1) L'inizio

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A un tratto mi svegliai, mi scoppiava la testa. Imposi al mio corpo di alzarsi, ma è stata l'idea più stupida che mi potesse venire in mente. Ho sentito fin da subito le vertigini, e quella sensazione orrenda di sprofondare nel vuoto. Menomale che questa sensazione si allevió dopo poco.

Mi guardai intorno, non riconoscevo il luogo in cui mi trovavo, mi chiesi subito come ci fossi arrivato, ma non ricordavo nulla, in realtà, non mi ricordavo neanche quello che avevo fatto nei giorni precedenti, è rimasto il vuoto, eppure non avevo voglia di cercare nella mia testa cosa avessi fatto nella settimana appena finita. Volevo tornare a casa, ma non sapevo come arrivarci.

Erano desolate le strade, ogni tanto trovavo qualche cartello, pensando fossero stradali, ma non fu così. Su alcuni c'era scritto in rosso: "che ci fai qui?", su altri c'erano scritti dei strani indovinelli, ma nessuno di questi cartelli mi diceva dove mi trovassi davvero.

Mi sembra di vagare senza meta, come se stessi camminando in cerchio.

Mi spaesa il fatto che tutti i palazzi e le case siano uguali, come se fossero tutti timbri fatti all'unisolo, e quello che vedo probabilmente è una piccolissima parte di una grande catena di fotocopie identiche, dalle quali non vi si possono fare alcune distinzioni.

Sono stanco di camminare, non ce la faccio più!

Mi sento vuoto, non riesco a pensare a nulla, se non a queste due uniche domande:
"1_ Dove mi trovo?
2_ Perché qui non c'è nessuno? "
Erano proprio queste le uniche domande alle quali desideravo tanto una risposta.
Non avevo più le forze per continuare a cercare risposte alle mie dannate domande. Mi addormentai sul ciglio di un marciapiede probabilmente grigio, non m'importava di che colore fosse.

Non saprei quanto avessi dormito, il sole stava calando e da un momento all'altro sarebbe diventato buio, adesso stava tramontando, ora era rosso vivo, non dormii abbastanza perché mi svegliai davvero affaticato.

Notai subito che non lontano da me c'era una macchina, precisamente un audi color arancio, prima non l'avevo vista, non capivo da dove potesse arrivare, o come diavolo ci sia arrivata fin qui senza che io non me ne rendessi conto.

Mi avvicinai pieno di speranza di trovare qualcuno, ma questa mia speranza svani poco alla volta, purtroppo dentro non c'era nessuno. Forse c'è qualcuno nei paraggi pensai. Cominciai a correre e urlare "c'è qualcuno?" Come un matto, o per meglio dire come se non ci fosse un domani alla ricerca disperata di qualcuno, ma niente da fare.
Dentro di me cresceva sempre di più l'idea che questa fosse una schifossissima anda desolata dalla quale desideravo uscire.

La cosa che mi sorprese di più fu il fatto che dopo essermi allontanato una decina di metri parti l'allarme del veicolo, più mi allontanavo da esso più quel rumore era forte e snervante, sembrava che mi stesse chiamando a modo suo.
Mi sentivo impazzito, come faceva una macchina a voler dire qualcosa a me? sto sicuramente sognando, è l'ora di alzarsi. Purtroppo per mia grandissima sfortuna non stavo sognando sarebbe stato meglio, ma era tutto vero.

Scelsi di tornare, cambiai rotta perché non ce la facevo più.
Trovai quella maledetta automobile, li accostata sul ciglio del strada. Quando fui abbastanza vicino l'allarme svani, sentii fin da subito un sollievo miracoloso. Finalmente aveva smesso di suonare, e darmi sui nervi.

Maledico soprattutto la mia grandissima curiosità. Scelsi di dare un altra occhiata dentro l'automobile attraverso il finestrino, ma questa volta dal lato del guidatore, sul volante c'era un post-it con scritto "entra pure", apri lo sportello. Notai subito che sul sedile c'era un apparecchio tecnologico simile a un tablet, ma sicuramente più avanzato di quanti potessi credere.
Cercai disperatamente di accendere quel maledetto apparecchio, e dopo svariati tentativi mi arresi.

In un impeto di rabbia successivo scesi dalla macchina. Mi diressei verso una casa e non saprei neanche dire alla ricerca di che cosa, ero arrabbiato volevo solo sfondare qualcosa, con tutta la forza che ebbi in corpo tirai un pugno ad una finestra, una delle tante finestre di quelle abominevoli case grigie tutte uguali, erano vetri resistenti e davvero buoni avrei potuto pensare in un secondo momento, ma ora volevo solo distruggerlo in mille pezzi. Non ci volle molto continuavo a dare pugni su quella finestra ormai in frantumi, ero pieno di tagli e di vetri conficcati nelle braccia. Avevo perso molto sangue e non mi reggevo in piedi, decisi di sdraiarmi, ma continuavo a star peggio. Inizio a girarmi forte la testa pensavo che sarebbe stata la fine.
Sentii una voce credo fosse di una ragazza, ma non la vidi per quanto provai a sforzarmi, era sicuramente lontano da me, ma fu un sollievo era la prima volta dopo giorni che non mi sentivo solo, non sarei scappato coi miei pensieri.
La voce disse svariate volte "Tranquillo, non ti succederà nulla."

Ascoltando quelle parole come se fossero un messaggio, che senza ombra di dubbio erano indirizzate a me, mi si gelo il sangue nel corpo, ero pietrificato, ogni particella anche la più piccola o microscopica che poteva eserci in me ebbe i brividi. Non sapevo cosa fare estatamente, tantomeno cosa pensare.

Mi lasciai andare, steso su quel cemento duro, davanti alla finestra che avevo appena distrutto.

L'EnigmistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora