Capitolo 30

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<<Senti Ethan, ho un figlio!>>

Grace scosse la testa, quella frase non suonava bene, era troppo diretta.
Era la ventesima volta che provava a ripeterla, davanti allo specchio cambiando tono o espressione. Sembrava impazzita, come se dovesse affrontare un discorso davanti ad una platea, camminava avanti e indietro in visibile stato di agitazione.

<<Ascolta Ethan! Non ci giro intorno, te lo dico così su due piedi. Ho un bambino!>>

<<Cosa stai dicendo allo specchio mamma?>> disse il piccolo Bryan entrando nella stanza.

<<Nulla tesoro, chiedevo allo specchio se sono abbastanza bella oggi.>>

<<E lui che ha risposto?>> chiese il piccolo incuriosito.

<<Muto come un pesce.>> rispose Grace facendo un'alzata di spalle.

<<Allora questo specchio è da buttare, non ci capisce niente. Guarda come sei bella mamma!>>

Bryan spinse sua madre con le sue piccole manine in modo da farle osservare nel riflesso del vetro, la sua figura integrale.

Teneva i capelli sciolti lunghi fin sotto alle spalle e si era truccata leggermente il viso.
Portava un adorabile maglione di lana rosso e dei semplici jeans, come era nella sua quotidianità.
Al momento, per comodità utilizzava le sue amate ciabatte, anche se lei adorava gironzolare per casa a piedi nudi ma non era il caso dato che Ethan sarebbe arrivato a breve.

<<Ma no, non vedi! Sembro una befana.>> replicò Grace.

<<La befana è vecchia e brutta, tu non sei come lei.>> disse il piccolo.

Grace ridacchiò pensando che per ogni festa natalizia era lei a fare da befana ma poi si accorse che faceva anche da Babbo Natale o da fatina dei denti.
Pensare a questo la riportava alla realtà dove tra pochi minuti avrebbe rivelato la verità ad Ethan, forse era il suo pensiero fisso in quell'ultimo periodo senza tralasciare i suoi doveri da madre e Jared.

' E se non avesse accettato Bryan e il suo doloroso passato?' pensò Grace.

Sicuramente avevano costruito qualcosa di molto profondo soprattutto quando i loro corpi si erano uniti in qualcosa di unico ma se non accettava, non provava tutto quello che le aveva promesso.

Doveva tener conto che però Ethan avrebbe subito uno shock o qualcosa di simile, doveva tenere aperta ogni opzione, come diceva spesso Jared.

<<Ascolta Bryan tra poco arriva Ethan. Facciamo così, tu aspetti nella tua stanzetta e dopo quando lui vuole puoi entrare in salotto a conoscerlo.>>

<<Va bene ma poi può giocare con me alle macchinine telecomandate? Perché tu non sei capace, sbatti sempre contro i piedi del letto!>> disse il piccolo.

<<Non sono così schiappa Bryan ma comunque vedremo se è possibile. Adesso andiamo a vedere come passiamo il tempo intanto che lo aspettiamo.>> rispose la giovane donna.

Bryan la prese per mano e la condusse nella sua camera da letto per giocare un po' durante quell'infinita attesa. Grace osservò l'espressione corrucciata di suo figlio mentre sceglieva con cura i giochi che desiderava fare in quel momento.
Dopo vari minuti d'indecisione scelse dei dinosauri telecomandati e si mise a giocare con quelli. I mostriciattoli erano circa tre, verdognoli, alcuni con le fauci che mostravano una fila di denti aguzzi e taglienti, che si aprivano solo con un pulsante.

<<Arrw sono un T-rex mentre tu sei un brontosauro.>> disse Bryan a sua madre, dandogli tra le mani un dinosauro con il collo lunghissimo e dall'aspetto innocuo.

<<Quindi sono già smangiucchiata?>>

<<Sì perché il T-rex è il più forte del tuo dinosauro.>> replicò il piccolo.

<<E allora che gusto c'è?>>

<<Il gusto di vincere sempre!>> ammise Bryan.

Il telefono nella tasca di Grace iniziò a vibrare, un messaggio in entrata da parte di Ethan e di colpa inizio ad annaspare come se le mancasse l'ossigeno. Era visibilmente agitata ma doveva ricomporsi altrimenti non sarebbe riuscita a trovare le parole.

'Sono appena arrivato Grace.'

<<Bene Bryan, lui è alla porta. Adesso gioca qui e poi ti farò conoscere Ethan se lo vorrà.>> rispose Grace sollevandosi da terra mentre suo figlio annuiva.

La donna andò ad aprire la porta e si ritrovò davanti ad Ethan con un sorriso smagliante, probabilmente dopo l'avrebbe perso.

<<Entra Ethan.>> disse baciandogli le guance.

Ethan entrò in casa e si accomodò sul divano, dove la sera prima avevano fatto l'amore, Grace si mise accanto a lui e strofinò le mani sudate sul tessuto del divano.

<<Sei nervosa Grace?>>

<<Sì, direi abbastanza in ansia però come ti avevo promesso ti devo raccontare del mio passato, non si può rimandare.>>

<<Ti ascolto Grace, stai rilassata perché poi agiti anche me.>>

<<Starò meglio una volta detto.>> abbozzò un sorriso lei.

Ethan annuì convinto, pronto le ascoltare le sue parole. Lei invece era il corpo tremolante, quasi come un budino, scosso da brividi di ansia.

<<Senza farci tanti giri di parole... sei anni fa mi è capitata una cosa molto dolorosa che mi ha segnato nel profondo e solo ora ho iniziato a riprendermi, grazie a te ma anche alla mia famiglia, al mio lavoro e alla mia amica Allison. Allora io ero una donna sposata con un uomo eccezionale, Jared. Mio marito amava il suo lavoro, era una seconda casa per lui finché un giorno, il più brutto della mia vita lui morì schiacciato da un trattore. Una tragica fatalità me lo strappò dalla mia vita, così giovane e vitale.
Mi lasciò il suo desiderio più grande, il suo dono, il suo ricordo... Ero incinta di sei mesi. Ethan quello che non ti ho detto è che ho un figlio e posso capire che ora sei nero di rabbia...>>

<<Sono molto abbattuto da questa cosa tremenda... e anche un po' deluso, mi aspettavo che me ne parlassi subito ma comprendo, è una cosa riservata!>>

Ethan aveva un po' la mascella tesa e l'espressione triste per via del fardello della sua amata.
Grace se ne era fatta un'idea e proprio in quel momento lui si alzò, prendendola per le mani e facendola alzare dal divano.

<< Posso avere un po' di tempo per metabolizzare la cosa?>>

Grace annuì come un pupazzetto, mentre lui uscì di casa, lasciandola lì in piedi tutta sola, forse quella era già una risposta...

Non sei più solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora