Whitout hope

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In macchina, il Viandante si sentiva un po' perso. Non solo per lo strano modo di viaggiare, ma anche per la presenza, ad entrambi i lati, della dottoressa Osgood. Esse completavano le loro frasi a vicenda, facendo sì che il Viandante dovesse continuamente girare la testa da una parte all'altra per guardare chi parlava. Alla fine, si rassegnò a tenere lo sguardo fisso davanti, captando solo con le orecchie le voci delle sue identiche compagne di viaggio.

Nel frattempo, si rigirava tra le dita il suo orologio, sperando di poterlo aprire al più presto. Sentiva la voce del congegno chiamarlo, pregarlo di guardare la luce così da essere trasformato nuovamente...

-...e quindi ci servirebbe il suo aiuto.
Non aveva ascoltato niente. Ops. Le due Osgood gli stavano raccontando di cosa era successo poco meno di una settimana prima non ricordava più dove, quando aveva smesso di prestare attenzione. Gli umani parlano decisamente troppo. Se non altro, adesso avrebbe potuto contrattare. Non sapeva molto bene come andavano queste cose sulla Terra, ma aveva viaggiato abbastanza per capire che, appena ne avessero avuto l'occasione probabilmente avrebbero cercato un modo per servirsi di lui più di una volta, per poi magari imprigionarlo, o studiarlo, o peggio, assumerlo!
In ogni caso, non poteva permetterlo. Avrebbe posto delle condizioni ferree, e avrebbe chiesto in anticipo un paio di favori, giusto per chiarire cosa ci si doveva aspettare da lui.
Non aveva intenzione di avanzare pretese insensate, ma aveva decisamente bisogno di un paio di cose prima di iniziare.
-Sarò lieto di potervi dare una mano, se posso essere utile in qualche modo, ma devo chiedervi alcune cose prima di tutto...
-Capisco, Viandante, ma... potremmo aver bisogno di tempo... sa com'è, magari se prima potesse solo dare un'occhiata...
Oh. Quindi non erano abituati a contrattare con gli altri. Beh, poteva immaginarlo, dopo tutto, ma lui aveva comunque bisogno di ottenere ciò che gli serviva.
-Non vi preoccupate, non si tratta di una ricompensa o simili. Non ho intenzione di farmi pagare né tantomeno pretendo di avere nulla per svolgere il mio... lavoro. Solo, devo aprire questo.
Mostrò loro l'orologio ed esse lo osservarono in modo reverenziale.
-Ne avevamo sentito parlare, ma non avevamo mai visto....
-In secondo luogo- interruppe il Viandante, perché non aveva tempo da perdere- voglio che mi assicuriate che non cercherete di trovare e prendere il mio TARDIS. È molto suscettibile al riguardo e spererei vivamente non venisse toccata.
-A questo proposito, temo che avremo dei problemi...
Arrossirono entrambe, scambiandosi un'occhiata fugace.
-Non mi dite...- Il Viandante alzò gli occhi al cielo. Non c'era da stupirsi, in fondo erano umani, ma tutto questo era comunque irritante.
-Perché? Perché diavolo l'avete presa?
-Beh, abbiamo pensato... che sarebbe stato utile per il suo lavoro... l'abbiamo localizzata appena abbiamo saputo che dovevamo cercarlo... quando la dottoressa Jones ha parlato di Signore del Tempo abbiamo provato...- "Sono state davvero veloci!" pensò il Viandante. Tuttavia, l'ammirazione per la loro efficienza era surclassata dal fastidio per la loro invadenza. 
-Ve bene! Va bene, lasciate perdere. Dov'è?
-Alla Torre. Non l'abbiamo toccato.
-Toccata.
-Certo. Scusi.

Arrivati alla Torre di Londra, il Viandante era irritato, oltre che stanco morto. Non si era ancora ripreso dal viaggio e dalla trasformazione, che purtroppo era avvenuta mentre era ferito, causandogli non pochi problemi.
Doveva assolutamente guardare nell'orologio, il prima possibile.
Pensò alle precedenti rigenerazioni. Era solo alla quarta, ma aveva già vissuto molto a lungo, quasi cinquecento anni. Non rimpiangeva un istante della sua vita. Delle sue vite. Ma adesso, adesso ne sarebbe arrivata una nuova, e non sapeva come sarebbe stata. Non aveva idea di come avrebbe reagito a tutti i ricordi, e sarebbe stato difficile non cercare di dimenticare tutto. Ormai, però, aveva fatto la sua scelta e non poteva rinnegarla. Non ne aveva più il diritto, in quell'incarnazione. Stava morendo da molto tempo, lo sentiva, ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo. Gli sembrava che restare in vita fosse l'unico modo per assicurarsi che le memorie del genocidio della sua specie fossero conservate intatte, ma ora che aveva scoperto che non era solo, non aveva più motivo di temere. Era certo che il Dottore, per quanto non volesse, non avrebbe mai accettato di dimenticare.
E poi, era arrivato il momento di andare. Quello era un corpo fatto per la guerra, ma ora era arrivato un tempo di pace. Non sarebbe stato giusto rimanere.

Non avrebbe dimenticato mai.
Lo decise nel momento in cui entrò nel suo TARDIS. Era esattamente come cinque mesi fa, con le stesse bruciature. Avrebbe dovuto ripararla, ma non ne aveva avuto le forze.
Fece qualche passo incerto lungo la circonferenza della console, spingendo qualche bottone, riattivando i controlli che fino ad allora aveva tenuto spenti per preservare la sua, come amava chiamarla, "vecchia ragazza". Era venuto il momento che si "rigenerasse" anche lei. Ne aveva bisogno, dopotutto.
"Scusa, sai che ho ragione." Pensò il Viandante, rivolgendosi alla nave.
Non sapeva come sarebbe cambiata, ma sperava in qualcosa di meno ispirato ad un tempio greco. Non che gli dispiacesse, ma tutte quelle colonne alla fine davano le vertigini.
"Basta temporeggiare. Tocca a me",si disse. Non aveva più senso continuare a esitare, stava diventando sempre peggio. Il dolore e la spossatezza, controllati in ospedale, erano ormai insopportabili, e se avesse voluto ottenere qualcosa, qualsiasi cosa, doveva essere in forze. E, in fondo, era stanco di quella vita.
Aprì l'orologio e la luce lo inondò. Ritrovò se stesso, in quella luce accecante, per poi perdersi di nuovo.
Cadde. Pregò in un miracolo, pianse e rise come non mai. Si fermò a guardare il soffitto della sua nave, ci vide scorrere le immagini migliori e peggiori della sua esistenza.

I'm not alone|| Doctor WhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora