Capitolo 13

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Le prime rappresaglie

Nulla si fece per paralizzare le posizioni occupate in Italia dai Tedeschi e per arrestare l'afflusso crescente delle loro forze armate di qua dal Brennero. Solo il 13 agosto venne inviato un emissario, il generale Castellano, per prendere contatti con gli Alleati. Le trattative, prive di chiarezza e sospettose, portarono alla firma il 3 settembre, dell'armistizio corto di Cassabile (Siracusa), in pratica una resa incondizionata. Alla tregua si associò un piano di intervento militare alleato nella penisola, fra cui uno sbarco aereo nelle immediate vicinanze di Roma.

Nuove opinioni discordanti ed equivoci fecero mancare l'intervento aereo e fecero sì che quando l'8 settembre di sera, l'armistizio fu pubblicato dagli Alleati, la difesa italiana non era pronta per la reazione tedesca.

I bombardamenti non erano terminati, gli Alleati avanzavano verso la capitale e i tedeschi abbandonavano in gran fretta le loro postazioni. Frascati era il loro quartier generale e proprio nella giornata dell'8 settembre fu completamente distrutta dagli Americani. Ovunque si parlava di strage e sterminio, di una città che in poche ore si era trasformata in un enorme ammasso di macerie, di uomini ancor vivi che vi erano rimasti sepolti, a causa del perdurare del bombardamento.

Per un momento mi sentii rincuorata che quella sorte non fosse capitata a noi, poi ripensai alle vittime di quel massacro e ai superstiti, ai quali non era concesso neanche piangere i loro morti, perché il problema principale era rappresentato dai sepolti vivi, che occorreva soccorrere al più presto, sollevando cumuli di rovine. Anche se piccola, squallida, una casa è pur sempre un rifugio, senza il quale ci si sente sperduti, soli, abbandonati. Il pensiero di quella gente, che non aveva più i suoi cari, un'abitazione, mi ossessionò per giorni e giorni.

Avrei voluto essere là con loro ed aiutarli a ricostruire un piccolo ricovero, ma ero lontana e troppo giovane, perché i miei propositi potessero essere presi sul serio. In fondo anch'io avevo un compito ben preciso: quello di rimanere al fianco di mia madre e aiutarla a governare la famiglia.

Anche Roma non godeva certo di una sorte propizia, in quanto fu immediatamente occupata e nonostante resistenze parziali capitolò il 10 settembre, mentre il re e Badoglio, per non essere catturati, si erano sottratti ai Tedeschi con la fuga.

Nell'Italia settentrionale e centrale, i comandanti militari italiani capitolarono quasi ovunque, senza resistenze di fronte all'intimazione tedesca. L'Italia rimase così divisa in due zone d'occupazione: tedesca e alleata. Nella prima i Tedeschi installarono il governo di Mussolini, che era stato liberato il 12 settembre dal comandante delle SS, Otto Skorzeny, in seguito ad un'ardita operazione, mentre si trovava prigioniero sul Gran Sasso.

Il Duce proclamò la repubblica sociale, con sede a Salò (Brescia). Nell'Italia nazifascista si sviluppò, ad opera soprattutto dei partigiani antifascisti, la Resistenza, con la guerra partigiana. La lotta di popolo era condotta sulle montagne, non più da un esercito regolare, ma dalle formazioni partigiane, sostenute in gran parte da giovani patrioti e da anziani antifascisti.

Incominciò in questo modo la nostra rinascita nazionale. La Resistenza organizzò una coraggiosa ed efficace guerriglia, che molestava le comunicazioni nazifasciste e poiché il loro quartiere generale era situato sulle montagne, questo impegnava un numero considerevole di nemici. I partigiani agivano anche nelle città o nelle immediate vicinanze, con attentati, colpi di mano o movimenti operai e indicevano ripetuti scioperi soprattutto nell'Italia settentrionale. La reazione dei nazifascisti alla Resistenza fu feroce, in quanto Hitler aveva ordinato che i traditori dovevano essere puniti.

Cominciarono le deportazioni, in gran massa verso i lager nazisti: Dachau, Auschwitz, Mathausen.

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