Capitolo 11

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Evil.
Quella notte, dopo essere scappata a corsa dal parco e rientrata a casa, non avevo chiuso occhio, Damon era rimasto con me tutto il tempo.
Mi tormentavo andando avanti e indietro, ripensando a quella scena.
Mio fratello non disse niente, sapeva che ero delusa e ancora non riuscivo a realizzare il fatto che mi piacesse una cacciatrice.
La mattina dopo, scesi dal bus, avevo i pugni stretti ed ero nervosissima, non salutai nemmeno Jack, volevo solo trovare lei.
A passo svelto e rabbioso passavo tra la gente che mi faceva spazio nel corridoio, guardavo male tutti in cerca di Clara.
Quando finalmente la trovai con la sua amica a parlare davanti agli armadietti.
Aumentai il passo e i miei occhi si ridussero a due fessure, lei si girò di scatto accorgendosi di me.
La presi per un braccio e la trascinai via.
-tu ora vieni con me e zitta- dissi arrabbiata.
-piano mi fai male-
Non mi importava niente, continuai per il corridoio fino allo sgabuzzino della scuola, che si trovava in una parte quasi sperduta.
Aprii la porta e la lanciai dentro.
-chi cazzo sei?- urlai.
-chi sei tu piuttosto- ribatté lei.
-non controbattere e rispondimi che sono incazzata nera- la presi e la sbattei al muro mettendole le mani sopra la testa.
Le ero un palmo dal viso, non staccavo gli occhi dai suoi.
-allora?- chiesi ancora più arrogante.
Lei deglutì ed esito a rispondere.
-sono figlia degli Wilson- disse piano.
La sua risposta mi fece ancora più male, la loro famiglia era nemica della nostra da anni ormai.
-sapevi tutto allora di me?- mi staccai e la guardai con rabbia.
-no, l'ho scoperto da quando la prof disse il tuo cognome e dal tatuaggio che hai sul braccio, ho fatto delle ricerche, poi ieri ho avuto la conferma-.
-ecco perché non mi staccavi gli occhi di dosso, lo sapevi-
-ho appena detto di no, che inizialmente non sapevo niente, era la mia prima volta di caccia ieri- urlò.
-non alzare il tono di voce con me- la sbattei di nuovo al muro unendo i nostri corpi e smorzandole il fiato.
-mi piacevi- disse vicino alle mie labbra.
Mi si fermò il cuore per un secondo, dalla rabbia ero passata a una sensazione di felicità è qualcosa mi pizzicava lo stomaco.
-ieri mi hai salvato la vita, sono in debito con te e quindi puoi chiedermi quello che vuoi io lo farò- risposi con voce piatta.
Lei era ferma ancora al muro, stava pensando.
Era così bella.
-ogni notte ci dovremmo ritrovare vicino casa mia e tu starai con me- disse.
-non posso devo badare mio fratello- mi girai verso la porta -e poi non puoi costringermi a stare con te solo perché a te piaccio, la cosa non è ricambiata-.
-infatti voglio solo proteggerti-
-lo so fare benissimo, grazie-
-va bene, però voglio mostrarti una cosa quindi stanotte vieni e basta sei in debito con me no?-
Mi aveva incastrata, dovevo farlo, mi sentivo in dovere di farlo.
Uscii dalla porta e mi diressi verso la classe, entrai e mi sedetti al mio posto.
Poco dopo sentii la porta aprirsi di nuovo, era lei, ma non alzai lo sguardo, non volevo vederla, fino alla sera non volevo averci a che fare.

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