8 - Caesar, taci!

1K 179 186
                                    

Come penso avrete visto nel titolo, ho deciso di partecipare ai Wattys 2017. Quindi, se la storia vi piace vi chiedo gentilmente di votarla e commentarla, così da darmi una minima chance :D Ovviamente solo chi vuole aiutarmi, non vado di certo a controllare chi vota e chi no ;)
In cambio io cercherò di non uccidere nessuno di importante, che dite?



«Dopo questa le ho sentite davvero tutte», concesse, per poi lanciare uno sguardo di stizza a Edmund. «Posso accettare che si venga in casa mia nel bel mezzo della notte, che mi si svegli senza preavviso e che veda di nuovo il volto di quella meretrice quando qualcuno», e lanciò uno sguardo di furia al marito, «mi aveva promesso che non l'avrei più avuta davanti; ma sentire che un bastardello, nato da un'approfittatrice, venga qui sicuramente per accampare diritti sul trono... beh, davvero la migliore barzelletta di sempre».

«La chiamate barzelletta, milady?», disse a denti stretti Edmund. «Forse la barzelletta siete voi, che date alla luce un uomo, che ha rinunciato alla corona dopo un taglietto alla pancia e che ha sposato la seconda moglie di vostro marito, e una donna, che secondo le nostre leggi non può ereditare l'Impero».

Cordelia non si fece toccare da quelle parole, ma a schiena dritta fissò malevola l'uomo dinnanzi a lei. «Gli eredi maschi non ci mancano. E fidati delle mie parole, anche se non ne avessimo, preferirei vedere la corona su un asino piuttosto che sulla tua testa».

«Oh, intendete quel grazioso bambino di cinque anni? O questo ragazzino che non riesce a sostenere la pressione di due sconosciuti alla porta di casa?», chiese sarcastico l'uomo, indicando Caesar, che non ne poté più di vedere la propria famiglia insultata.

Wladimir era ancora una statua di ghiaccio, si limitava ad alternare lo sguardo tra Mildred e Edmund. Il Principe ragazzo si tirò su e girò intorno al tavolo, per poter fronteggiare l'estraneo. Sentì vagamente la nonna richiamarlo all'ordine, ma era troppo impegnato ad essere grato di aver ripreso dalla parte del padre l'altezza, che ora gli permetteva di non sentirsi piccolo piccolo. «E vorreste governare voi, dunque?».

«Sarei un sovrano più bravo con la metà dei tuoi sforzi», rispose altezzoso l'altro.

«Perciò siamo ad una situazione di stallo», disse il Principe.

«Caesar, sta' zitto», sbottò Cordelia.

Ma lui continuò. «Mio padre ha rinunciato al trono, quindi il prossimo successore sarò io, e non ho proprio voglia di vedermi soffiato il trono da un bastardello; tu insisti per essere il prossimo Imperatore minacciandoci di rivoltarci contro i Cacciatori. Quindi trovo ci sia un unico modo per risolvere la questione in modo signorile e valido...».

«Caesar, taci», stavolta Cordelia ringhiò.

«... un duello».

«Caesar!». Il suo nome fu detto con paura dall'Imperatrice. Non c'era stato momento in cui non avesse amato vedere nel nipote i tratti spavaldi di Wladimir, ma ora si stava buttando in un errore ad occhi chiusi, per di più con una serpe infida come Mildred.

Edmund sorrise malvagio, rendendo quelle fossette quanto di più odioso potesse esserci in quel Palazzo, e annunciò: «Domani, nel cortile esterno. Spero allestirai tutto nel modo più leale che uno della tua famiglia possa fare».

«Ci vediamo all'alba», sputò Caesar, per poi vedere sfilare davanti ai suoi occhi quelle due sagome nere, che soddisfatte uscivano dal castello.

******

«Tu non ci vai!», stava urlando Victoria all'indirizzo del figlio. Tutta l'ala dei Bloodwood era stata evacuata nella sala centrale, mentre le guardie controllavano che non ci fossero pericoli per gli imperiali - e questo includeva anche Freya, che se ne stava in un angolino a guardare tutti i Demoni che si accanivano contro Caesar. L'unico che non aveva ancora proferito parola era stato Wladimir, che era seduto su una sedia e fissava il vuoto, una mano sulla bocca.

«Calmatevi!», sbuffò quello che Freya aveva capito essere il padre del ragazzo, Alexander. Aveva i capelli corti, che lo facevano sembrare più giovane, ma gli occhi trasmettevano il passare degli anni e tutto ciò che aveva vissuto, non sempre in modo positivo. «Lo state attaccando quando ha fatto la cosa più signorile di sempre. Anche io avrei fatto lo stesso, al posto suo», disse con tono di orgoglio.

