5. Angelo

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-Se io dovessi farti una foto, ti prenderei di tre quarti. Mi metterei qui, in controluce, così quel lampione aumenterebbe il contrasto e uscirebbe bene l'occhio.

Così mi dice -davanti a un bicchiere di vino rosso- quel ragazzo dal sorriso aperto e confidente, di quelli che ti fanno pensare che potrai averne quanti ne vuoi senza alcuno sforzo.  Angelo si chiama e secondo me il karma un po' ci ha messo lo zampino.

Fa uno strano effetto sentirlo descrivere la mia immagine per un tempo molto maggiore di quello che servirebbe per ritrarla. Per un istante mi sento a disagio, come smascherata. Fisso le mie dita chiuse sul calice.

È dolce Angelo, troppo. Troppo occupato a cercare di farsi volere bene per permettermi di conoscerlo. Sembra arrivato direttamente da uno di quei romanzetti rosa che leggevo rapita da adolescente. Mi chiedo come sia possibile che il suo fare da gentiluomo in bianco e nero non si sia mai schiantato contro la vita vera, contro la violenza dei colori. Sono un po' stranita ma mi lascio coccolare dalla sua gentilezza.

È buono Angelo, e generoso. Tutte le domeniche mi porta a fare colazione nella pasticceria sotto casa, solo per vedermi gorgogliante di soddisfazione, ché lui i dolci non li può mangiare. Prende solo un caffè nero doppio e mi guarda, ogni tanto ruba un bacio impiastricciato di marmellata. Quando ho finito non vuole mai sentire ragioni e salda la mia overdose da zuccheri. Poi ripone via il resto eccetto una moneta, che so già darà al mendicante all'angolo.

La gentilezza di questo ragazzo ha il sapore della serenità costruita, di una routine fatta di riti che ritagliano un'isola placida dentro un mare incerto. Le variabili lo turbano, le sterzate improvvise lo lasciano interdetto.

È timido Angelo, e impacciato. Non capisce mai le mie battute ironiche, a cui sorride incerto. Dopo l'amore si nasconde, si riveste subito. Io no. Vorrei provare a insegnargli la nudità e la meraviglia dell'insicurezza accettata. In certe situazioni i vestiti non sono altro che menzogne.

A volte gli chiedo di raccontarmi una storia. Allora lui partorisce per me una fiaba. Un' opera da bambino, di  bambino.

C'era una volta...

Umanità in pilloleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora