18. Ok la bellezza dell'uomo comune, ma pure gli stronzi non scherzano

135 20 39
                                    

Chi lo frequenta sa bene che covo di animali fantastici sia il Politecnico e sa pure dove trovarli. Negli ultimi due mesi però ho avuto a che fare con delle creature che superano di gran lunga ogni fantasia.

Si dà il caso che per la discussione di tesi dovessi confezionare un plastico piuttosto mastodontico. Considerate le tempistiche e la mia manualità da elefante col Parkinson decido di far tagliare i pezzi a laser. Sul sito dell'università leggo che a disposizione degli studenti c'è un mirabolante laboratorio plastici, con attrezzature stellari e tecnici più qualificati di un ingegnere della NASA. Tutto bello e fantastico, penso, il modello verrà una figata da 110 e lode, encomio della commissione e limone accademico.
Bene.

Circa due mesi prima della data di laurea decido di recarmi in questo luogo di meraviglie per prendere appuntamento. Il file necessario è già bello pronto e disegnato e io sono serena e fiduciosa.
Praticamente pensate a me come Heidi che sgambetta giuliva verso la torre di Mordor.

Una volta penetrata nell'antro mi rendo conto che per le dimensioni non rispettano proprio proprio la descrizione del sito ma fa niente, non è la quantità ma la qualità che conta, giusto?
Chiedo del responsabile e mi indirizzano verso una sciuretta tronco-conica, alta un metro e un taglierino, che traffica al computer. Ha i capelli a spazzola e grigi, un vestito sformato e grigio, pelle rovinata e grigia, occhi arcigni e grigi. Dopo un quarto d'ora che mi ignora bellamente faccio notare la mia presenza. Lei abbandona la sua occupazione infastidita e mi si para davanti: tette in fuori e mani sui fianchi, mi squadra dal basso all'alto (per ovvie ragioni geometriche) con un' arroganza che donne del ghetto levateve.

Con un sorriso a 34 denti chiedo:
-Buongiorno, vorrei prendere appuntamento e sapere se è possibile tagliare dei pezzi a las..
-Con chi ti laurei??- Urla lei con un timbro piacevole quanto una motosega che si schianti su una lamiera di alluminio.
Riferisco il nome del mio relatore.
Fa un' espressione di disgusto a metà fra il vomito e la paresi.
-Torna fra dieci giorni con piante prospetti e sezioni del progetto.
-Ma io veramen...
-e il 3d- gira i tacchi e se ne va.

Non mi scoraggio e dieci giorni dopo mi presento fiduciosa con quanto richiesto, più il mio bel file con i pezzi da tagliare. Il laboratorio è semideserto.
Illustro il mio progetto alla luminare del cartonlegno che per circa tre quarti d'ora fissa con occhio bovino i disegni, strillando ogni sette secondi: "non capisco un accidente!!" con la sua vocina da boscaiolo. Dopo aver rinunciato definitivamente all'orecchio sinistro e all'ottantatreesima volta che ripeto la stessa cosa, ci siamo: scorgo un lampo di intelligenza sul viso della beota.
Ah no, forse era solo uno spasmo...

Però in effetti il registro cambia. Seguono un paio d'ore di scambi di questa levatura:
-Ma quindi questa cosa funziona così?!?- urla lei.
-Esatto- rispondo io.
-Ma è una porcata!- urla lei.
E ce n'è per tutti, e vabe', passi per il mio museo, ma insomma i Mercati di Traiano o il Tempio di Marte Ultore, sono lì da qualche annetto, a me sembravano un progettino piuttosto riuscito...
Comunque, sostengo il processo senza fare una piega, capirai, dopo anni di università sono più corazzata di un caterpillar.
Terminato il massacro chiedo:

-Quindi, pensa sia possibile tagliare i pezzi a laser?

-No.

-... capisco, e perché?

-Non è la nostra filosofia di lavoro. (NOTA: questa non è un iperbole comica. Ma la citazione testuale di quanto mi è stato detto)
Dopo un attimo in cui cerco di capire se mi sta pigliando per il culo rispondo:

-Ma certo, comprendo assolutamente. Quindi, secondo il suo irrinunciabile parere ed immensa saggezza, come potrei fare a costruire questi 27 metri quadrati di plastico?

-A mano.

-Accidenti ma che idea geniale! Davvero, senza la sua intelligenza visionaria non sarei mani arrivata a una soluzione tanto avveniristica! C'è solo un piccolo problema però: io sono da sola e vorrei laurearmi prima del 2034. Come suggerisce di procedere in tal senso?

-Non è un problema mio, trovati uno schiavo.

-Quindi, mi faccia un attimo riprendere il concetto. C'è un laboratorio plastici, c'è una macchina per il taglio a laser disponibile, ma io non la posso usare perché non è nella vostra filosofia di lavoro.

-Esatto.

-Bene. Lei è stata cristallina, la saluto.
E me ne vado enumerando silenziosamente tutti i vari orifizi dove sarebbe opportuno che quella che d'ora in poi chiameremo 'la filosofa' riponesse la sua filosofia.

Non mi do per vinta, la settimana dopo rimetto su il mio sorriso da combattimento e torno alla carica. Arrivo al laboratorio dopo revisione, con un paio d'ore di sonno in corpo, la tremarella da eccesso di caffeina e più occhiaie che anima. La conversazione si ripete senza variazioni sensibili degli esiti rispetto alla settimana precedente.

Me ne vado ancora una volta porgendo i miei più sinceri omaggi a tutti i morti della filosofa, da qui fino agli albori dei tempi.
Arrivo a casa e mi butto a letto.
La sorpresa giunge un paio d'ore dopo, quando mi sveglio e trovo una chiamata persa del laboratorio. Richiamo e mi risponde la stimatissima esponente del traforo in persona. In sostanza, mi comunica che, nonostante la sua posizione filosoficamente filosofica, lei è una persona magnanima e, siccome io ho l'aspetto più miserevole di un gambaletto color carne smagliato, le faccio pena. Mi concederà quindi di tagliare una parte dei pezzi, solo le rovine; la parte di progetto e tutto il resto no. (stiamo parlando di un plastico di via dei fori imperiali). Faccio un rapido calcolo; è vero che un vaffanculo ben assestato non ha prezzo, ma il taglio a laser sì, e solo quello delle rovine è di circa trecento euro.

Ergo, accetto.

-Vabene, torna settimana prossima con i disegni!- Abbaia.

Eseguo.

E ci ritroviamo alla situazione di partenza. Il masterplan viene nuovamente vivisezionato. Di ogni oggetto con un'elevazione mi viene chiesto:
-Questo muro è una rovina?!?

-Mah, veramente sarebbe del '96, però guardi le assicuro che l'intonaco è veramente un disastro, un macello proprio.
E così di nuovo, per mezza giornata. Terminata la santa inquisizione, la somma sacerdotessa dello scartavetramento di coglioni si erge maestosa in tutto il suo metro e venti ed elargisce l'augusta sentenza:

-Vabene, vieni settimana prossima col file di taglio e vedremo che fare.

Insomma, la storia è ancora lunga ma per farvela breve alla fine me la sono cavata facendo passare tutto per rovina. Non è stato particolarmente difficile, credo che se avessi inserito una piramide di Cheope capovolta nel progetto e l'avessi spacciata per il Colosseo la nostra illustrissima autorità del bricolage non avrebbe sospettato nulla.

Sull'opportunità di tutta questa situazione mi sono espressa altrove. Qui dico solo che dopo un primo momento di nazismo, in cui ho pianificato vendette ferocissime, ho pensato che in fin dei conti gente del genere fa meno danni lì che altrove. Ho pensato che sono laureata e con un bel po' di progetti in cantiere. E magari domani me ne vado pure al mare. Lei rimarrà lì, inchiodata in quello sgabuzzino che chiamare laboratorio è un po' come spacciare la merda per nutella, a farsi odiare ancora da generazioni di studenti. Ma soprattutto ho pensato che, in fondo, le sono quasi quasi debitrice perché, diciamocelo:
lasciarsi uno stronzo alle spalle, è una delle più grandi soddisfazioni della vita.

Umanità in pilloleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora