Capitolo XII.

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THOMAS'S POV.

Ebbene sì, avevo chiesto a Newt di fermarsi a dormire a casa mia. Da quanto mi aveva detto qualche giorno prima, suo padre era in viaggio per lavoro e io mi sentivo troppo solo. Il biondo, non appena formulai la fatidica domanda, mi guardò con gli occhi leggermente spalancati per qualche secondo. Successivamente annuii e accettò la proposta sorridendomi. Chi lo sa cosa eravamo in quel momento, o che cosa stavamo diventando. Eravamo due ragazzi che provavano qualcosa l'uno per l'altro, questo era più che certo. Da parte mia, non avevo mai provato un sentimento del genere. Non era amore, ma era un qualcosa di forte che mi irradiava il cuore. Nessuno si era mai interessato a me in quel modo. Il mio ex fidanzato e io eravamo più che altro amici con benefici. Io ad un tratto mi ero accorto che i miei sentimenti stavano cambiando, mi ero fidato di lui e lui aveva fatto il doppio gioco con me; mi aveva tradito dopo che mi ero confessato. Fortunatamente, quella faccia di sploff del mio ex ragazzo venne arrestata e io mi allontai dal suo gruppo di amichetti spacciatori. Non avevo mai voluto entrare in quella sploff, e così non lo feci. Ero stato un coglione ad essermi preso una cotta per uno spacciatore. Ora mi si presentava su un piatto d'argento un ragazzo d'oro: Newt. La mia riluttanza all'inizio oltre al pericolo vitale e il disagio che avrei potuto procurare al biondo, si poteva ben comprendere. Ogni ora passata con lui però, mi dava quella spinta in più per potermi fidare di lui.

Dormire insieme forse era stato un pochino avventato, poiché l'imbarazzo da parte di entrambi si fece sentire. La volta a casa di Minho era stato del sesso, l'imbarazzo era stato palesemente nascosto dalla passione. Cercai comunque di non darlo troppo a vedere.

Imprestai a Newt dei vestiti comodi per dormire e dopo aver cenato con una pizza generosamente offerta da lui, gli mostrai la mia camera da letto. Newt era imbarazzato più di me, ma aveva anche una sicurezza maggiore e lo nascondeva meglio. Non avevamo parlato molto dopo l'avvenimento del Computer, io ero totalmente assorto nei miei pensieri, non avevo prestato nemmeno tanta attenzione al ragazzo. Mi sistemai nel letto a pancia in su e chiusi gli occhi, non appena sentii il materasso inclinarsi leggermente grazie al peso di un'altra persona.

"Te l'ho detto che pesi tanto."

Newt si avvicinò e mi soffiò sul viso, come un gattino.

"Cosa vorresti dire?"

"Sei grasso. Mettiti a dieta."

Lo fissai con un mezzo sorriso e poi scoppiammo a ridere entrambi.

"Sai Newt...non ho mai chiesto a nessun ragazzo di fermarsi da me."

"Come mai, Tommy?"

"Mi vergognavo. E poi ho avuto solo un caspio di ragazzo."

Newt mi osservò con gli occhi socchiusi.

"Lo spacciatore traditore?"

"Lo spacciatore traditore."

Il biondo sospirò.

"Io devo dirti la verità. Nella mia vecchia scuola era tipo la troietta della classe."

Fissai il ragazzo con la faccia leggermente spaesata e divertita.

"Aspetta...cosa?!"

Scoppiai a ridere in faccia al biondo, mentre quello mi tirò un piccolo pugno sul braccio e mi stringeva le guance per farmi smettere di ridere.

"Smettila! Cacchio. C'era un motivo se mi comportavo così...era...è stata una specie di ribellione. Dopo la morte di mia madre e il rifiuto di mio padre ho incominciato a fare di tutto e di più. Ma mi sentivo vuoto. Vuoto e basta. Tutto era così facile. Così uguale."

Fissai il biondo con una punta di dispiacere negli occhi.

"E poi?"

"E poi, ho incontrato te."

Newt mi sorrise in modo dolcissimo e il mio cuore perse un piccolo battito.
Forse si stava innamorando di me? Nah, impossibile.

Deglutii e guardai verso il basso, arrossendo.

"I tuoi amici sanno di noi?"

La mia espressione si fece indagatoria.

"...Noi?"

Newt spalancò gli occhi, poi sorrise.

"Stiamo insieme, no?"

Mi misi a balbettare. Queste cose mi agitavano e ansiavano parecchio, dannazione. E non ero capace. Non ero capace ad avere una relazione. Volevo scappare.

"Ehm...noi...beh ecco...cioè..."

Il biondo soffocò una risata e si mise a cavalcioni su di me. Voleva uccidermi per le mie infinite ed eterne indecisioni? Ci mancava solo questa.

Poi si chinò sul mio viso e premette le sue labbra morbide contro le mie. Dischiusi la bocca e la sua lingua si scontrò delicatamente con la mia, mentre le sue mani affondavano nei miei capelli e le mie mani reggevano i suoi fianchi snelli appoggiati al mio ventre.

Il biondo si staccò per un momento e poi pronunciò qualcosa a voce bassa.

"Mi vuoi dire che non sono niente per te? Zero? Zero virgola uno? Meno di zero?"

"Ehi. Non usare la matematica contro di me."

"Okay, te lo chiedo di nuovo allora. Stiamo insieme? Ti dò un piccolo indizio. Ti tartasserò a vita finché non mi risponderai di sì."

Il suo corpo era ancora premuto sul mio e mi limitai a fissarlo negli occhi con uno sguardo malizioso.

"Oh, allora sono nei guai. Che paura."

Newt mi lanciò uno sguardo di sfida è si mise a baciare la mia guancia delicatamente, fino ad arrivare al mento e poi al collo. Ben presto mi si formò un succhiotto mentre io ero intento ad assaporare il momento ad occhi chiusi e con lievi sospiri.

Quando ebbe finito il biondo puntò di nuovo i suoi occhi sui miei.

"Stiamo insieme? Devo farti anche un pompino?"

Emisi una risata.

"Va bene. Ma il pompino è sempre gradito, comunque."

"Ehi, sembra che mi stai facendo un favore."

Newt incurvò leggermente la bocca e mi guardò.

"No...io...voglio stare con te. Anche io...davvero. Basta, non sono capace."

Mi girai di scatto e mi colorai le guance di rosso puro.

"Ti adoro quando fai così."

E così, il 'mio' ragazzo, prese a baciarmi di nuovo, mentre io mi abbandonavo nelle sue braccia.

Avevo un ragazzo. Mi ero fatto così tanti problemi, sul fatto di lasciarlo fuori dalla mia vita, ma lui ci era entrato così apertamente e senza battere ciglio. Era stato un errore?
In quel momento non lo pensai.

La mattina seguente non appena mi svegliai, trovai le braccia del biondo avvolte ai miei fianchi. Mi alzai cercando di non fare rumore, ma andai a sbattere contro il comodino, il quale si spostò leggermente dalla sua postazione. Trattenni un urlo. Perché cacchio quello che deve sbattere contro i mobili è sempre il mignolo del piede? Questa domanda è per la Scienza.

Prima di alzare gli occhi notai qualcosa dietro il mobile: un foglietto.
Raccolsi la carta bianca stroppicciata e lessi incuriosito. La calligrafia era di Charles e sopra vi era scritto un indirizzo.

Un indirizzo che io conoscevo più che bene: quello della Casa di mia sorella Madelaine.

Hope || NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora