Capitolo tre - What now?

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Come un serpente che striscia via dai resti morti del suo vecchio corpo, Roxanne, passo dopo passo, stava riportando alla luce ciò che rimaneva vivo di lei

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Come un serpente che striscia via dai resti morti del suo vecchio corpo, Roxanne, passo dopo passo, stava riportando alla luce ciò che rimaneva vivo di lei. Si sentiva spaesata, ma, per la prima volta nella sua vita, sapeva di avere il controllo e il potere di prendere una decisione unicamente per se stessa. Nessun senso di nostalgia le avrebbe fatto cambiare idea, nessun sentimento. Niente di niente.

Mentre avanzava all'interno della fila sentiva ribollire in sé la rabbia. Tuttavia, quella era una rabbia insolita. Non qualcosa in grado di metterla in ginocchio, bensì di accenderla. La spingeva ad andare avanti, a bruciare anche la minima traccia di rimorso. Era una sensazione che le piaceva, che la faceva sentire nel giusto: invincibile e pronta a conoscersi di nuovo.

Era sull'orlo del precipizio, intenzionata a saltare nel vuoto; un vuoto che trovava dannatamente accattivante. Era questione di tutto o niente, di vincere o di perdere. Lei, però, sapeva già di essere pronta a correre il rischio.

Non sapeva ancora che treno avrebbe preso, ma avrebbe dovuto scoprirlo presto: il tempo stringeva. Tutto ciò che le serviva era un piccolo spunto.

Si sentiva in mezzo ad un formicaio: la stazione era grande e brulicava di gente. Ognuno correva in una direzione diversa dall'altra, tutti parlavano a gran voce e ciò che ne usciva era un rumore assordante. In quel momento Roxanne avrebbe desiderato solamente un po' di silenzio. Si sentiva quasi soffocare in mezzo a tutto quel via vai.

«Raquel dice di trovarsi bene, ma non vedo come possa essere vero in un postaccio come quello!» disse la donna che la precedeva nella fila con un forte accento spagnolo, rivolta al marito. Era una signora sulla sessantina, dalla pelle olivastra, poco più bassa di lei e un po' in sovrappeso. Gli occhi color carbone apparivano infuocati, pieni di fastidio, nascosti in parte da una grossa treccia laterale di capelli brizzolati.

«E tu che ne sai? Magari sta bene davvero» replicò il marito, avanzando di qualche passo. Si grattò la testa mezza calva, facendo poi un'alzata di spalle. 

«¿Yo qué sé? ¡Qué sabes tú, más bien! *(Cosa ne so io? Cosa ne sai tu, semmai!) L'altra sera l'ho chiamata su Skype, e sai cos'ho sentito? Spari. Nessuno sano di mente rimarrebbe lì! È una ragazza così intelligente! Potrebbe fare tutto ciò che vuole nella vita, e invece è finita in quell'Inferno per colpa di un idiota. Quell'Oscar le sta facendo il lavaggio del cervello. ¡Hijo de puta, se llevó a mi hija!» *(Figlio di puttana, si è portato via mia figlia!) 

«E cosa vorresti fare per cambiare le cose? Dai, sentiamo!» L'uomo accanto a lei sembrava esasperato da quella situazione. Chissà da quanto andavano avanti quei litigi... 

«Non vediamo nostra figlia da più di un anno, quindi adesso prendiamo questo treno, andiamo nel Bronx e le facciamo aprire gli occhi!» disse la donna gesticolando intensamente; Roxanne non aveva potuto fare a meno di notarlo. Quella signora la faceva sorridere: aveva dei modi di fare davvero plateali.

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