Capitolo Dodici

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Elodie's Pov.

Sarei rimasta su quelle labbra ancora un minuto, un'ora, un giorno, un mese, un anno o, ancora, una vita intera.

Ma non potevo, e non dovevo.
Non era il momento, perché prima, avevo deciso, dovevo chiarire quella caspita di situazione.

Con Lele non ci capivo più niente.

Tutta la parte razionale di Elodie andava a farsi fottere, e le mie emozioni prendevano il sopravvento.

Mai con nessuno al mondo mi erano successe cose simili, prima d'ora.

Tutto, prima di Lele, non mi sembrava possibile.

Sembrava che con lui fosse iniziata un'altra vita.

E mi andava benissimo, ma dovevo capire che cosa provava lui, perché non avevo intenzione di vivere tutta la mia vita su un filo.

Avevo bisogno di certezze, io.

Gli misi le mani sul petto.

E: «Lele... Cosa succede?», chiesi, troppo confusa anche per formulare una domanda con un senso preciso.
Ma lui, naturalmente, mi capì lo stesso.

L: «Elo, ti racconto una storia.
C'era una volta un ragazzo molto giovane, di appena diciott'anni, che aveva un unico sogno: cantare. Non desiderava altro, questa era la sua unica prospettiva di vita.
Ma un giorno, conobbe una ragazza... Più che una ragazza sembrava una Dea, si, una Dea.
Era meravigliosa, aveva dei buffi capelli rosa e degli occhi che avrebbero incantato il mondo intero. Il ragazzo, in questi occhi ci si perse dal primo istante, solo che non lo capì subito... E probabilmente nemmeno la ragazza, o Dea, lo capì all'istante.
Molte volte diamo più retta alla testa che al cuore, e all'inizio il ragazzo aveva fatto esattamente questo.
Ma poi, non realizzò nemmeno quando, fu il suo cuore a prendere il sopravvento... Forse la prima volta che toccò le labbra della ragazza con le sue, forse quando la vide in lacrime e si sentì l'essere più inutile ed orribile su questa Terra.
Fatto sta che successe, e fu la più bella cosa che capitò nella vita del ragazzo.
Ora, il ragazzo non è sicuro dei suoi sentimenti, ma di una cosa è certo...».

Mi afferrò le mani, per tutto il tempo mi aveva guardata intensamente negli occhi.
L: «Di una cosa sono certo, Elo. Io... Non riesco a smettere di pensarti, sei davvero importante per me e... Non riuscirei a perderti. Mai».

Lo guardai un'ultima volta, mi persi nella nocciola dei suoi occhi e lo baciai.
Era un bacio libero, perché avevo capito che lui provava i miei stessi sentimenti, e volevo godermi questo momento.

Volevo godermi Lele, l'unico che era stato in grado di rapirmi con uno sguardo, un abbraccio, un bacio.

L'unico che mi faceva provare certe sensazioni.

Gli sorrisi e gli afferrai la mano, mentre andavamo verso il ristorante... Ed io non ero mai stata più felice di così.

___

Lele's Pov.

Confusione.
Ansia.
Determinazione.
Paura.
Sorpresa.
Gioia.
Amore.

Tutto questo in... dieci minuti? Si, circa.
Avevo appena baciato Elodie Di Patrizi e per la prima volta non me ne facevo una colpa, non avevo risentimenti e non mi facevo domande assurde in testa.

Eravamo arrivati al ristorante, e se pensate che ci saremmo comportati come due piccioncini spensierati dopo il nostro bacio, vi sbagliate di grosso.

Eravamo seduti al tavolo, l'uno di fronte all'altro, mentre ci guardavamo intensamente negli occhi, ci sorridevamo e...

Ci facevamo la guerra tirandoci i grissini.

Sembravamo due stupidi, ma stavo ridendo come un matto da un quarto d'ora.

Quando il cameriere arrivò, per portarci le pietanze, mi guardò malissimo, mentre rivolse un sorriso a trentadue denti ad Elodie.

Devo essere geloso per questo?
Perché il cameriere ha sorriso ad Elodie e a te non ha prestato attenzione?
Ma no! Per Elodie, lei è mia.
Ma se non siete nemmeno fidanzati!

In effetti, fidanzati non lo eravamo... È vero, potevo pensarci prima... Le ho fatto una marea di discorsi e non le ho nemmeno chiesto se...

Stupido Lele!

Mangiammo per un po', mentre parlavamo del più e del meno, della scuola e dei professori.

Sinceramente, mi sentivo cosi bene.

Quando fu ora di uscire dal ristorante, mi venne un'idea.

Dopo aver pagato il conto, la presi per mano e la trascinai con me, finché, ad un certo punto, le coprii gli occhi con le mani.

Provai un enorme senso di soddisfazione quando mi accorsi che lei non aveva nulla da ribattere, che si stava, posso dirlo, ciecamente, fidando di me.

Una volta giunti a destinazione, la lasciai vedere, ed un sorriso istintivo si aprì sulle sue bellissime labbra.

Era la spiaggia dove era iniziato il nostro stranissimo rapporto.

Le presi entrambe le mani, e le intrecciai alle mie.

L: «Elo, aspetta. La storia continua... Ecco, il ragazzo non sapeva bene i sentimenti che provava, ma in quel momento non desiderava altro che avere la ragazza al suo fianco, perciò le chiese...», mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai:

L: «Vuoi essere la mia fidanzata?».

Lo dissi con enorme sicurezza, senza nessuna incertezza nella voce, perché era ciò che volevo.

Che lei fosse la mia fidanzata, la persona con cui condividere parte del mio mondo e soprattutto del mio cuore.

Lei rise, e mi persi nel suono della sua risata.

E: «Si, scemo!», urlò.

La baciai nuovamente, mentre si sentiva il rumore delle onde andare a ritmo con i battiti dei nostri cuori.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 15, 2017 ⏰

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