«Questo non migliora la situazione», sbottò Victoria, fissando truce il marito. «Un sedicenne che sfida a duello un trentenne che vuole la corona ad ogni costo! Ti sembra signorile questo?!».

Il piccolo Dorian era in braccio a Helena, che cercava di calmarlo parlandogli di quando era stata a Siviglia. «Era tutta colorata e c'erano dei dolci fritti così buoni che...».

Le voci si fecero sempre più concitate, violente le une contro le altre, mentre Caesar osservava tutti con distacco, a braccia incrociate. Aveva preso la sua decisione, e Freya non trovò nulla di meglio da fare se non raggiungerlo e mettergli una mano sulla spalla. Lui le rivolse un sorriso stanco, come se fossero stati soli e non con tre Demoni furiosi che urlavano a vicenda.

Nonostante fu solo un sussurro, Wladimir riuscì ad ammutolire tutti. «Andrò io».

«Non ci sarà nessun duello!», sbottò Cordelia, nel momento in cui Alexander diceva: «Beh, è lui che non è riuscito a tenerselo nei pant...», mentre Victoria urlò: «Alexander, i bambini!». E così la baraonda ricominciò, stavolta sull'Imperatore che non se ne curava. Si alzò, come se ci fosse stato tutto il silenzio del mondo, e andò a dare una pacca paterna al nipote Caesar, che lo guardava in modo attento.

Il trio di Demoni lo seguì fin oltre il portone, lasciando l'ambiente insolitamente vuoto. Helena spostò Dorian da un braccio all'altro, fissò i due ragazzi e disse: «Fate come me: rimanete single e non ci saranno problemi». Con un cenno di saluto uscì anche lei, diretta nella camera del piccolo.

Caesar prese un respiro e guardo negli occhi Freya. Aveva desiderato a lungo farlo, ma ora non era il momento di perdersi in quegli zaffiri scuri. «Posso fidarmi di te?».

La ragazza lo guardò, e capì che era una situazione critica, dove lei era l'unico appiglio rimasto. Annuì energicamente.

Il Principe la fissò con attenzione, scandendo bene parola per parola. «Dovrai aiutarmi a prendere il posto di nonno Wladimir. Devo essere io a combattere».

«E come?», chiese l'Angelo. Era un'idea assurda e avrebbe tanto voluto dissentire, ma il volto di Caesar era illuminato da qualcosa di fisso, determinato. Sapeva che non sarebbe riuscita a distoglierlo; l'unica cosa che poteva fare era aiutarlo e sperare nel successo.

«La vedi quella porta? Conduce ai locali della schiavitù. Cerca il dottore e digli che hai difficoltà a dormire: ti darà un sonnifero». Parlava svelto, era chiaro che quell'idea era stata fulminea, nulla di preparato. La ragazza pregò solo che funzionasse.

Dieci minuti dopo, Freya era di ritorno. Caesar aveva passato il tempo ricordandosi tutte le mosse che aveva imparato fino ad allora con la spada, prefiggendosi di colpire l'avversario in decine di modi diversi.

L'Angelo gli porse la bottiglietta in modo titubante. «In un duello bisogna per forza uccidere?».

Lui la guardò, chiedendosi se poteva darle la risposta giusta. Dirle di sì avrebbe sicuramente fatto cambiare idea alla ragazza, che avrebbe potuto dire tutto ai genitori prima del tempo; ma no equivaleva a mentire, e lui non voleva mancarle di rispetto.

Lei capì lo stesso, e non riuscì a frenare l'irrazionale impulso di baciarlo, per trasmettergli con un gesto la paura che aveva per le prossime ore. Caesar fu colto alla sprovvista, ma non appena le loro labbra si sfiorarono, capì che aspettava quel momento da una vita. Rimasero attaccati per diversi istanti, mai abbastanza lunghi. «Torna da me», sussurrò lei contro il volto di lui, il respiro accelerato.

Il Principe si staccò a malincuore, la guardò come a imprimersi nella memoria quegli occhi azzurro intenso, quei capelli dorati e quelle guance arrossate a causa propria. Le diede le spalle ed uscì, cercando un coraggio che dopo quel bacio sembrava vacillare. Se avesse vinto, si promise, avrebbe potuto stare con lei per sempre, dimenticando di essere Demone e Angelo.

Freya rimase da sola nell'immenso salone, con il cuore che batteva all'impazzata nei confronti di un altro, così diverso eppure così simile, che forse non avrebbe mai visto la luce del nuovo giorno.

Ággelos - Vertici compliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora