Non riuscì a chiudere occhio per tutto il pomeriggio. Non aveva mai pensato che un materasso così morbido e soffice potesse essere tanto scomodo. Si modellava al suo corpo come una coperta leggera, ma lei era troppo abituata a dormire su cumuli di paglia per potersi sentire a proprio agio.
Dopo almeno due ore sdraiata, capì che non avrebbe concluso nulla. Si tirò su e decise di togliersi quei vestiti troppo fuori luogo. Il vestito che aveva visto indosso a Cordelia le stava benissimo, e anche Victoria nella sua semplicità appariva elegante. Fissò quelli che erano ormai stracci che la coprivano: quello che una volta era stato un lungo abito, caldo e comodo, ora sembrava una vecchia tela con due maniche a campana.
Sospirò e si allungò per afferrare la propria sacca, sperando almeno di avere qualcosa senza troppe toppe, quando si bloccò davanti al grande armadio di legno scuro. Passò quasi con incredulità i polpastrelli contro gli intricati rilievi delle ante, così grandi che non sarebbero riuscite a entrare in una stanza della sua capanna. E questo la fece sentire di nuovo fuori luogo, tanto da sperare di mimetizzarsi. Spalancò l'armadio e vi trovò molti vestiti eleganti, con scarpe con il tacco. Se da una parte era contenta di poter mettere quelli e non sembrare tanto una primitiva, i tacchi a spillo ed il persistente colore nero delle stoffe la indisponevano un po': possibile che non avessero qualcosa di più chiaro del grigio perla?
Si arrese a cercare qualcosa di meno "demoniaco" possibile, riuscendo nel suo intento: jeans blu – che nonostante il colore scuro, erano accettabili –, una maglietta grigia e una giacca marroncina. Forse nell'insieme non erano ben abbinati, ma erano i colori meno deprimenti. Si dedicò poi ai capelli, notando con un pizzico di orgoglio come contrastassero con tutto il buio di quell'ambiente. Li pettinò con una spazzola incisa d'osso che aveva trovato poco prima sulla toeletta – un intero mobile solo per pettinarsi, assurdo – e decise di lasciarli sciolti.
Ora cosa avrebbe dovuto fare? Rimanere in camera sarebbe diventato noioso dopo qualche minuto, ma uscire sembrava varcare territorio nemico. Si diede della stupida: era un'ospite, e come tale dovevano pure intrattenerla, altrimenti non avrebbero chiesto la sua presenza al Palazzo dei Demoni.
Aprì la porta cercando di ricordarsi la strada a ritroso verso l'ingresso con quella magnifica scalinata, quando i suoi occhi caddero su una figura appoggiata contro il muro, esattamente davanti alla sua stanza.
Il sorriso di Caesar si allargò, ma prima che potesse dire qualcosa Freya incrociò le braccia e lo interrogò: «Perché mi hai voluta qui?». Sì, era scortese. Sì, era ingrata. Ma quella domanda la stava facendo impazzire e non voleva attendere oltre.
Il Principe non rispose, con un colpo di reni si staccò dal muro e si avvicinò lento. Nonostante avessero passato anche un momento di cameratismo qualche settimana prima, nel piccolo salone di Freya, la sua mente non poté non associarlo ad un felino che sa come muoversi nel suo territorio. «Pensavo dormissi», disse lui.
«Pensavo fossi abbastanza sveglio da farti gli affari tuoi», rispose lei, puntando gli occhi in quelli del ragazzo, così neri da eliminare la distinzione fra iride e pupilla, così profondi da poter nascondere qualsiasi segreto e fingere che non lo facessero.
Lui rise, per poi alzare le mani e ridacchiare un «Touché». Aveva i capelli più in ordine dell'ultima volta – bagnati e sferzati dalla tempesta che aveva infuriato per tutta la notte – e questo dettaglio lo faceva sembrare ancora più... estraneo. «Visto che tu vuoi risposte, e che io vorrei farti vedere una cosa...», disse, per poi lasciare la frase incompiuta, allungando la mano verso il corridoio.
Era un patto silenzioso che incuriosiva Freya, perciò cominciò a camminare nella direzione indicatale mentre Caesar le si affiancava e le offriva leggero il braccio. Si sentì un po' impacciata ad accettarlo, non sapeva quanto spazio fra i loro corpi dovesse esserci o se dovevano incontrarsi proprio gli incavi dei gomiti o se potesse rilassare il braccio. Neanche il tempo di chiedersi se il Demone si stesse facendo tutte quelle paranoie, che lui la tirò veloce dietro una tenda. Lei lo guardò interrogativo, ma lui si portò un indice alle labbra e tese l'orecchio, e Freya non trovò di meglio da fare se non imitarlo.
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Ággelos - Vertici complici
Paranormal«Forse sarebbe meglio cominciare a presentargli una Darkriver». «I Silentowl sono caduti troppo in rovina? È il loro turno», chiese Alexander. «Facciamo così: potrà scegliere chiunque voglia, basta che sia una Demone», propose Wladimir, massaggiando...