Capitolo 2

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Entro nel tribunale a testa bassa. Sono appena stata al funerale di mia sorella e questo è l’ultimo poso in cui vorrei stare. 

Delle guardie si avvicinano a me e mi fanno mettere a sedere nella parte bassa accanto al giudice. Subito dopo una delle guardie si avvicina a me con una bibbia e mi fa cenno di mettere la mano sopra di essa.

"Dica dopo di me: Prometto di dire la verità nient’altro che la verità."

"Prometto di dire la verità nient’altro che la verità." ripeto dopo di lui. Subito dopo entra il giudice in sala e si mette a sedere.

"Allora signorina, la corte ha discusso con il suo avvocato. Sappiamo quanto sia grave la sua situazione e abbiamo deciso che, siccome lei è ancora minorenne, verrà data in affidamento. La famiglia scelta da noi è una benestante famiglia di Londra. Essendo suo padre introvabile pensiamo che più lontano sta da questo posto e meglio è." annuisco essendo del suo stesso parere. Mio padre non è scemo come sembra e fino a che le acque non si saranno calmate non si farà vedere. "La famiglia è felicissima di accoglierti con loro. Hanno già una ragazza della tua stessa età adottata dieci anni fa quindi non avrai alcun problema di adattamento, sanno come comportarsi in casi come questi. Mi sono assicurato io stesso che sia una famiglia per bene e le assicuro che una famiglia migliore di questa non la troverà tanto facilmente." continua l'uomo osservandomi dall'alto in basso "Se lei è d’accordo verrà mandata a Londra oggi stesso. Naturalmente verrà scortata dalla polizia in caso suo padre si facesse vivo, ma non ne siamo tanto sicuri. Se è furbo cercherà di starti alla larga per un pò di tempo." un piccolo sorriso divertito si fa spazio sulla mia faccia. Niente fermerà mio padre e questo ancora non l'ha capito nessuno. "Andrà a scuola come tutti gli altri ragazzi della sua età e frequenterà l’ultimo anno scolastico in un liceo di Bradford. Ogni mese verranno mandati dei poliziotti a casa sua per controllare la situazione e sarà tenuta sempre sotto controllo. Ha delle domande o possiamo andare avanti?"

"Possiamo andare avanti" dico atona.

"Bene. Lei è stata trovata priva di sensi una settimana fa. Conferma?"

"Sì."

"È stato suo padre o qualcun altro?" solo a sentire nominare la parola “padre” mi viene il voltastomaco. Io non l’avrei definito padre, l’avrei definito un pazzo omicida.

"Mio padre."       

"E' stata la prima volta o è successo altre volte prima di questa?"

"Non era la prima volta." dico senza entrare troppo nei dettagli

"Raccontami una giornata tipica a casa tua. Puoi omettere qualche dettaglio se vuoi."

"Mi svegliavo verso le 6 e appena vestita uscivo silenziosamente di casa cercando di non svegliarlo. Odiava essere svegliato, soprattutto se era ancora sotto effetto di droghe o altro…" il giudice mi ferma.

"E se si svegliava cosa succedeva?"


"Se stava abbastanza bene da reggersi in piedi mi picchiava e poi quando ne aveva abbastanza passava da mia sorella." mi si stringe lo stomaco a parlare di lei.

"Anche a lei riservava lo stesso trattamento?"

"No, con lei andava molto cauto.Lei portava i soldi a casa e per lui era conveniente così poteva uscire la sera, farsi qualche puttanella, bere e drogarsi fino allo sfinimento."

"Ok, può continuare adesso."

"Allora, uscivo di casa, facevo una camminata per cercare di calmarmi e poi andavo a scuola. Passavo la giornata lì anche il pomeriggio. Cercavo di stare il più possibile in biblioteca a leggere e a studiare. Appena la scuola chiudeva andavo a casa, lui non c’era mai. Usciva verso le 7 e andava al solito pub ad ubriacarsi. Quando tornava, di solito verso le due, mi buttava giù dal letto e, se mi andava bene, iniziava a picchiarmi perché diceva che assomigliavo troppo a mia madre e che era colpa mia se lei era morta."

"Ed è così?" guardo stralunata il giudice.

"No! Lei è morta a causa di un incidente stradale.Io ero in macchina con lei, ma di certo non è stata colpa mia se un tir ha preso in pieno la sua parte della macchina."

"Ok. E quando aveva finito di picchiarla?"

"Di solito perdeva i sensi e mi toccava trascinarlo in camera sua. Se invece ero io a perdere i sensi o si approfittava di me o mi lasciava distesa in terra agonizzante."

"Ok. Da domani metteremo in allerta la polizia di stato. Inizieranno a cercare suo padre come si deve e non si fermeranno fino al suo ritrovamento. Poi verrà portato in tribunale e decideremo io e altri giudici la sua pena. Dopo tutto quello che ha fatto l’ergastolo sarebbe più appropriato, ma è ancora tutto da decidere."

                                                                  [...]


Ero arrivata alla stazione di Londra scortata da due gorilla della polizia. La gente non smetteva di squadrarmi da capo a piedi, come se fossi un criminale in attesa di essere portata alla centrale e essere rinchiusa in galera. Tutti bravi a giudicare.

Da lontano vedo un uomo alto, con gli occhiali da sole accompagnato da una donna anch'essa molto alta e bionda, e da una ragazza che su per giù avrà avuto la mia stessa età. Si stavano guardando intorno come per cercare qualcosa, o meglio, qualcuno. Alla fine puntarono il loro sguardo su di me e mi vennero incontro.

"Tu devi essere Kate." mi dice l’uomo."Io sono Robert, lei è mia moglie Serena e lei è Ashley nostra figlia. È un piacere per noi conoscerti."

"Sì, piacere." dico più inespressiva che mai stringendogli la mano.


Prendo le mie valigie e ci avviciniamo ad una Range Rover nera. Ad un certo punto inizio a sentirmi osservata, ma non dalla mia nuova “famiglia”. Alzo immediatamente lo sguardo da terra pensando di ritrovarmi davanti mio padre e invece mi ritrovo a fissare in lontananza due paia di occhi verde smeraldo che a loro volta mi scrutano. Sono freddi come il ghiaccio e forse anche il proprietario era così. Accanto a lui c’è un altro ragazzo, mi sembrava molto familiare, alto, secco, di carnagione un po’ scura e i capelli neri come la pece. Anche lui punta lo sguardo verso di me. 

Mi si stringe di colpo il cuore. Ha gli stessi occhi di mia madre.

Rimango ferma ad osservarlo in ogni sua sfaccettatura. Mi sembrava di conoscerlo, ma non riesco a ricordare dove l'avessi visto prima d'ora.

Ashley si affianca a me e mi mette una mano sulla spalla riportandomi alla realtà. 
"E' tutto apposto?" la guardo un attimo spaesata e cerco di ricambiare il suo sorriso per poi entrare in macchina subito dopo di lei.

New Girl In Town || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora