annuì e io ne approfittai per uscire dalla classe in fretta.

Perché quel giorno mi sentivo così oppressa?
Avevo dei sensi di colpa da quando avevo fatto quella chiamata per abortire, la sera prima a cena non riuscii a mangiare pensando a quanto meschina sembrassi.

«Hey, ci incontriamo anche qui?» una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare, di nuovo. Mi girai.

«Che vuoi?! Perché mi segui?!» urlai forse troppo forte facendolo spaventare. Non era da me, cosa mi stava succedendo.
«Scusa, non volevo spaventarti» singhiozzai portando le mani sul viso.

«Magari ti ho dato l'impressione sbagliata, frequento questa scuola adesso» mi disse posando una mano sulla mia spalla e sorridendomi.

«Come fai?» chiesi incredula.

«A far che?» ridacchiò.

«Ti ho raccontato tutta la mia storia, sai come mi sono comportata e i miei sbagli, ti ho appena urlato addosso e tu non ti arrabbi e non usi tutto questo contro di me, perché?»

«Non sono il genere di persona» alzò le spalle. «E poi non hai fatto alcun errore, quel che succede succede »

«Avrei potuto evitare » scattai. «Se solo non mi fossi comportata come una puttana» sospirai cercando di calmarmi.

«Hey» mi guardò negli occhi. «Non sei una puttana. Stai tranquilla, non tutti ti giudicano» mi sorrise.

«Potrei sposarti in questo momento» parlai continuando a guardarlo negli occhi, cavoli, era un ragazzo troppo dolce per essere vero.

Lui rise. «Per ora mi basta essere tuo amico» mi fece la linguaccia.

«Sono stata friendzonata, perfetto » scoppiai a ridere. «Che anno frequenti?»

«L'ultimo»

«Ah, io il penultimo. Che peccato» alzai le spalle sorridendo, la sua allegria era contagiosa. «Saresti potuto essere il mio psicologo personale»

«Ecco, degradato da futuro marito a psicologo» scosse la testa fingendosi oltraggiato. «Comunque sono sempre disponibile ad ascoltarti»

«Senza giudicarmi?»

«Senza giudicarti» mi assicurò.

Mi morsi il labbro abbassando lo sguardo sulle mie scarpe leggermente consumate. «Ho deciso di abortire» sputai all'improvviso chiudendo gli occhi e vergognandomi di me stessa.

«Ehm» rimase in silenzio per qualche istante. «Ne sei sicura? »

Chiusi gli occhi. «Non lo so» i miei occhi pizzicavano, le lacrime minacciavano di nuovo di scendere. «Sono disperata, non so cosa fare »

«Prenditi del tempo e rifletti» Mi sorrise solamente. «Magari ci ripenserai» mi diede un buffetto e si allontanò.

«No che non ci ripenso» sputai acida guardando le mie scarpe, d'un tratto una venne bagnata da una mia lacrima e capii di dover scappare in bagno prima qualcuno, chiunque, avesse potuto vedermi in quello stato.
**

«Quindi, quando ti deciderai a fare il fatidico passo con Zayn?» chiesi alla mia migliore amica dando un morso alla pizza che avevo preso alla mensa della scuola.

«Ehm... Tipo, dopo il matrimonio?» chiese lei con le guance tinte di rosso. Sogghignai guardandola.

«Scommetto che ci siete andati molto vicini» dissi e quando la vidi abbassare leggermente la testa sorrisi compiaciuta. «Lo sapevo! E dai! State insieme da quasi due anni, ormai dovreste aver scopato da moooolto tempo» risi scompigliandole i capelli.

«Smettila» rise bloccando il mio polso. «E poi voglio andarci piano, devo capire se mi ama tanto quanto lo amo io» rispose con occhi sognanti.

«Beata te che hai il ragazzo» sospirai poggiando il mento sul palmo della mano. I miei occhi guizzarono per tutta la mensa fino a fermarsi sulla figura di Harry che stava poco più in là e mi faceva segno di raggiungerlo. Sbuffai e mi alzai interrompendo il chiacchierio della mia amica sulla sua storia di amore. «Torno subito» mormorai per poi allontanarmi da lì.

Mi avvicinai al riccio e lui subito mi strinse in un abbraccio caloroso che ricambiai.

E dire che la nostra "amicizia" era nata dal sesso...

«Hey, non ti ho vista oggi»

«Già, ho avuto tanti cambi di classe quindi, sai...» lasciai la frase in sospeso non sapendo cosa dire visto che la realtà era che: avevo provato in ogni modo a ignorarlo. «Comunque, che fai?»

«Sto cercando di attirare l'attenzione di Melanie, ma sembra non volerne sapere» spiegò guardando la ragazza da lontano. Dio, era così carina mentre rideva con i suoi amici, invece io mi sentivo una piccola merda.
«Limoniamo» sbottò d'unt tratto.

«Cos- eh? Limonare? Cioè, ok, ma, cioè, no» corrugai la fronte guardandolo male. Non avrei limonato con lui solo per attirare l'attenzione di quella.

«Oh, andiamo. Quando eravamo scopamici abbiamo fatto di peggio»

Scopamici.

Quando eravamo scopamici.

SCOPAMICI.

Senza neanche pensarci feci entrare in contatto la mia mano con la sua guancia producendo un rumore sordo che attirò gli occhi di tutti verso di noi. «Io non sono una puttana!» sibilai cercando di farmi sentire solo da lui.
«Auguri con Melanie, adesso ti sta guardando»

Mi girai e mi allontanai a passi veloci. Non ero una puttana e lui doveva imparare a rispettarmi.

Non gli avrei più permesso di mettermi i piedi in testa.

Incinta Per SbaglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora